Dopo gli ultimi fatti di sangue avvenuti a Parigi ci si chiede se oramai siamo in guerra. Una guerra totale che come dice Papa Francesco è la “terza guerra mondiale a pezzi”, fra le nazioni del mondo occidentale in particolar modo e “terroristi” che non solo vogliono seminare il panico tra le popolazioni, ma che con la scusante della religione, vorrebbero instaurare un nuovo ordine mondiale ma ovviamente secondo le loro caratteristiche.
Le varie correnti di pensiero vorrebbero fare di tutta l’erba un fascio e quindi tutto l’Islam deve essere colpevolizzato, altri invece dividono tra coloro che sono seguaci del cosiddetto “Califfato” unicamente perché ci guadagnano e con la crisi economica occidentale stare nell’Isis permette loro di “star bene”; infatti molto sono mercenari occidentali che diventano terroristi unicamente per una mera questione economica e perché certamente la “testa non li aiuta” e non per qualche ideale o per come si vogliono loro presentare, per un ideale religioso, e quelli invece che sono in fuga dalla guerra.
L’Isis ha dichiarato guerra all’Occidente ed è stato purtroppo consequenziale, l’Occidente ha accettato la sfida però non ha mai fatto la guerra al “Califfato”. I fatti sono noti. La coalizione a guida statunitense si è formata nell’estate del 2014 con l’impegno di combattere l’Isis. Solo che la coalizione medesima è formata da stati che hanno interessi spesso divergenti.
Se poi analizziamo il gioco delle strategie, emergono ragioni di Stato addirittura opposte. C’è chi, come gli Usa, vorrebbe abbattere il regime di Assad in Siria, ma Assad serve per combattere l’Isis ed è protetto dalla Russia, oggi alleato essenziale, ma pur sempre il “nemico ufficiale” della Nato. La Turchia è membro Nato, ma nel frattempo abbatte un aereo russo, non intende sostenere i combattenti curdi, altri alleati preziosi, e teme la vittoria degli sciiti.
Ma quelli da rovesciare sono i sunniti, il nerbo del Califfato. Da parte sua, la Francia deve rivedere l’ostracismo nei confronti del regime di Assad, sciita, rischiando di irritare le monarchie del Golfo con le quali conclude affari miliardari. Il punto è che il “vecchio mondo” è veramente troppo vecchio e la classe dirigente del Vecchio continente è qualcosa di indecente. Nel nome del multiculturalismo hanno permesso che le nostre città venissero invase da persone della peggior risma. In molte moschee oggi si predica la Jihad ai bambini, mentre – ad esempio -108 centri culturali in Italia sono in mano agli integralisti. Di tutti i clandestini arrivati in Italia ben 100mila si sono rifiutati di declinare le proprie generalità e noi li abbiamo fatti passare. Alla fine ci dicono che dobbiamo rinunciare alle nostre libertà? Cominciassero per davvero a ripulire l’Europa altrimenti ci faranno diventare tutti intolleranti o, peggio, razzisti.
Ed ecco che allora improvvisamente decidono strategie comuni: il presidente francese a Mosca per un bilaterale con il numero uno del Cremlino: “Ora è il momento di assumersi la responsabilità per quanto sta accadendo”. La cancelliera Angela Merkel chiederà il voto del Bundestag per il via all’operazione in Siria in sostegno alla Francia. Lo stesso ha già fatto Cameron alla Camera dei Comuni. Intanto la Germania invierà i Tornado contro lo “Stato islamico”.
Il 25 novembre, la cancelliera aveva incontrato il presidente della Repubblica francese François Hollande: quest’ultimo aveva chiesto maggiore impegno militare e Berlino aveva promesso un sostegno in Mali. La decisione di inviare i Tornado è stata presa durante l’incontro fra la cancelliera e i ministri. Al vertice tenuto a Berlino hanno partecipato fra gli altri il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier e la ministra della Difesa Ursula von der Leyen: “Senza un confronto militare con l’Isis non usciremo dalla situazione in Siria”, ha detto Steimeier – non abbiamo solo un sentimento di compartecipazione, siamo solidali”. “Non possiamo stare a guardare mentre l’Isis si rafforza”, ha detto la Merkel, parlando ad una riunione del gruppo parlamentare dell’Unione, secondo quanto riferito da un partecipante.
La cancelliera ha definito “necessario” l’intervento militare tedesco contro Isis. “Non rinforzeremo solo la missione di addestramento nel nord dell’Iraq – ha spiegato Henning Otte, parlamentare Cdu e membro della Commissione Difesa del Bundestag – ma invieremo i nostri Tornado di ricognizione in Siria per la guerra contro l’Isis”. Secondo l’agenzia Dpa, Berlino metterà a disposizione della coalizione anche una nave da guerra ed almeno un aereo da rifornimento. La decisione comunque deve passare da un voto del Bundestag.
Alla fine tutto questo dove ci porterà?
Anche il Santo Padre riconosce che “Il pericolo di infiltrazioni è reale e può arrivare fino a Roma”. Papa Francesco ammette che la Capitale, l’Italia, e ancor di più il Vaticano e la sua persona, sono a rischio attentati da parte dell’Isis. Parole importanti e non scontate che dimostrano la consapevolezza di essere un bersaglio. Dice infatti il Papa: “Dobbiamo riconoscere che le condizioni di sicurezza del territorio oggi non sono le stesse di altre epoche: abbiamo una guerriglia terrorista molto crudele a soli 400 chilometri dalla Sicilia – aggiunge – e, dunque, il pericolo di infiltrazioni è reale e può arrivare fino a Roma.
Nessuno ci assicura che Roma ne sia immune”, e pur invitando all’accoglienza di quanti arrivano nel nostro Paese e nel resto degli Stati europei rischiando spesso la vita, non nasconde la realtà di quanto accade. Per il Papa “si possono prendere precauzioni, la gente che arriva può essere mandata tutta a lavorare. È chiaro, però, che c’è anche un altro problema: l’Europa ha una crisi occupazionale molto elevata e i giovani non trovano lavoro. Su questo, non si può essere semplicisti – riconosce Papa Francesco – ma resta evidente che se arriva un rifugiato, con mezzi di sicurezza di ogni tipo, va comunque accolto perché questo è un comandamento della Bibbia” anche se “l’ideale sarebbe che loro non debbano fuggire, ma che rimangano nelle loro terre”.