L’articolo di Mauro Montanari intitolato Razzista sarà Lei! (vedi numero di gennaio del “Corriere d’Italia”) mi spinge ad alcune riflessioni su due aspetti della questione. Il primo è quello degli episodi di razzismo quotidiano, spesso anche inconsapevoli, che a tutti noi tocca registrare.
Il secondo riguarda le difficoltà e i paradossi cui si va incontro quando ci si vuole comportare in modo “politicamente corretto” evitando anche solo il semplice sospetto di essere considerati razzisti. Ho la sensazione che ultimamente si vada affermando, in Italia come in Germania, un atteggiamento nuovo. Una volta le barriere del “politicamente corretto”, pur con la loro ipocrisia, impedivano il fuoriuscire della rabbia xenofoba.
Da un po’ di tempo sembra che tali barriere si siano allentate. Ecco allora che un giornalista del calibro di Vittorio Feltri, celebre per lo stile ruvido e per l’aggressività senza scrupoli, pubblica il 10 gennaio un articolo di fondo intitolato “Anziché ai negri, sparate ai mafiosi!”. Il riferimento riguarda ovviamente gli scontri violenti tra cittadini locali e immigrati africani, verificatisi a inizio anno a Rosarno in Calabria.
Quando ho visto quel titolo sulla prima pagina de “Il Giornale” sono rimasto di sasso. Sarà che in me le barriere del “politicamente corretto” sono ancora abbastanza salde, ma quella parola, “negri”, detta senza ritegno e senza inibizioni, mi ha scosso. Io non darei mai del “negro” ad una persona dalla pelle scura. Il termine suona spregiativo, rievoca scene da apartheid. E sono certo che fino a non molto tempo fa nessun quotidiano nazionale avrebbe usato quella parola, soprattutto lì in cima alla prima pagina.
Feltri ha replicato alle critiche dicendo che la prossima volta non userà “negri”, ma “diversamente bianchi”. Un’ironia fuori luogo, perché l’igiene linguistica è importante e “le parole sono pietre”, come recita il vecchio adagio. C’è poi un caso clamoroso di razzismo inconscio che da alcuni mesi sta imperversando nella penisola, e su cui vorrei soffermarmi.
È quello che riguarda il calciatore Mario Balotelli. Si tratta, per chi non lo sapesse, di un ragazzo neanche ventenne con una biografia molto particolare. Nato da genitori immigrati dal Ghana e abbandonato quando era ancora in fasce, è cresciuto a Brescia in una famiglia adottiva. Pare sia un grande talento calcistico, per quanto ancora acerbo, e la squadra dell’Inter lo ha lanciato alla ribalta della serie A.
Il ragazzo ha in tasca il passaporto italiano e un domani, magari già ai Mondiali della prossima estate, potrebbe diventare una pedina chiave della nostra nazionale. Ebbene, da mesi non c’è partita in cui Balotelli non venga preso di mira dai tifosi delle squadre avversarie e insultato con cori di chiarissimo contenuto razzista. Si va dai “buh” gridati ogni volta che tocca palla, al bieco ritornello “se saltelli, muore Balotelli”, fino all’esplicito slogan “non esistono negri italiani”.
Fin qui tutto “normale”, purtroppo. Normale nel senso che gli stadi italiani sono regolarmente frequentati da bande di deficienti che attraverso il razzismo manifestano la propria ignoranza e frustrazione.
Ma il peggio del peggio sono tutti quei commentatori che sui giornali e in tv si esibiscono in contorte analisi il cui succo è il seguente: certamente i tifosi sbagliano ad insultare Balotelli, però in fondo Balotelli se lo merita, visti i comportamenti infantili e provocatori che assume in campo. In effetti il giovane talento interista in campo commette ogni tanto dei falli provocatori, tenta delle simulazioni e una volta ha perfino fatto le boccacce. Ma è possibile che comportamenti del genere, per altro praticati da moltissimi altri giocatori, offrano una giustificazione all’imponente e reiterata aggressione razzista messa in scena ogni domenica ai suoi danni?
La ciliegina sulla torta è stata la partita tra Chievo e Inter di gennaio. Balotelli, che per inciso ha segnato la rete della vittoria interista, è stato bersagliato per tutta la partita da insulti e cori razzisti. Alla fine del match il ragazzo ha perso la pazienza e ha osato dire al microfono di una televisione che “il pubblico di Verona fa schifo”.
Apriti cielo. Tutti a censurare l’immaturo e viziato ragazzotto di colore, accusato di non essere un vero professionista, di mancare di rispetto, di non saper incassare serenamente i fischi etc. etc. E quali decisioni disciplinari sono arrivate dalle autorità che sovrintendono al calcio nazionale?
Nessuna per i tifosi razzisti e una bella multa per Balotelli, che così impara a protestare. Un amico tifoso della Juventus mi ha spiegato, senza convincermi, che “non sono razzisti i tifosi, è Balotelli un provocatore”. Sarà, ma a me questa spiegazione ricorda quella di quel tale che dopo avere massacrato di botte un africano si giustifica dicendo: “non sono io razzista, è lui che è nero”.