Quasi tutti i commentatori o per ingenuità o per calcolo separano i problemi economici da quelli dei rifugiati e cercano di illudere il pubblico farneticando che si tratta di una situazione di emergenza risolvibile con buona volontà e qualche aiuto economico, preferibilmente elargito ai Paesi confinanti con le aree da cui fuggono i rifugiati per tenerli lontani dall’Europa. E soprattutto pongono in primo piano, ingigantendoli forzando la realtà, unicamente gli aspetti negativi problematici e contingenti delle migrazioni e nascondono tutti gli altri risvolti positivi se non addirittura necessari ai Paesi di accoglienza.
Sfugge ai più che le migrazioni sono documentatamente un fenomeno positivo per i Paesi di accoglienza, un utile investimento per il futuro in economia e soprattutto un arricchimento culturale ed umano. Nessun Paese al mondo ha mai potuto progredire chiudendosi in un egoistico isolamento. Le migrazioni sono innegabilmente un fatto costante ed inarrestabile nell’intera storia dell’umanità e la situazione attuale si differenzia dalle precedenti unicamente per essere alimentata ed ingigantita da una pazzoide ed irresponsabile ideologia economica.
Il neoliberismo, la deregolamentazione, la globalizzazione e le campagne militari che ne sono l’inevitabile conseguenza o piuttosto l’elemento costitutivo ed inscindibile, hanno ingigantito e reso irreversibile il fenomeno migratorio involontario, che se già attualmente supera tutto quanto finora si conosceva in termini numerici, pur tuttavia non è che l’inizio di una gigantesca marea umana che continuerà a riversarsi nei prossimi decenni in Europa ed in altri continenti. Una marea che non si potrà fermare né col filo spinato né coi muri. Ma una marea che rispetto alla popolazione residente è e resta una quantità trascurabile se equamente distribuita fra tutti i Paesi, come sarebbe il caso se questa fosse l’Europa dei Popoli e dunque fondata sulla solidarietà e distribuzione degli oneri e non invece purtroppo un’unione della finanza e delle banche contro i popoli all’insegna del “divide et impera” che sembra ormai l’unica strategia conosciuta dalla quasi totalità dei governanti europei.
Gran parte delle polemiche viziate e distorte si giocano su numeri e statistiche. Nulla di più facile da manipolare per ingannare i più ingenui e fornire argomenti tanto forti quanto falsi ai razzisti e neofascisti che gongolano credendo giunta la loro occasione per entrare nei Parlamenti dissimulando la loro sporca divisa razzista sotto la copertura di un mandato elettorale
I 28 Paesi dell’UE hanno una popolazione di 500 milioni di abitanti. Se per un’ipotesi grandemente gonfiata i rifugiati fossero annualmente 5 milioni (ma sono meno di 1/3), sarebbe come se ad esempio in una saletta da conferenze con 100 posti arrivasse una sola persona in più: chiunque dicesse che è impossibile trovarle un posto si coprirebbe di ridicolo. Se invece si tratta di sventurati che tutto hanno perduto e rischiano la vita se non fuggono dai loro Paesi distrutti, il problema diviene insormontabile, ogni timore viene ingigantito se non inventato di sana pianta. A nulla serve purtroppo che funzionari di polizia dichiarino falsa l’accusa che intorno ai centri di accoglienza dei rifugiati la delinquenza aumenti: le menzogne si diffondono alla velocità della luce, le verità, al più, alla velocità del suono.
Gli Stati Uniti ad esempio hanno cercato con ogni mezzo di limitare l’invasione dal confine col Messico con trattati internazionali e con la costruzione di un muro: i risultati sono noti: oltre 11 milioni di clandestini secondo le stime del 2010, e nelle zone di confine la lingua spagnola è ormai quella praticata dalla maggioranza dei residenti. In Europa i commentatori quasi mai menzionano il fatto che si tratta non unicamente di un arrivo ma anche – ed in certi casi soprattutto – di partenze.
Chiunque onestamente compia lo sforzo di eseguire una semplice sottrazione fra il numero di arrivi e quello delle partenze scopre immediatamente che il saldo positivo per quasi tutti i Paesi europei è scarsamente sufficiente a compensare l’invecchiamento della popolazione autoctona e di conseguenza a garantire molto concretamente le pensioni per gli anziani nonché la loro assistenza.
I branchi di scimuniti (sotto l’etichetta di Pegida) che ad esempio a Dresda ed in altre città tedesche sfilano urlando la propria ignorante ed egoistica xenofobia non si rendono nemmeno lontanamente conto che così facendo stanno autodistruggendo anche il proprio futuro.
Di questo imbarbarimento sono grandemente responsabili i politici di quasi tutti i partiti, in particolare quelli conservatori ed in primo luogo la bavarese CSU, che da sempre hanno raccolto comodi voti tra le fasce più sprovvedute ed ignoranti dell’elettorato con gli slogan più vergognosi: “Kinder statt Inder” (bambini invece che Indiani: era il tempo in cui la Germania scopertasi in ritardo nel settore della tecnologia Internet affannosamente cercava di reclutare tecnici specializzati, ma visto il tipo di accoglienza dall’India ben pochi vennero in Germania e preferirono l’Inghilterra o gli USA, con le note conseguenze economiche che hanno annientato lo sviluppo economico tedesco nel settore). O ancora: “Wer betrügt, der fliegt” (chi inganna lo si caccia via): riferito al vaneggiato arrivo di migranti che avrebbero avuto come unica intenzione di vivere a spese dell’assistenza sociale in Germania. Una falsa paura prontamente smentita dalle statistiche ma che – Goebbeld docent – come tutte le menzogne sufficientemente ripetute viene facilmente creduta, soprattutto dalle fasce più ignoranti e manipolabili della popolazione, quelle i cui voti sono così facili da raccogliere.
La maxitruffa coi motori diesel truccati commessa dai manager della Volkswagen – pur sempre una società il cui capitale è in larga parte in mano pubblica – costerà con certezza assoluta alla Germania molto di più di tutti i rifugiati in arrivo, ma ciononostante non si è ancora vista nessuna manifestazione popolare contro i responsabili: sfilare contro rifugiati inermi o incendiarne le abitazioni è infinitamente meno rischioso e richiede minor capacità intellettuali che protestare contro il potere economico. È un grande merito che si deve riconoscere all’ attuale Cancelliera Merkel, spesso succube alle pressioni USA in politica estera ma in questo contesto coraggiosa anche contro parte del proprio elettorato, nel dichiarare la Germania Paese di accoglienza per i rifugiati: un raro esempio di coerenza e decenza in questa Europa. Certo, la Cancelliera conosce il fatto incontestabile che in molti casi i rifugiati fuggono dalle aree in cui sono in corso conflitti combattuti con armi prodotte in Germania e giustamente cerca di compensare con doverosa accoglienza umanitaria questo poco nobile primato economico dell’industria bellica tedesca.