L’esperienza l’ho fatta io stessa in paese. Se non era per il nostro commercialista non ne avremmo saputo niente e il comune ci avrebbe fatto pagare la cifra intera. È stato il nostro commercialista, che per fortuna si interessa molto per noi all’estero, che ha fatto notare all’ufficio in questione che avevano una legge da rispettare. Questi si sono dovuti prima informare e poi finalmente hanno corretto le fatture." La storia della signora Antonella non è, purtroppo, un’eccezione.

Molti comuni, e non solo nel sud dell’Italia, non sono ben attrezzati e ignorano leggi operative a scapito degli interessi dei cittadini, in questo caso residenti all’estero e pensionati – si tratta delle disposizioni in merito all’imposta IMU (Imposta Municipale Unica) e alle tasse TASI (Tassa sui Servizi Indivisibili) e TARI (Tassa sui Rifiuti), che gravano sui proprietari di immobili in Italia.
Ma di cosa si tratta esattamente? Ce lo spiega Giuseppe Bartolotta, responsabile della UIM per il sociale (presso il patonato ITAL) del Nordreno Vestfalia:
“La legge prevede delle agevolazioni tributarie per i pensionati residenti all’estero per quanto riguarda la loro prima casa in Italia. In pratica questi, se rientrano nelle condizioni previste dalla legge, possono essere esentati dal pagamento dell’IMU e della TASI e pagano solo un terzo della TARI. Le condizioni necessarie per ottenere tali agevolazioni sono semplici: i pensionati italiani devono essere residenti all’estero e iscritti all’AIRE. Importante è sottolineare che stiamo parlando di una pensione elargita da un ente pubblico estero, quindi non valgono le pensioni private e nemmeno quella italiana. Un’altra condizione è che la legge vale per una sola unità immobiliare posseduta in Italia. Quindi se il pensionato ha più di una casa in Italia, egli dovrà decidere quale di queste dichiarare come prima abitazione, tutte le altre non vengono prese in considerazione e quindi pagheranno imposte e tasse piene.”
Va anche detto, aggiunge Giuseppe Bartolotta, che la casa dichiarata non deve essere necessariamente nel paese d’origine del pensionato, quindi il diritto alle agevolazioni non è legato al comune nel quale si è iscritti all’AIRE.
“Insomma, se il pensionato siciliano possiede per esempio due case, può anche scegliere di dichiarare come prima casa quella a Bolzano invece di quella a Caltanissetta. Ma le agevolazioni, sia chiaro, riguardano una e una sola casa. Inoltre, e questo la legge lo dice chiaramente, la casa che si dichiara come abitazione principale deve essere posseduta a titolo di proprietà o usufrutto e non deve risultare locata o data in comodato d’uso. Insomma, deve essere sempre a disposizione del pensionato.”
Per richiedere le agevolazioni previste dalla legge il pensionato deve presentare una domanda al comune dove possiede l’abitazione. Per far ciò, dice Giuseppe Bartolotta, basta una autocertificazione. Esistono modelli che si possono scaricare da internet, alcuni comuni ben informati li forniscono anche direttamente, ma purtroppo qui a volte sorgono problemi sulla completezza del testo, cioè sulle cose da dichiarare con i giusti riferimenti di legge. La cosa migliore, quindi, è rivolgersi a quelle associazioni che elargiscono servizi ai connazionali all’estero, come per esempio la UIM – Unione degli Italiani nel Mondo. “Noi ci occupiamo tra l’altro anche di elaborare e inoltrare le domande dei pensionati ai vari comuni per quanto riguarda l’esenzione dalle imposte e tasse comunali. È un servizio per i nostri soci, ma tutti i connazionali possono diventare soci della UIM. Abbiamo dei formulari fatti secondo le regole della legge e grazie alla nostra rete internazionale abbiamo ottimi contatti con i comuni italiani. Inoltre usiamo la posta certificata, quindi siamo in grado anche di rilasciare ricevute valide per dimostrare la ricezione della documentazione da parte del comune di riferimento. Naturalmente ci sono anche altre associazioni che offrono questo servizio e tutte lavorano molto bene. Posso solo consigliare di rivolgersi a una di queste o a noi, per evitare problemi e far valere i propri diritti”.
Un consiglio che, alla luce dell’esperienza della signora Antonella, non possiamo che appoggiare calorosamente. A quanto pare, nonostante gli sforzi dell’ANCI (l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), purtroppo ancora oggi non tutti i comuni sono in possesso delle informazioni necessarie.