Nella foto: Palazzo Dogana. Foto di ©Pasquale Episcopo

La città è cenerentola nella sterminata storiografia relativa a Federico II, eppure il grande personaggio la scelse per farne la propria sede regale e imperiale. Un museo dedicato allo Stupor Mundi potrà restituirle orgoglio e identità

Dopo quasi tre anni di immobilismo sul piano delle iniziative culturali, dovuto allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, la città di Foggia da alcuni mesi ha di nuovo un’amministrazione comunale eletta democraticamente. La nuova sindaca, la Prof.ssa Maria Aida Episcopo, ha deciso di investire sulla cultura e intende farlo puntando anche sul grande patrimonio storico della città.

Nonostante la bellezza del territorio e la ricchezza della sua storia, Foggia nel 2023 è stata relegata, nelle classifiche nazionali, all’ultimo posto per qualità della vita. Insieme alla nuova giunta comunale la sindaca Episcopo intende ora scrivere una nuova pagina della storia della città: “tutta un’altra storia”, come recitava il suo slogan elettorale.

Il nuovo capitolo della storia di Foggia non potrà prescindere dal fattore “cultura” a cominciare dalla valorizzazione dei luoghi di cultura già esistenti, purtroppo non numerosi, e di quelli che potrebbero sorgere. L’iniziativa più importante e urgente sarebbe la realizzazione di un nuovo museo dedicato al personaggio più importante non solo della sua storia, ma di quella universale dell’umanità: Federico II di Svevia che, da imperatore e per circa tre decenni, scelse Foggia come sua residenza preferita.

In una recente intervista rilasciata alla rivista Diomede, la neo sindaca ha affermato “Un museo dedicato a Federico II nella nostra città sarebbe un sogno e da sindaca sarei orgogliosa ed emozionata nell’inaugurarlo. È un progetto di grande suggestione, fascino e impatto, che potrebbe portare Foggia al centro di un’attenzione planetaria. Mi impegnerò a fondo insieme alla mia squadra per cercare di reperire le risorse necessarie (conditio sine qua non) per realizzarlo”. Con questo articolo facciamo seguito alle parole della sindaca proponendoci di descrivere quali potrebbero essere le finalità e i contenuti di un siffatto museo.

Con Federico II di Svevia Foggia e la Capitanata divennero non solo un centro politico di importanza internazionale, ma anche culla della cultura e della scienza, dell’arte e dell’architettura, della poesia e della filosofia. Sovrano innovatore e visionario, cultore delle lingue, amante della natura e ambientalista ante litteram, lo Stupor Mundi ebbe una particolare predilezione per la Capitanata. Non c’è altro territorio del Regno e dell’Impero che sia stato al centro del suo interesse come la “Puglia Piana”, la “Magna Capitana” che il figlio Enzo nostalgicamente celebrò in una sua canzone scritta prigioniero a Bologna. In Capitanata Federico volle realizzare ben 23 castra e 28 domus solaciorum (edifici di svago), oltre a numerosi casalia e masserie per la produzione agricola. Tra le tante località legate al nome di Federico II un ruolo di primo piano lo ebbero Apricena, Fiorentino, Incoronata, Lucera, Monte Sant’Angelo, Salpi, Siponto, Troia. A Foggia Federico edificò due residenze: il sontuoso Palazzo imperiale, ricco di marmi, statue e colonne, fatto costruire nel 1223 eleggendo la città Regalis Sedes Imperialis e, 4 chilometri più a sud in località Pantano, una residenza extraurbana nelle cui vicinanze fu allestito il Parco dell’uccellagione, di cui le miniature del De arte venandi cum avibus ci offrono rappresentazioni suggestive. Dal Quaternus Excadenciarum Capitanate apprendiamo che in Foggia dimoravano i grandi personaggi della Curia, in primis Pier della Vigna, tra i principali fautori del Liber Augustalis, le Constitutiones che, concepite a Foggia, vennero poi promulgate a Melfi. In esse è menzionato l’Augustale, considerato la più bella moneta del Medio Evo. “Last but not least” l’architettura sacra federiciana, con esempi mirabili nella Cattedrale: il cornicione ricco di forme fantastiche; il Portale di San Martino con elementi plastici che rimandano a figure bibliche; la Cripta, fatta realizzare dall’imperatore dopo la crociata in Terra Santa e la riconquista pacifica di Gerusalemme.

