“Kess”, sbarazzino. Simpatico, dinamico. Sono questi gli aggettivi sfornati dalla stampa tedesca per il nostro presidente del Consiglio dopo il vertice Renzi – Merkel del 17 marzo a Berlino. Lui si è presentato col cappotto abbottonato storto e con la maglia viola di Mario Gomez, il giocatore tedesco che milita nella Fiorentina.
Lei, Angela, ha apprezzato e si è detta impressionata delle riforme annunciate dal Matteo- Speedy Gonzales. Lui, il Matteo nazionale, ha costatato che i tedeschi non sono del tutto privi di umore. Small talk. Tutto Ok? No. Niente Ok. Abbiamo da un lato la capa del governo del Paese con l’economia più potente dell’Unione Europea (e forse del mondo intero se misurata con la sua stabilità) che influisce in maniera pesante, per alcuni invadente, sulle direttive economiche dell’Unione Europea. Dall’altro canto vediamo un giovanissimo Premier italiano alla sua prima esperienza come capo di Governo di un Paese che rischia di essere soffocato dal patto fiscale. Un patto che impone all’Italia un risparmio per la riduzione del debito pubblico che la porta a rinunciare quasi, quasi anche al cibo quotidiano.
Il nostro Capo del Consiglio era già stato poche settimane prima a trovare la Cancelliera come sindaco di Firenze. Firenze… Dire Firenze per i tedeschi è come dire “Eldorado” per i conquistadores, Las Vegas per i giocatori d’azzardo, Santiago de Compostela per i podisti cattolici. Ecco, la simpatia a priori non gliela toglie nessuno. Può essere solo lui a rendersi antipatico agli occhi dei tedeschi. E Matteo Renzi tutto sarà ma proprio dell’antipatico non può dirglielo nessuno. Il Renzi nazionale, infatti, non ha nemmeno pensato di mettere a rischio la propria simpatia, chiedendo, per esempio, alla Merkel una sorta di benestare allo sforamento dei limiti imposti dall’UE al debito pubblico.
Uno sforamento che però per l’Italia d’oggi sarebbe vitale e utile per non soffocare. Il nostro Capo del Consiglio ha voluto piuttosto salvare un pizzico di orgoglio nazionale, affermando che l’Italia manterrà gli impegni assunti ma che non lo farà perché imposti da chissà quale paese Partner dell’Unione (leggi Germania) bensì pensando al futuro dei propri figli. Renzi a Berlino ha fondamentalmente detto questo: Europa uguale futuro dei nostri figli. E, stabilito questo, si è dato tutti i margini possibili per chiedere di allentare la corda che sta strozzando il nostro Paese.
Renzi dice: Europa Ok, però… Ed è su quel però che si gioca la sua carta in seno all’Unione, anche nella certezza di non essere solo. Nella certezza, cioè, di avere Francia, Spagna, Portogallo e Grecia al suo fianco. Tutti Paesi afflitti, più o meno dagli stessi problemi italiani. Ma i veri alleati di Renzi, ed è un paradosso storico, saranno certamente i cosiddetti Euroscettici, quelli che si accingono a fare man bassa di voti il 22 maggio prossimo alle Elezioni Europee. Quelli che dicono No! all’Europa nella forma e costellazione voluta dalla Merkel. Quelli che vogliono la fine di un’Europa che invece di visione futura, sempre più è interpretata come la pietra tombale dei Paesi aderenti.
Renzi ha la chance di indicare all’Europa la terza via. No all’Europa della Merkel, no all’Europa degli Euroscettici. Sì all’Europa voluta da un’Italia che sta dimostrando a tutti, quale caro prezzo le costa rispettare impegni e patti pressoché insostenibili. Renzi è l’uomo adatto a spiegare che non tutti sono pronti a pagare il prezzo della stabilità già pagato dalla Germania con la sua infelice “Agenda 2010”. Renzi potrebbe spiegare che in Italia l’introduzione del brutale sottoproletariato, come quello legalizzato in Germania dal “Leiharbeit” (Lavoro prestato) è impossibile.
Tutti guardano, infatti, a questa Germania dall’economia stabile con sguardo ammirato. Ma basta guardare meglio per scoprire che il prezzo pagato per questa stabilità è stato amaro e salato. Un prezzo che equivale a una buona fetta di dignità dei lavo-ratori, ai quali è assicurato un sussidio di disoccupazione ma ai quali è fatto anche obbligo di accettare ovunque qualsiasi occupazione. Un sussidio che ti obbliga anche a metterti a disposizione di un’agenzia che ti “presta” ad un datore di lavoro (Leihen = prestare) con il quale il lavoratore non ha alcun rapporto dato che i contratti sono stipulati con le agenzie mediatrici.
Questa è una parte della realtà tedesca molto triste che stranamente nessuno in Europa riesce a rinfacciare alla signora Merkel e ai suoi complici, pardon, alleati della Spd. Comunque sia, il tempo gioca per Matteo Renzi. La sua costituzione di uomo di spettacolo ben si adattata al semestre europeo di presidenza italiana. L’Italia può maggiormente influire sugli ordini del giorno e potrà finalmente mettere in risalto tutto ciò che riguarda l’impegno europeo in materia di occupazione e d’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, che sono le due spine nel fianco italiano. Siamo certi che Matteo Renzi saprà ben esibirsi sul palcoscenico europeo. D’altro canto, a noi non resta altro che stare a guardare. Tanto, peggio di così non può veramente andare.