La Commissione era stata istituita in occasione del Vertice bilaterale tenutosi a Trieste nel novembre 2008, con il mandato di un approfondimento comune sul passato di guerra italo-tedesco. Il Rapporto, che esamina in particolare anche il destino degli ex internati militari italiani, contiene tra l’altro concrete raccomandazioni per la costruzione di una comune cultura della memoria.
Il ministro Westerwelle inizia il suo discorso citando Primo Levi, il grande scrittore italiano sopravvissuto all’Olocausto che un anno prima di morire scrisse sugli orrori dei crimini nazisti: "Non possiamo capirlo; ma possiamo e dobbiamo capire da dove nasce e stare in guardia. Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre."
"Le parole di Levi sono per noi un monito e un mandato. Al lascito di Levi faceva riferimento anche la decisione congiunta di Germania e Italia di istituire una Commissione Storica per dare ulteriori impulsi all’approfondimento della nostra storia comune degli anni 1943-45" continua Westerwelle. 
"Quegli anni hanno lasciato ferite non ancora rimarginate che sono terreno fertile per stereotipi radicati nella percezione reciproca. Stereotipi che non si addicono affatto alla profondità e alla varietà dei rapporti italo-tedeschi. In tre anni di intenso lavoro la Commissione ha presentato dei risultati che ci danno motivo di riflettere e agire, lo dico soprattutto con riguardo al destino degli internati militari.
A Voi, Professor Gabriele e Professor Schieder, ai membri della Commissione e a tutti coloro che hanno contribuito al Rapporto va un cordiale ringraziamento per il Vostro straordinario impegno. Grazie anche a Villa Vigoni per il fattivo sostegno dato al Vostro lavoro. La Commissione ha posto la prima pietra per il necessario ulteriore approfondimento. Ci insegna a guardare con attenzione e a differenziare. Tuttavia non può sorgere alcun dubbio: In nome tedesco, negli anni 1943-1945 vennero perpetrati in Italia e contro italiani crimini in nessun modo giustificabili. Che non vengono relativizzati neanche da una differenziazione storica.
Anche il procedimento davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, che con la sua sentenza del 3 febbraio ha creato certezza di diritto nell’importante questione dell’immunità degli Stati, non ha avuto mai l’obiettivo di mettere in dubbio la responsabilità tedesca per questi crimini. Va operata una netta distinzione tra questione giuridica e responsabilità. Il pieno riconoscimento del loro tragico destino spetta anche alle vittime dell’internamento militare negli anni 1943-1945. Il loro spesso duro destino è rimasto troppo a lungo nel cono d’ombra della ricerca storica. Il Governo Federale tedesco deplora profondamente le ingiustizie subite dagli Internati Militari.
Ci inchiniamo dinnanzi alle vittime. Riconosciamo interamente che il loro destino deve ricevere il meritato apprezzamento. Anche le future generazioni devono apprendere quanto accadde loro. Concretamente, Germania e Italia hanno l’intenzione di creare, anche per gli Internati Militati, un luogo della memoria. A tal fine esamineremo molto attentamente le raccomandazioni della Commissione e, di concerto con le associazioni delle vittime, le metteremo in pratica. In secondo luogo, nel corso dei prossimi anni, vogliamo promuovere ulteriori attività di ricerca.
In terzo luogo, vogliamo appoggiare i progetti delle associazioni delle vittime e dei comuni teatro dei massacri che hanno l’obiettivo di preservare la memoria per le future generazioni. E, quarto, vogliamo appoggiare attivamente, più che in passato, le associazioni e i comuni nell’approfondire i loro contatti con la Germania, se lo desiderano. L’obiettivo di queste misure concrete è la creazione e il rafforzamento di una comune cultura della memoria. Signore e Signori, oltre a queste raccomandazioni di misure concrete, il Rapporto torna a evidenziare che la risposta storica, politica al capitolo più buio della storia tedesca è l’Europa. L’Europa è la risposta di pace a secoli di guerre fratricide sul nostro continente.
In Europa siamo stati capaci di superare il principio della contrapposizione, sostituendolo con quello della cooperazione. C’è chi oggi si lamenta per le fatiche che costa la cooperazione. Il lavoro della Commissione Storica Italo-Tedesca mostra però di nuovo con chiarezza che superare le conseguenze della contrapposizione e guarire le ferite è molto più difficile, anche umanamente molto più doloroso, che dare forma alla cooperazione. Se l’Europa non avesse portato altro che secoli di pace sul nostro continente, ne sarebbe già valsa la pena".