Foto: Icona che raffigura l’imperatore Costantino fra i Padri del primo Concilio di Nicea (325); commonswikimedia.org

LEGGIAMO LA BIBBIA CON IL TEOLOGO SIMONE PAGANINI – Tema 2024: Le sette religiose

Quando Gesù, all’inizio degli anni ‘30 del primo secolo, morì crocifisso e i suoi discepoli iniziarono a predicare il vangelo all’interno dell’Impero romano, il messaggio centrale della loro missione era che Gesù, il messia e figlio di Dio, fosse morto per salvare il mondo e poi dopo tre giorni fosse risorto.

Questo semplice messaggio, che aveva iniziato ad entusiasmare sempre più persone, nascondeva però una complessità che da subito si espresse in differenti posizioni. Per alcuni infatti Gesù era solo un uomo che a motivo del suo carisma era stato adottato o scelto da Dio e innalzato agli onori celesti. Per altri invece Gesù era di natura unicamente divina e come tale quindi non era potuto morire in croce; tutta la sua vita terrena era una specie di metafora. Altri ancora riconoscevano in Gesù due nature, quella umana e quella divina ma, essendo nato da una donna, la natura divina non era identica a quella di Dio padre.

Solo nel Concilio di Nicea e poi nel Concilio di Costantinopoli, nel corso del quarto secolo, la Chiesa definì in maniera dogmatica il credo che ancora oggi viene recitato durante la messa, secondo cui Gesù è stato generato e non creato, ma nonostante questo è della stessa sostanza divina del Padre, pur mantenendo anche la natura umana, senza che le due nature si mescolino tra loro. Si tratta di una formulazione complessa, non facile da comprendere, ma profondamente saggia.

Tuttavia sin dai primi secoli e fino ad oggi un gran numero di movimenti religiosi hanno optato per una posizione differente da quella del magistero della Chiesa. Sette e movimenti religiosi moderni non hanno ancora smesso ancora oggi di chiedersi quale fosse la natura di Gesù, quale fosse il suo rapporto con il Padre e soprattutto in che contesto comprendere la sua natura divina. Sono sette cristiane tutte quelle che fanno riferimento a Gesù e considerano la sua figura centrale anche se rifiutano la Bibbia come testo sacro.

È recente la tragedia di Altavilla Milicia in Sicilia, dove una coppia di cosiddetti “santoni” ha prima torturato e poi ucciso nel corso di un esorcismo una donna e i suoi due figli. Dai primi interrogatori è emerso che gli esorcisti e le loro vittime si erano incontrati in un gruppo di preghiera e che il cosiddetto esorcismo era stato perpetrato nel nome di Gesù Cristo.

In questo agghiacciante episodio si riconosce il problema fondamentale della comprensione della figura di Gesù che la definizione della chiesa nei concili di Nicea e Costantinopoli all’inizio dell’età cristiana ha provato a risolvere, ovvero quello del dualismo.

Nel riconoscere in Gesù la natura umana e quella divina come unite, senza confusione, né divisione e separazione, si cercava proprio di eliminare la possibilità di una visione e comprensione del mondo, diviso in due categorie distinte: quelle umana, negativa, da combattere, e quella divina, positiva e in definitiva l’unica veramente valida.

Tutte le sette moderne tendono a considerare la figura di Gesù solo a partire da una delle due prospettive. La setta siciliana ne evidenziava prevalentemente la divinità, arrogandosi quindi la facoltà di “combattere gli aspetti demoniaci” legati alla corporeità della natura umana, fino addirittura ad uccidere la persona considerata come posseduta dal demonio. Altri movimenti settari, come ad esempio i Testimoni di Geova, considerano invece Gesù come una creatura solamente umana, elevata da Dio a un ruolo particolare, ma che non ha parte alla natura divina di Dio padre.

Una posizione esattamente contraria è quella della chiesa dei Mormoni, dove Gesù è essenzialmente una figura divina. Come tale la sua vita terrena è solamente una specie di miraggio. Essendo Dio, Gesù non può, ovviamente, essere ucciso dagli uomini, motivo per cui la chiesa tradizionale dei Mormoni non riconosce la croce come simbolo di salvezza, come invece accade nelle chiese cristiane.

Molti movimenti settari di carattere “new age” o “bahai” vedono in Gesù un maestro che con il suo esempio e con le sue regole morali permette di realizzare una unione con l’energia originaria del mondo. Altri gruppi che vengono normalmente raccolti sotto il nome di “cristian science” venerano Gesù come salvatore, ma ne sottolineano soprattutto il suo ruolo di terapeuta e operatore di miracoli per cui si concentrano sull’idea di guarigione spirituale e rifiutano ad esempio la medicina moderna.

Soprattutto in America latina e nelle Filippine, ovvero in Paesi con un’alta percentuale di cristiani, nascono e si diffondono spesso movimenti che iniziano come normali gruppi di preghiera e che pian piano accentrano la loro attenzione esclusivamente sull’aspetto della divinità di Gesù, che risulta essere l’unica soluzione a tutti i mali del mondo. Il rischio reale è quindi quello di fare di Gesù un’entità magica e di considerare i problemi del mondo espressione del demonio, da combattere ad ogni costo.

Per concludere, la scelta fatta dalla Chiesa nei primi concili andava contro corrente allora ed è complessa da capire ancora oggi. Ma è forse l’unica che permetta di comprendere la figura di Gesù evitando di incorrere in pericolosi radicalismi propri di sette e gruppi religiosi fondamentalisti in un senso – Gesù è solo un uomo e quindi al massimo può essere considerato un maestro spirituale – o nell’altro – Gesù è solo un Dio e quindi la materia e la corporeità sono pericolose e fondamentalmente negative.