Lo sappiamo perfettamente: l’immagine dell’Italia ultimamente non va gran che bene all’estero, soprattutto in Germania. I nostri politici sono considerati inaffidabili e irresponsabili e non passa estate senza che il settimanale Der Spiegel si diletti a pubblicare una copertina con Berlusconi nei panni di padrino mafioso, di imperatore romano da basso impero o di gondoliere.
L’economia e la finanza sono un disastro, come testimoniano le turbolenze delle ultime settimane. La moda e il design “made in Italy” sembrano non tirare più come un tempo e perfino nel calcio le cose non vanno come dovrebbero: il successo della nazionale azzurra ai Mondiali del 2006 è solo un lontano ricordo e ci vorrà un bel po’ prima di rimediare alle figuracce dell’anno scorso in Sudafrica. Però c’è un settore con cui possiamo consolarci.
Un settore in cui il nostro primato internazionale è inattaccabile, in cui anche il tedesco più prevenuto non può fare a meno di riconoscere la superiorità italica. È l’arte, la straordinaria produzione di opere che i nostri artisti hanno prodotto dall’antichità ai giorni nostri. Quando poi si parla di arte del Rinascimento, allora non ce n’è proprio per nessuno. Leonardo da Vinci, Botticelli, Raffaello, Mantegna sono l’espressione più alta del genio italico. Le loro tele sono di una bellezza impareggiabile che rende orgoglioso nel mondo ogni italiano. Se ne sono accorti anche a Berlino dove è stata inaugurata lo scorso 24 agosto una splendida mostra intitolata Gesichter der Renaissance. Meisterwerke italienischer Portrait- Kunst (“Volti del Rinascimento.
Capolavori della ritrattistica italiana”). È ospitata nelle sale del Bode-Museum, accanto al più celebre Pergamon-Museum, nel cuore della capitale tedesca. Raccoglie quadri, disegni, sculture, busti e medaglioni: in tutto 150 pezzi pregiati, provenienti da varie pinacoteche del mondo tra cui anche gli Uffizi, il Louvre e la National Gallery di Londra. Lo scopo dell’esposizione, che proseguirà fino al 20 novembre per poi spostarsi al Metropolitan Museum di New York, è quello di mettere in rilievo come l’arte del ritratto si sia evoluta dai primi quadri poco espressivi a quelli successivi in cui è ben visibile la personalità dei soggetti dipinti.
Chi passeggia nelle sale della mostra si imbatte in ritratti di giovani e fanciulle, di uomini di chiesa e di armi, di principi e di nobildonne, di bambini e di anziani, di poeti e mecenati. Una galleria di volti fermati su tela, incisi su metallo o scavati nel marmo da celeberrimi artisti. Gli organizzatori hanno messo insieme un ricchissimo corpus di opere per raccontare l’arte della ritrattistica nell’Italia rinascimentale. Le didascalie spiegano come quel genere artistico sia maturato sotto l’influsso degli antichi modelli classici e della moderna arte naturalistica fiamminga.
Se fino al XV secolo il ritratto serviva principalmente a ricordare il volto di un membro della famiglia alle generazioni future, a celebrare un duca o a rendere omaggio alla bellezza di una donna, successivamente mutò funzione. Divenne uno “strumento” per trasformare il soggetto ritratto in un personaggio ideale e idealizzato e per definire, attraverso abiti, emblemi nobiliari o altri oggetti convenzionali, il profilo della persona all’interno della gerarchia sociale. Tra i capolavori esposti spicca la celebre Dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci, proveniente da Cracovia. La tela ritrae la giovane Cecilia Gallerani, amante di Ludovico Sforza, Duca di Milano.
La sua presenza all’esposizione berlinese assume un significato storico particolare: appartenuta fin dal 1800 alla famiglia polacca Czartoryski, finì nel bottino di guerra dei tedeschi in seguito all’occupazione militare della Polonia. Nel 1939 l’opera fu portata a Berlino ed esposta proprio nel Bode-Museum. Dopo la guerra il quadro fu restituito alla Polonia, dove è rimasto fino ad oggi e dove ritornerà dopo il tour tedesco.