Cosa fanno e come vivono i giovani italiani che, dopo aver deciso di lasciare l’Italia, risiedono in Germania? Quali le loro aspirazioni all’inizio e quali i traguardi raggiunti? Per capire cosa si muove all’interno di questa realtà in bilico tra desiderio e realtà, noi del corriere abbiamo intrapreso un percorso di conoscenza, andando a trovare questi nuovi protagonisti dell’italianità oltre confine, per capire se lasciare il Bel Paese è stata per loro una scommessa vinta.
Partiamo dal mondo della piccola impresa che all’interno della comunità di Aschaffenburg ci offre la storia di Felice Barone, giovane italiano della provincia di Caltanissetta arrivato in Germania alla fine degli anni novanta. Con tanti sogni nel cassetto e una voglia di lasciarsi alle spalle le precedenti esperienze lavorative, che in Italia non gli avevano offerto le soddisfazioni sperate, Felice inizia il proprio cammino in territorio tedesco a Bonn e, come a tanti italiani arrivati da poco, il mondo della gastronomia gli offre la prima chance.
Un settore ricco di potenzialità ma anche di insidie, specie per chi, come Felice, desideroso di dar sfogo alle proprie aspirazioni decide, senza la necessaria esperienza e appoggio dall’ambiente, di compiere presto il salto di qualità, ovvero lasciare il proprio lavoro dipendente e trasformarsi in imprenditore. Dopo l’entusiasmo iniziale, Salvatore ci mette poco ad incontrare le prime difficoltà legate alla non sufficiente conoscenza della lingua e del sistema economico tedesco.
Le difficoltà aumentano man manovre lo inducono a chiudere la sua pizzeria e riporre nel cassetto tutte le aspirazioni. Un duro colpo a cui Felice riesce a reagire prontamente, trasformando questa sua prima sconfitta nella base su cui costruire la prossima possibilità. Salvatore ricomincerà dopo non molto a gestire un panificio nella città di Aschaffenburg, dove lo stesso vive attualmente con la moglie Rosaria e i figli Giuseppe, Aurora e Fabiana. La nuova attività inizia con i migliori auspici e Felice capisce che quella finalmente è la giusta occasione per far "lievitare" la fortuna.
La qualità dei suoi prodotti, in cui la tradizione italiana gioca un ruolo centrale, legata ad una gestione aziendale familiare più oculata e matura rispetto alla precedente esperienza imprenditoriale, sono le basi di una crescita continua che nel corso degli anni gli ha regalato e continua a regalargli quelle soddisfazioni a lungo attese.
Ora egli gestisce una ditta con una diecina di dipendenti e gode dell’apprezzamento quotidiano di centinaia di clienti, tra cui è presente anche la grande distribuzione. Ora desidera dar vita a nuovi progetti alcuni dei quali, come una nuova rosticceria – tavola calda aperta ad Aschaffenburg, hanno già preso forma. I problemi di lavoro che aveva inizialmente in Italia sono ormai lontani e grazie alla sua tenacia e spirito di adattamento Felice sembra avercela fatta.
Un traguardo che si auspica anche Francesca, tra le tante vittime dell’Italia in crisi, che dal mese di luglio del 2012 si è trasferita a Langen, importante centro dell’Assia ubicato tra Francoforte e Darmstadt, da Teggiano (provincia di Salerno). Anche per Francesca, così come prima raccontato per Felice, la gastronomia è stato l’unico modo possibile per tentare di ricominciare in Germania.
"La crisi economica in Italia -ci racconta la stessa Francesca -non mi ha consentito più di portare avanti l’attività gastronomica che, insieme al mio compagno Daniele, ho gestito fino a poco tempo fa a Padula, cittadina in provincia di Salerno“. „La voglia di ricominciare e le promesse fatteci dal nostro nuovo datore di lavoro prima di partire, inoltre, ci hanno definitivamente convinto a intraprendere questa nuova esperienza."
Arrivata in Germania insieme al compagno e al figlio di 8 anni, Francesca si accorge subito che la nuova realtà nasconde tante sfaccettature non desiderate. Il compenso non è quello concordato e i pieni diritti nel posto di lavoro un vero e proprio miraggio; sorprese così negative da indurre Francesca a pensare che lasciare l’Italia per la Germania possa significare semplicemente essere passata dalla padella alla brace. Ma la rassegnazione non gioca un ruolo molto rilevante nella sua indole, che non ci mette molto a reagire, specie dopo avere ricevuto l’avviso di sfratto dal proprietario del suo appartamento, ovvero lo stesso datore di lavoro, in seguito alle sue richieste di rispetto dei patti e "normalità" ritenute eccessive.
Cerca appoggio nelle poche persone che nel frattempo ha avuto modo di conoscere e dopo avere letto l’articolo comparso nell’edizione di novembre del nostro giornale, contatta anche la Caritas di Francoforte. Grazie alla sensibilità e all’appoggio di queste persone e organizzazioni, Francesca ha avuto modo di iniziare una nuova realtà, conoscendo anche il volto solidale della comunità italiana, che si è concretizzato nell’offerta di un nuovo lavoro per il compagno Daniele, un nuovo appartamento e il sostegno per affrontare il difficile rapporto con le istituzioni tedesche.
Francesca, così come prima Felice, sta sperimentando come il successo nell’opulenta Germania non sia né scontato né immediato e che l’unica maniera per tentare di riuscire ad integrarsi è prima di tutto non chiudersi in sé stessi e rimanere isolati, nonostante le evidenti difficoltà. Un percorso durante il quale, come successo fino ad ora, tutti possono fare qualcosa.