Nella foto: Maria Aida Episcopo. Foto ©Comune Foggia

Quelli sopra descritti sono solo alcuni degli aspetti intorno ai quali si potrebbe realizzare, a Foggia, un museo dedicato al grande personaggio storico rigorosamente basato sulle fonti. L’uso delle fonti consentirà di dare enfasi al ruolo di centralità che la città ebbe con Federico II, un ruolo purtroppo completamente oscurato nella pur sterminata storiografia federiciana. Emblematici dei rapporti tenuti con gli ordini religiosi e cavallereschi, con i Comuni, con i Papi e i dignitari delle dinastie europee sono i numerosi Diplomi emanati a Foggia e in Capitanata. Ad esempio quello inviato a Londra a Enrico III, Re d’Inghilterra, per concordare il matrimonio con la sorella Isabella, da imperatrice morta a Foggia il 1° dicembre 1241. Oppure la lettera, inviata da Gubbio il 29 gennaio 1240 a Riccardo di Montefuscolo, Giustiziere di Capitanata, per ordinargli il completamento di Castel del Monte. Dal 1996 il castello è nell’elenco dei patrimoni culturali dell’umanità dell’Unesco ed è in assoluto il monumento più visitato della Puglia.

Ma quale sarà il messaggio che il visitatore dovrà percepire attraversando gli spazi espositivi?

Ebbene, diciamolo subito: il “Museo Federico II Imperatore” (potrebbe essere questo il nome?) dovrà essere un luogo espressione dell’identità storica del territorio, promotore di conoscenza e di bellezza. Queste tre parole, bellezza, conoscenza e identità, saranno il prezioso fardello che i visitatori si porteranno a casa pervasi da un sentimento di appagamento e riconoscenza. Questo varrà, in particolare, per i cittadini di Foggia e provincia, in virtù della crescita culturale che quella esperienza porterà con sé. Tre parole che genereranno nei foggiani, soprattutto nei più giovani e giovanissimi, consapevolezza delle radici, aggregazione e senso di appartenenza. Ovvero i migliori antidoti contro la disaffezione verso il territorio, il degrado e la cultura dell’illegalità, aspetti che, in particolare a Foggia e in Capitanata, rendono Federico II di Svevia e il suo lascito più attuali che mai e la decisone di realizzare il museo non più procrastinabile.

Bellezza, conoscenza e identità dovranno coincidere con i criteri guida di chi svilupperà nel dettaglio il progetto degli spazi museali. Ovviamente questi dipenderanno dalla sede che verrà individuata. Per evidenti motivi legati alla storia della città, e anche in quanto sede della Provincia, non c’è edificio più idoneo di Palazzo Dogana. Quanto ai contenuti e agli allestimenti molto dipenderà, come giustamente rimarcato dalla Sindaca, dalle risorse che verranno reperite e che dovranno nascere dalla stretta cooperazione tra pubblico e privato. In questa prospettiva un ruolo determinate potrà essere svolto dalla Fondazione Secondo Federico recentemente istituita dalla Regione, dalle diverse istituzioni culturali della città e dalle associazioni, vere depositarie dei valori identitari della collettività. Data la complessità del tema è auspicabile la costituzione di un gruppo di lavoro interdisciplinare che si occupi della stesura del progetto.

Il Museo dovrà fare da volano per la crescita economica diventando punto di partenza per una miriade di attività finalizzate al turismo e alla valorizzazione del territorio, per lo studio nelle scuole di ogni ordine e grado, per la ricerca, per la promozione della cultura federiciana in Capitanata, in Puglia, in Italia e all’estero. In questa prospettiva un contributo notevole potrà darlo l’aeroporto Gino Lisa di Foggia, tornato operativo grazie all’allungamento della pista e oggi in grado di collegare il capoluogo alle principali città italiane ed europee.

Del progetto del Museo Federiciano si parlerà il prossimo 24 maggio in un convegno organizzato dal Club per l’Unesco di Foggia. Il convegno, il cui titolo sarà “Bellezza, Conoscenza e Identità: la Capitanata di Federico II”, avrà luogo nella prestigiosa cornice della Sala del Tribunale di Palazzo Dogana. E non è superfluo rimarcare che il palazzo, che auspichiamo possa diventare il contenitore del museo, fu per secoli sede della Regia Dogana della mena delle pecore, dunque strettamente legato alla transumanza, pratica che nel 2019 è stata inclusa nell’elenco Unesco dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità. Tre anni prima il riconoscimento era andato alla falconeria, che Federico II elevò al rango di arte.

Dopo anni di torpore è giunto il momento di mettere in cantiere la rivoluzione culturale gentile di cui la città ha estremamente bisogno. La strada da percorrere è certamente lunga e richiederà competenza e impegno, ma se Foggia saprà fare sistema nel nome di Federico II i risultati non mancheranno. La prima pietra miliare sarà la Stele alla memoria, espressione anche del gemellaggio tra Foggia e Göppingen, città gemellata che sorge ai piedi del monte Hohenstaufen.