Nella foto: Manifesto del film. Foto ©V. Linzalata

Paola Cortellesi si racconta a Monaco di Baviera

L’8 marzo 2024 a Monaco di Baviera presso Theatiner Filmkunst si è svolta la Prima tedesca del film “C’è ancora domani” o “Morgen ist auch noch ein Tag” .

Dopo la proiezione del film, che sarà disponibile in lingua tedesca in molte sale dal 4 aprile, abbiamo avuto la possibilità di porre qualche domanda a Paola Cortellesi.

Nonostante ci fossimo preparati una lista di cose da chiedere ci siamo resi conto che il pubblico aveva anch’esso delle domande molto interessanti e ci siamo limitati ad ascoltarle.

Paola Cortellesi innanzitutto grazie. Ha intenzione di continuare la sua carriera da regista o tornerà a fare l’attrice?

Perché dovrei smettere? Mi sono preparata dieci anni facendo la sceneggiatrice. Ogni parte di questo film è stata studiata nei minimi dettagli.

Nella foto: Paola Cortellesi. foto di ©V.Linzalata

La prima scena, lo schiaffo appena sveglia, perché ha deciso di iniziare il film così?

Per togliere il pubblico dall’imbarazzo. Quando si parla di argomenti “pesanti” e il pubblico è consapevole che arriverà il tema, si prepara, lo attende. Io volevo che si sentisse subito a suo agio. Il tema è questo. E forse così lo sdrammatizza anche un po’… no?

(ad un certo punto un bambino in sala alza la mano)

Nei titoli di coda ho letto “Per Lauretta” chi è Lauretta?

Lauretta è mia figlia. Ho dedicato questo film a lei per due motivi: il primo perché mi è venuto in mente mentre leggevamo un libro di scuola assieme e il secondo perché vorrei che fosse un monito, che si ricordasse sempre di come era ed è la donna. Pensa, ho chiesto a lei di accompagnarmi alla Festa del cinema di Roma, le ho detto: “sai, mamma ha fatto una cosa importante ed è un po’ merito tuo, vuoi venire con me sul tappeto rosso?”. Lei mi ha risposto che aveva la gita a Pompei e non poteva venire. I figli!

Questo film è ambientato nel 1946 ma lei nella colonna sonora utilizza anche canzoni moderne, non le sembra di sfumare l’atmosfera così?

Non è una fotografia del 1946.È anche una storia contemporanea. La tossicità nelle dinamiche familiari non è svanita con il tempo. La violenza economica, verbale, psicologica e fisica esiste e ne leggiamo molto spesso. Per la scelta delle canzoni come “A bocca chiusa” di Daniele Silvestri, che è palesemente contemporanea, è perché con il dialogo, a volte, non è possibile esprimere un concetto mentre con la musica tutto è possibile.

Quando le è venuta l’idea di scrivere un film e pensava di recitarci?

Volevo fare un film sui diritti delle donne e ho iniziato a cercare dalle mie nonne, avevo in mente di raccontare la maggior parte delle donne che hanno costruito il paese. Non volevo essere la protagonista ma quando ho proposto il film alla produzione non era entusiasta per via del bianco e nero e della pesantezza del tema. Mi hanno proposto di essere la protagonista, avevo già il mio seguito come attrice e così sono diventata Delia.

Nel film, la protagonista, riferendosi al marito violento, dice sempre “e ma ha fatto due guerre”: giustificazione o verità?

La generazione di Ivano è una generazione persa. Sono partiti al fronte da ragazzini e per scaldarsi gli davano l’alcool e sono tornati alcolisti per poi ripartire. Quindi sì, si giustificavano ma ancora oggi ci sono degli Ivano tra noi e non tutti quelli che hanno fatto la guerra si sono comportati così. Quindi giustificazione ma… ma… ma….

Ma chi era la vecchia?

La vecchia non lo so chi era, ma vi posso dire che era muta e muoveva solo il labiale. L’ho doppiata io mettendo una cantilena

“C’è ancora domani” cosa significa?

La risposta non ve la diamo come regalo. É un film che tutti dovrebbero vedere. Gli uomini per capire l’enorme sacrificio che le loro nonne e madri hanno affrontato, i giovani per rammentare frasi come “L’uomo (o donna) te lo devi scegliere bene, sicura che Giulio è quello giusto?”. Le donne per non permettere a nessuno di trattarle come è stata trattata Delia e allo stesso modo non sminuirsi mai. É un film meraviglioso, drammatico, divertente e sorprendente. Fino all’ultima scena non ti aspetti il finale. Dal 4 aprile al cinema e dal 31 marzo anche su Netflix.