Il punto 15 dedicato alla riforma elettorale, nell’ambito del capitolo III su “Parlamento e Governo”, conclude infatti così: “Si propone, inoltre, di eliminare le circoscrizioni estero, prevedendo il voto per corrispondenza, assicurandone la personalità e la segretezza”.
Tutti d’accordo nel gruppo di lavoro sulle riforme istituzionali – composto da Mario Mauro, Valerio Onida, Gaetano Quagliariello e Luciano Violante – ad esclusione di Mario Mauro, il cui parere è affidato ad una nota in calce. Che recita: “Mario Mauro dissente sulla proposta di eliminare le circoscrizioni estero, ma propone di rivedere i criteri per le elezioni.
Ritiene che proporre l’eliminazione della circoscrizione estero e dei suoi rappresentanti adducendo ragioni di violazione dei principi della democrazia rappresentativa e di illeciti connessi all’esercizio del diritto del voto oltre confine, non giustifichino l’eliminazione di uno strumento che, se opportunamente reso più funzionale e trasparente, permette di mantenere un rapporto con una parte significativa delle comunità italiana, ancora di più al giorno d’oggi che per necessità o per opportunità è ricominciato a fluire un consistente flusso migratorio verso l’estero”.
Precisiamo che la Circoscrizione Estero è una, non due o più, come fa pensare il termine usato al plurale, confondendo probabilmente Circoscrizione con le quattro ripartizioni in cui è divisa. Dalla nota emerge anche il motivo per cui si vuole eliminare la circoscrizione estero: gli abusi che si sono verificati. Da questo punto di vista, ricordiamo che sono insignificanti rispetto alle altre circoscrizioni (vedi il voto di scambio e altre forme di commercio attorno al voto).
Come sarebbe ridicolo vietare la circolazione delle auto per risolvere il problema degli incidenti stradali, altrettanto è da sconsiderati sopprimere una circoscrizione elettorale perché esposta a possibili brogli, punendo un intero corpo elettorale per gli abusi di pochi. Giustamente rileva Marino, è come se si preferisse sopprimere il malato invece di curarne la malattia.
Il vero motivo, a parer nostro, non sono i brogli, ma la volontà di restituire al territorio metropolitano (ai partiti ed alle regioni) quei pochi seggi (18, di cui 12 alla Camera e 8 al Senato) tolti loro dalla Circoscrizione Estero. Infatti i dieci saggi prevedono il voto per posta (che è il vero cavallo di Troia per possibili brogli) per votare non più i candidati dell’estero (cancellandone la rappresentanza) ma i candidati delle Circoscrizioni in Italia, aprendo in tal modo l’accesso a possibili abusi – se le proposte di riforma da tempo presentate non venissero attuate – a tutte le mafie ed a tutti i corrotti in Italia, a caccia di voti sul nuovo appetibile mercato dell’estero.
Cosa che i saggi certamente non volevano, ma che con la loro superficialità e incompetenza nell’affrontare in pochi giorni un argomento che aveva richiesto un lavoro politico di anni per essere risolto, hanno purtroppo avvallato.