Il destino di una pubblicazione mensile come la nostra è sempre lo stesso: tornare su temi che hanno già fatto il giro della Repubblica, riempendo le pagine d’interi giornali. Bene. Parleremo dunque di cose già note ma col vantaggio di mettere gli accenti su aspetti che nella fretta della notizia “quotidiana” sfuggono sia a chi scrive sia a chi legge.
Andando a rivedere tutti gli articoli apparsi sullo “scandalo dei Mondiali Germania 2006”, abbiamo, infatti, notato due cose: l’enorme potere del settimanale “Der Spiegel” e il sentimento d’ingenua costernazione che colpisce il lettore tedesco quando vede vacillare l’integrità “morale” dei propri idoli.
Parliamo dello Spiegel, il settimanale che ha fatto tremare i polsi a politici di statura impressionante come la buonanima di Franz Josef Strauss e Helmut Kohl.
Quell’organo di stampa cioè, che non ha mai mostrato riverenze di alcun tipo nei confronti del potere costituito e, anzi, è diventato strumento di fascino sugli stessi gestori del potere, i quali, pur di essere intervistati dal settimanale amburghese, farebbero carte false. E così lo Spiegel non ha avuto problemi a toccare un mito tedesco popolare come l’orologio a cucù, l’Oktoberfest e la Mercedes: Franz Beckenbauer.
Nell’edizione del 17 ottobre ha raccontato che l’assegnazione alla Germania dello svolgimento dei Mondiali di calcio 2006 sarebbe stata “incoraggiata” con il pagamento di fondi neri all’una e all’altra Federazione calcistica.
Parliamoci chiaro.
Nessuno ha mai asserito che il denaro sia finito nelle tasche di qualche funzionario tedesco, Beckenbauer compreso. Ma il concetto di bustarella con la mentalità tedesca si scontra in maniera brutale. Ed è questo che nota un mensile come il nostro: le sensazioni, gli umori, le reazioni. È quasi commovente notare con quale abbattimento e ingenua costernazione i lettori tedeschi abbiano appreso che attorno all’assegnazione di un mondiale di calcio ci possano essere spintarelle a fior di quattrini.
Ma insomma, in Germania non si è ancora capito che il calcio è quattrini? Altro che sport.
Denaro, soldi, Business, affari. Attorno ai diritti televisivi per le trasmissioni delle partite di calcio ai mondiali ruotano miliardi di Euro. L’assegnazione dei Mondiali a un Paese significa mobilitazione dell’economia nazionale, creazione d’infrastrutture, appalti pubblici da sogno. E che significa una manciata di milioni per accaparrarsi il colpo grosso? Tutto è relativo. Anche l’impegno “poco trasparente” del “Kaiser” Franz Beckenbauer e dei funzionari della federazione nazionale calcistica tedesca DFB. Gli stessi giornalisti tedeschi, la stampa tedesca in generale, Spiegel compreso, hanno guadagnato non poco con i Mondiali 2006, il che non toglie loro il diritto di raccontare la verità. Una verità che lascia l’opinione pubblica costernata. Ed è questa la notizia: l’ingenua costernazione germanica.
E l’ultima storia sulla Volkswagen?
Ma cosa credete che la notizia sui dati falsi dichiarati dalla Volkswagen sugli scappamenti delle proprie autovetture abbia colpito l’opinione pubblica tedesca per il danno arrecato all’ambiente? Il danno all’ambiente? Ma chi è quel pazzo che veramente crede che andare a 200 km allora con un diesel in autostrada faccia bene all’aria che respiriamo? L’indignazione tedesca è tutt’altra. È il tradimento che la fabbrica Volkswagen ha fatto al marchio Made in Germany. Volkswagen significa sicurezza, affidabilità, robusta modestia, fiducia nel prodotto. Tutta roba tedesca. Guadagnata con duro lavoro nei secoli dei secoli. La mega fabbrica di automobili ha giocato falso per affermarsi sul mercato. Ma mica ha manipolato i freni o ha installato dispositivi di sicurezza malfunzionanti. Ma perché qualcuno crede che la propria autovettura consumi veramente quanto c’è scritto nel libretto di manutenzione?
Ok! Queste cose non si fanno.
Credere però che la Volkswagen abbia messo su strada macchine sporche mentre le altre sono pulite è un’altra ingenua cantonata. Tutto quello che brucia combustibile, sporca e fa puzza. Tutto. Puzza dichiarata o puzza non dichiarata, le automobili ci stanno avvelenando. Solo che la Volkswagen ha anche avvelenato l’umore dei propri connazionali.
Scandalo mondiali di calcio, scandalo Volkswagen e non possiamo dimenticare i mitragliatori che sparano male. Cade l’ultimo mito?
È dai tempi di Federico il Grande di Prussia che gli eserciti tedeschi sono i meglio armati del mondo. Ora arriva lo Spiegel, sempre il maledetto Spiegel, e racconta ai tedeschi che i loro soldati sparano con i fucili mitragliatori G36 che quando fa caldo non colpiscono nemmeno un albero a tre metri. Quello che è troppo è troppo. Calcio, automobile e armi militari è come dire in Germania albero di Natale e uovo di Pasqua, insomma quelle cose non indispensabili ma che rendono la vita più piacevole. Le cose cioè che non si dovrebbero toccare. Ora, e la regola vale per l’Italia un tantino di più degli altri Paesi, chi non ha peccato scagli la prima pietra. Quello che suscita un sorriso colmo di educazione (il termine “Schadenfreude” la gioia del danno altrui, è una parola tedesca non traducibile in italiano) è proprio l’avvilimento che prova l’uomo qualunque in Germania di fronte a quelle cose fondamentalmente normali che accadono in tutti i paesi democratici. A scoprirle ci pensa il settimanale “Der Spiegel” che poi significa “ lo Specchio”. E succede proprio come quando ci si mette davanti allo specchio. L’immagine riflessa non sempre ci soddisfa. Un poco di pancia qua, un poco di rughe la.
L’importante è saperci sorridere sopra. Ecco, quel pizzico di autoironia che spesso ti salva la vita. Autoironia somministrata in giuste dosi. In Italia, per esempio, talmente abituati a non prendere sul serio neppure le peggiori cose e le più gravi malefatte, siamo forse un po’ troppo abituati a ridere di tutto e su tutto, anche quando invece sarebbero veramente appropriati l’indignazione e l’avvilimento, con cui i nostri amici tedeschi ogni tanto esagerano.
Ma se esagerazione deve esserci, ebbene c’è da preferire la troppa indignazione al troppo disinteresse.