Oltre agli emendamenti necessari e presentati ogni anno in occasione della legge finanziaria, relativi alle detrazioni fiscali per i lavoratori frontalieri e ai carichi di famiglia dei contrattisti, il Senatore Claudio Micheloni ha presentato ulteriori emendamenti di significativa ricaduta sulle comunità italiane all’estero. "In modo particolare – ha spiegato il Senatore –  mi preme ricordare che la legge di stabilità del Governo porta, in pratica, all’azzeramento delle attività dei corsi di lingua italiana e del finanziamento dei Comites e del CGIE e, inoltre, non prevede alcun investimento sulla rete e i servizi consolari". Pertanto, il Senatore ha presentato un emendamento concernente i corsi di lingua e cultura italiana che mira a salvare tali corsi.
L’emendamento in questione prevede il richiamo dei circa 350 insegnanti di ruolo operativi in questi corsi ed il loro reinserimento in Italia. Il risparmio di tale azione  è pari a 18 milioni di euro all’anno che saranno così utilizzati: 1 milione di euro a favore dei Comites; 750 mila euro per il finanziamento del CGIE e 12 milioni di euro da destinare agli enti gestori dei corsi di lingua e cultura italiana. Tali fondi garantiranno risorse necessarie per assumere in loco gli insegnanti e, soprattutto, la sopravvivenza dei corsi di lingua e cultura italiana. Il saldo andrà a riduzione del debito dello Stato.
Un altro emendamento  prevede la riduzione del 15% dell’ISE (Indennità di Servizio all’Estero) dei diplomatici e amministrativi di ruolo inviati dal Ministero degli Affari Esteri alla rete diplomatico-consolare nel mondo. Le risorse "liberate" dall’emendamento, pari a 54 milioni di euro, sono così destinate: 5 milioni di euro a sostegno delle Camere di Commercio Italiane all’Estero; 500 mila euro al Museo Nazionale dell’Emigrazione: 2 milioni di euro al finanziamento della stampa italiana all’estero. I circa 45 milioni restanti, sono riservati al rafforzamento della cooperazione allo sviluppo, "un capitolo di grande importanza per la politica estera italiana – ha commentato il Senatore – in pratica annullato dalla legge di stabilità del Governo".
In un terzo emendamento, presentato sempre dal Senatore Claudio Micheloni ed altri, viene stabilito che il MAE riorganizzi la presenza del personale impiegato nella rete diplomatico-consolare, a partire dal 1° gennaio 2012 fino al 31 dicembre 2014, per raggiungere il seguente obiettivo: il 20% dei diplomatici-amministrativi presso le sedi all’estero, deve essere composto dal personale di ruolo inviato dal MAE mentre l’80% deve essere rappresentato dal personale a contratto assunto in loco. Il risparmio prodotto da questa decisione dovrà essere destinato in maniera esclusiva per l’80% a favore dei servizi e della rete consolare all’estero.
Un ultimo emendamento chiede al Governo di concludere entro il 30 marzo 2012 l’accordo fiscale con la Svizzera che permetterà di tassare, non di condonare, i fondi italiani rifugiati in Svizzera. L’accordo porterà ad una entrata iniziale di circa 10 miliardi di euro e poi, a regime, di almeno un miliardo all’anno.
"Questi emendamenti – ha affermato Micheloni – sono sicuramente ‚pesanti‘ ed innovativi per quanto riguarda l’organizzazione del MAE, ma in perfetta coerenza con il difficoltoso lavoro dell’indagine conoscitiva in corso sul Ministero degli Esteri da parte delle Commissioni Esteri di Senato e Camera, e anche nello spirito della spending review, cioè la revisione della spesa pubblica, che il PD è riuscito ad inserire in Senato nella manovra di agosto.
I gravi problemi toccati da questi emendamenti non sono né di destra né di sinistra, ma dei connazionali nel mondo, del funzionamento della politica estera italiana e dell’Amministrazione pubblica.  Auspico – ha concluso il Senatore Claudio Micheloni – insieme ai colleghi, Tonini, Pegorer, Randazzo e Bertuzzi, che ringrazio per aver firmato con me gli emendamenti, e l’On. Franco Narducci con il quale ho condiviso questo lavoro – che la maggioranza sostenga questi emendamenti e che siano accolti dalla Commissione Bilancio e dal Senato della Repubblica.