La settimana scorsa eravamo preoccupati per la forte opposizione che Renzi aveva trovato al suo tentativo di sfuggire all’inerzia. Le critiche che sentivamo, molto forti anche nel suo partito, erano pesanti ed avrebbero potuto sfociare persino in un voto contrario di più o meno “franchi” tiratori.
Le critiche, di per sé, erano condivisibili. Le liste bloccate, la trattativa con un “pregiudicato”, la mancanza delle preferenze, non erano il meglio, ma nella situazione attuale, un fallimento di una pur imperfetta legge elettorale, ci spaventava.
(Avevamo persino l’intenzione di replicare a queste critiche con argomenti, anche questi condivisibili: non era colpa di Renzi se la magistratura faceva circolare in continua campagna elettorale un “pregiudicato” che è a capo di 180 deputati, perché doveva ancora decidere, dopo quasi un anno dalla sentenza, quando e dove il condannato sconterà la sua pena, che prevede, appunto, la interdizione alle funzioni pubbliche. Volevamo osservare anche che la mancanza delle preferenze poteva essere rimediata e ricordata, con l’uso virtuoso delle primarie e volevamo avvertire che la mancanza della legge elettorale teneva il Paese nelle condizioni di un pilota di un aereo in fiamme, che aveva lasciato a casa il paracadute. Ma questi sono argomenti ormai bruciati dagli avvenimenti successivi).
Il primo e più grave è la scoperta del disegno non più nascosto di Grillo. Noi avevamo già scritto, molto tempo fa, che Grillo aveva un progetto rivoluzionario ed eversivo. Sia che fosse un progetto cosciente ed intelligente, sia che fosse incosciente ed irresponsabile, c’era in lui una coerenza pericolosa. Abbiamo scritto che Grillo, nel suo autismo nichilista, puntava ai morti in piazza. Nella sua patologia non c’è né riposo né alternativa.
Ora questo appare chiaro a tutti. Grillo vuole impedire al Parlamento di decidere su qualsiasi cosa, a cominciare dalla legge elettorale, cambiando continuamente opinione su tutto, per immobilizzare il funzionamento dello Stato, demonizzando tutti, a cominciare da Napolitano, che lui sente essere il cardine del sistema.
E Grillo conta molto sull’alleanza dei “media” che giocano a spettacolizzare una rabbia continua, a cui non danno soluzioni. La violenza di Grillo è pericolosa. Non è fondata sull’odio ma è fondata sul disprezzo. Non è la violenza del manganello e dell’azione armata, ma è la violenza dell’ annichilimento morale dell’avversario, la violenza dell’olio di ricino. Nel personaggio, quel modo livido di considerare gli altri, compresi gli stessi suoi adepti, è patologico ed inguaribile. Farà molti danni.
Un altro personaggio, Pierferdinando Casini, che solo un mese fa dichiarava “Mai più con Berlusconi” annuncia il suo ritorno al centrodestra sia con il NCD (Nuovo Centro Destra) di Alfano e Formigoni, sia con la stessa Forza Italia. La novità dirompente di questo passaggio è il ricompattamento, già dato per necessario, del Nuovo Centro Destra con i lealisti di Forza Italia.
Casini non è uno stupido: c’è una ragione straordinaria per una conversione così radicale. Ed è questa: nello scontro finale fra centro-destra e centro-sinistra, previsto dal ballottaggio, nella nuova legge elettorale, Berlusconi, già di per sé non candidabile, non ha un suo candidato alla Presidenza del Consiglio, da contrapporre a Matteo Renzi e quindi prende in affitto Pierferdinando Casini. con una sottile e perfida punizione per Alfano. Giustifichiamo Casini: una occasione così non si può rifiutare! Ed il centro è già troppo affollato da Presidenti del Consiglio. Ma il dramma è un altro. Casini non avrebbe mai fatto questa scelta così singolare senza un preciso assenso della destra clericale che ha sabotato tutti i tentativi di rinascita di un soggetto politico democratico, rappresentativo del pensiero cattolico.
Un altro avvenimento della settimana ha contribuito fortemente a cambiare l’orizzonte politico: la contestazione di Strasburgo a Napolitano da parte dei deputati europei della Lega. Salvini e Borghezio hanno commesso un atto grave: hanno messo a nudo di fronte all’Europa la “morte della patria” italiana. È l’Otto Settembre della politica, evocato dalla Lega in concorrenza spericolata con i grillotti.
Casini non ha nominato la Lega, nella alleanza che ha scelto. Non riesco a vederlo insieme a loro. Mi sembrerebbe di vedere la colomba di Papa Francesco sbranata dal corvo aborigeno del Vaticano. I volti accaniti di Salvini e di Borghezio nell’aula costernata e scandalizzata di Strasburgo, denunciano i tratti lombrosiani della tragedia.
Questi tre avvenimenti hanno cancellato tutte le critiche a Renzi che erano sorte durante la settimana passata.
In fondo Renzi ha tentato di ricostruire una sorta di “arco costituzionale”, di “conventio ad escludendum”, per isolare con le riforme il colpo al “cuore dello stato” di Grillo, chiamando alla responsabilità una opposizione, berlusconiana pericolante tra Grillo e Salvini.
Se ci riuscirà, se farà durante quest’anno la legge elettorale e, ancora più difficile, ma necessariamente conseguente, la riforma del Senato, avremo una via d’uscita dalla crisi. Se non ci riuscirà, con il Parlamento paralizzato, senza legge elettorale a cui ricorrere, giudicati matti dall’Europa e dal mondo civile, cadremo nell’abisso dell’8 settembre, settanta anni dopo.