In presenza di osteoporosi le fratture osse, che normalmente avverrebbero solo dopo un trauma importante, possono avvenire anche dopo un evento traumatico insignificante. Queste fratture sono dette patologiche, termine che suona un poco strano in quanto il buon senso ci direbbe che qualunque frattura sia patologica. È un problema molto comune dell’età anziana, e si è calcolato che nel corso della vita una persona su cinque ne sarà in qualche modo affetta.

PRIMA PARTE: COSA OCCORRE SAPERE
Comprendere le ossa: un po’ di anatomia

Lo scheletro umano, composto da circa 200 ossa, e formato da una sostanza collagenica dove è depositato un sale di calcio. La robustezza dell’osso è data anche dalla sua struttura anatomica: possiamo citare a titolo esemplificativo le ossa lunghe degli arti superiori ed inferiori, modellate con una “pelle” ossea molto densa e robusta, detta corticale, ed una struttura interna più rarefatta e leggera. In questo modo il nostro scheletro riesce a coniugare robustezza e una almeno relativa leggerezza. Lo scheletro è anche utilizzato come riserva di calcio e di tamponi, che sono sostanze in grado di mantenere stabile il grado di acidità dei fluidi corporei, a partire dal sangue, in un ambito molto stretto con un pH (indice di acidità) attorno 7,4. In caso di necessità, l’organismo mobilita queste sostanze dalle ossa. Infine, sopratutto nella parte interna delle ossa lunghe si trova un altro organo chiamato midollo osseo, responsabile della produzione di globuli rossi, che hanno una sopravvivenza media di circa due mesi e che devono essere continuamente generati. Si può così facilmente capire come lo scheletro non abbia solo una funzione meccanica di sostegno, ma sia un vero e proprio organo che partecipa attivamente ai processi dell’organismo.

Come si sviluppa l’osteoporosi?

Lo scheletro non è una struttura fissa, ma anche dopo la fine della fase di crescita continua a modificarsi sopratutto a seguito dell’influenza degli ormoni, quali Calcitonina, Paratormone, ma anche gli ormoni sessuali e la vitamina D. L’osteoporosi si verifica quando nel processo di rimodellamento osseo, la rimozione supera la ricostruzione. Più in dettaglio l’osteoporosi è caratterizzata da una diminuita massa ossea, un deterioramento del tessuto e della struttura ossea, con compromissione della robustezza ossea e sopratutto un aumentato rischio di frattura, anche per traumi lievi come una caduta accidentale a casa. Quindi l’osteoporosi è un fattore di rischio per fratture ossee, come una ipertensione non controllata lo è per un ictus cerebrale. Maggiore è la compromissione ossea, (oggi misurabile attraverso in modo non invasivo con tecniche molto accurate) maggiore è il rischio di fratture.

SECONDA PARTE: CONSIGLI PRATICI OVVERO…. ISTRUZIONI PER L’USO
Come si può valutare il rischio di osteoporosi?

In primo luogo occorre valutare annualmente l’altezza, preferibilmente con l’ausilio di un metro lineare montato sul muro. Un calo di altezza superiore a 4 cm rispetto l’altezza all’età di 20 anni o di 2 cm rispetto alla misurazione precedente avrá un elevato valore diagnostico. Per quanto riguarda il test per la valutazione del contenuto di calcio nelle ossa, chiamato mineralometria ossea computerizzata (MOC), andrebbe eseguito in generale in donne con più di 65 anni e uomini con più di 70 anni e in uomini e donne con più di 50 anni nel caso di una precedente frattura in età adulta. Una valutazione radiologica della colonna vertebrale andrebbe richiesta invece in funzione di algoritmi basati sul genere, sull’età e sulla presenza di diversi gradi di mineralizzazione ossea come valuati dalla mineralometria. Occorre inoltre contollare se l’anziano ha avuto fratture da traumi lievi dopo i 50 anni o trattamenti a base di farmaci come il cortisone a lungo termine. Infine bisogna anche verificare che l’osteoporosi non sia altro che la manifestazione di un’altra malattia. Esistono marcatori bioumorali (esami del sangue) che possono essere utili anche per il monitoraggio una volta iniziata la terapia.

Si può prevenire l’osteoporosi e le fratture patologiche?

Le fratture dell’anziano consequenti non tanto all’entità del trauma ma alla fragilità ossea sono purtroppo frequenti, consumano molte risorse sanitarie ma sono anche causa di profonda sofferenza per gli anziani. L’osteoporosi può essere prevenuta, diagnosticata e trattata prima che le fratture avvengano. Addirittura, dopo la prima frattura, è possibile instaurare un trattamento efficace in grado di diminuire il rischio di una nuova frattura. La prevenzione, la rilevazione e il trattamento dell’osteoporosi dovrebbe essere una pratica obbligatoria non degli speciatisti ma dei medici di base. In ambito medico il problema è ben noto da decenni e la sua importanza in questi anni è cresciuta a seguito dell’invecchiamento della popolazione. Purtroppo è altrettanto chiaro che è un problema largamente sottovalutato. Gli anziani molto spesso non sono adeguatamente informati riguardo questa patologia, il medico di base non verifica lo stato delle ossa negli anziani, ed addirittura molti di essi vengono dimessi dagli ospedali dopo una frattura “patologica” senza aver ricevuto indicazioni per una terapia mirata a ridurre il rischio di una nuova frattura. Ci sono delle raccomandazioni generali che vanno considerate per donne in menopausa e per uomini sopra i 50 anni:

