Quando si parla di giornali italiani all’estero c’è una tendenza disgustosa a fare chiacchiera e propaganda. L’ultima è quella del senatore Mantica, che quando parla fa rimpiangere il silenzio. Dice Mantica che i giornali si devono finanziare da soli.
Segue il coro dei Berluscones. Dimenticano che in Italia tutti i giornali sono finanziati con danaro pubblico. Ad esempio il Roma, che si pubblica a Napoli (e chi l’ha mai letto?) ha preso dallo Stato nel 2009 2milioni530.638 euro. Il Roma è di destra e la Destra è brutta e cattiva? Allora andiamo più a Sinistra. Liberazione, per le circa 11.000 copie che ditribuisce prende dallo Stato 3milioni500.00 euro.
Cifre del 2009. Sempre a Sinistra, l’Unità butta in tasca 6milioni e 350mila per le sue circa 50.000 copie di tiratura. Il Riformista, che è un giornale di partito senza partito, mette in saccoccia 2milioni 530.000. La Sinistra è brutta e penosa, dite voi? Ma allora torniamo a Destra. Libero, per cantare ogni giorno l’innologia a Berlusconi, infila nel borsellino 7milioni e794.367 all’anno. Certo, si tratta dei giornali di Roma ladrona, aggiungerete voi. Macché.
La Padania, della libera Lega nord, si prende da Roma ladrona 4milioni e 128mila euro all’anno. E ce n’è per tutti. Sei appassionato di moto? Il tuo giornale, Motocross, mette da parte ogni anno 506mila 660 euro di soldi pubblici. Ti piace il Rock ‘n Roll? C’è qualcosina anche per Chitarre: 273mila euro all’anno. E via discorrendo. Certo, la situazione la dice lunga sul fallimento della scuola in Italia. L’italiano paga tutto senza discutere: la macchina, il gas, la vacanza, persino la Rai. Ma quando si tratta di leggere, vuole gratis (e all’estero ancora di più).
Se il Corriere della Sera, il maggior quotidiano italiano, all’edicola costasse 2,80 euro, quanto talvolta costa un giornale tedesco, avrebbe la stessa tiratura di Chitarre, forse meno. Quindi è chiaro che un Paese, che ha (ancora) un seggio nel G8, i giornali se li deve finanziare. Il problema è come, quali, e con quali controlli. I giornali all’estero sono finanziati da un cassetto a parte della Presidenza del Consiglio. Prendono complessivamente -dal 2002- 2milioni di euro all’anno, da dividersi per le circa 150 testate esistenti.
La distribuzione è de facto a pioggia. I controlli sulle tirature vengono fatti dai consoli, che non hanno nessuna voglia di controllare e preferiscono la vita tranquilla in attesa della scadenza del mandato. I risultati sono le cifre strabilianti che ogni tanto si leggono in giro, e soprattutto la estrema difficoltà di sviluppare all’estero una editoria grande abbastanza per competere con la informazione locale.
Il Corriere d’Italia incassa dalla Presidenza del Consiglio una cifra che dal 2005 viaggia tra i 25mila e i 30mila euro all’anno. Per avere la quale noi presentiamo al Consolato di Francoforte non solo la documentazione richiesta sulla tiratura, cioè le ricevute in originale della tipografia tedesca, ma anche le ricevute originali della posta e della distribuzione per comunità, comprese quelle della ditribuzione gratuita. Per farcela coi costi abbiamo trasformato il giornale da settimanale a mensile.
Questo ci permette di fare un lavoro redazionale serio, e non solo il copia e incolla che si vede spesso. Ci sforziamo di essere un giornale per tutti, che non rinuncia tuttavia alle proprie opinioni. Da poco abbiamo iniziato anche una distribuzione pubblica. Il tutto con lo stesso bilancio del 2004. Il risultato, di cui siamo non poco orgogliosi, lo illustriamo con il grafico qui sopra. Tanto che anche una agenzia stampa tedesca di livello nazionale – la Kna- qualche settimana fa ci ha telefonato per chiederci come facciamo, in un periodo di vacche magre per la stampa tutta.
Non a caso infatti altri giornali cattolici di grande tradizione, come la Rheinischer Merkur sono costretti a chiudere.