• Occorre essere consapevoli che esiste un rischio di osteoporosi con conseguente predisposizione alle fratture ossee.
• L’apporto dietetico di calcio deve essere di 1 g al giorno negli uomini fra i 50 e i 70 anni, da aumentare a 1.2 g al giorno sopra i 70 anni. Nelle donne oltre i 51 anni deve essere comunque di 1.2 g al giorno. Una dieta bilanciata ricca di latticini (meglio se non troppo grassi), frutta e verdura provvede non solo la quantità richiesta di calcio ma anche numerosi nutrienti necessari per mantenersi in salute. Se la dieta abituale non contenesse queste quantità, occorre integrarla con supplementi di calcio (disponibile anche in drogheria).
•Considerare l’opzione di integrare la dieta con vitamina D. La vitamina D gioca un ruolo importante favorendo l’assorbimento intestinale di calcio, la salute ossea, la performance muscolare ecc. La fonte alimentare principale di vitamina D è costituita da alcuni alimenti che possono essere “fortificati” con vitamina D, come il latte ma anche succhi di frutta e cereali. Pesce di mare e fegato contengono normalmente buone quantità di vitamina D. Molti anziani ricorderanno il famigerato olio di fegato di merluzzo che veniva prescritto generosamente ai bambini nati negli anni 50 e 60. La vitamina D è inoltre contenuta in molti prodotti anche multivitaminici in vendita presso supermercati e drogherie. Normalmente si raccomanda genericamente una integrazione sulla base dei fabbisogni giornalieri. Nell’organismo la vitamina D subisce una complessa elaborazione che interessa fegato e reni. È perciò importante che l’anziano verifichi con il medico la sua dieta e l’eventuale necessità di assumere vitamina D a scopo integrativo. Il medico, sulla base delle necessità e degli eventuali problemi presenti, ad esempio epatici, prescriverà il tipo e la dose più appropriata.
•A casa, la rimozione delle barriere architettoniche, l’ottimizzazione dell’illuminazione, un pavimento non sdrucciolevole con tappeti bassi e fissati al suolo sono provvedimenti semplici ma utili ad evitare cadute accidentali.
•Controllare il peso corporeo, fare regolarmente esercizi fisici non solo per mantenere la forza muscolare ma anche per migliorare l’agilità, la postura fisica e l’equilibrio, riducendo così il rischio di cadute accidentali che in ultima analisi causano le fratture.
•Occorre verificare anche gli altri fattori di rischio, quali quelli derivati da una abitazione non adatta ad un anziano, la prescrizioni di farmaci particolari, come i vecchi antipertensivi ancora in commercio che causavano bruschi cali della pressione arteriosa quando l’anziano si alzava rapidamente dalla posizione sdraiata e, problemi legati alla correzione della visione. Questi problemi vanno rilevati e corretti, riducendo così il rischio di cadute accidentali.
•Infine, come già ricordato molte volte in questa rubrica, occorre anche in questo caso cercare di smettere di fumare e non abusare dell’alcol, in qualunque forma sia (superalcolici, vino, birra ecc.).
Terapia farmacologica

La terapia farmacologica va sicuramente iniziata nel caso si verifichino fratture, al limite anche asintomatiche, al femore o vertebrali, in coloro che presentino valori di densità ossea molto bassi, o che comunque con rischio significativo di frattura secondaria ad osteoporosi, come calcolato dall’algoritmo sviluppato dall’organizzazione mondiale della sanità (OMS). L’attuale approccio farmacologico approvato per il trattamento dell’osteoporosi comprende farmaci che facilitano il deposito di calcio nel tessuto osseo o che ne inibiscano la rimozione e portano nomi come calcitonina e bifosfonati, ma possono anche essere a base estrogeni. La terapia non deve essere condotta per tempi indefiniti, ma ben definiti ed individualizzati sulla base del rischio di frattura dell’anziano.

…E IN CONCLUSIONE

L’osteoporosi non da segni di se, è una malattia molto comune ma spesso ignorata poichè silente. Il primo segnale che può dare è una frattura al femore, alle vertebre o al polso a seguito di un trauma molto lieve, come una banale caduta. Per questo nelle persone anziane va ricercata, facendo delle valutazioni diagnostiche comunque non invasive. La buona notizia é che una volta che si è stabilito la sua presenza può essere trattata, prevenendo in questo modo le sue complicanze, le fratture osse, che in un grande anziano potrebbero anche innescare una sequela fatale. La prevenzione delle fratture parte da principi molto semplici, anche di natura dietetica, molto spesso discussi in questa rubrica. Rassicuriamo il nostro lettore che non ci stancheremo mai di ripeter che la salute parte dalla tavola, dal bere in modo moderato, da una regolare attività fisica e dall’astensione del fumo, e come avete visto…vale anche in questo caso.