Non ci sono soltanto debiti di natura economica. Ce ne sono anche di tipo storico e certamente i secondi sono più importanti dei primi. La Germania, indiscussa maestra di virtuosità finanziaria, motore dell’eurozona, nazione con i conti molto più in ordine delle altre, non perde occasione per rinfacciare ai suoi vicini le loro difficoltà pretendendo ed imponendo misure di rigore finanziario per appianare i deficit.
Ma ci sono anche i debiti morali contratti con la storia, e rispetto a questi la potente Germania di oggi non ostenta affatto il medesimo atteggiamento di intransigenza. Anzi, alle volte si comporta con una disinvoltura irritante e non si rende conto che così facendo alimenta il diffondersi dei peggiori sentimenti anti-tedeschi nell’opinione pubblica del vecchio continente. Mi riferisco alla sentenza assolutoria emessa all’inizio di ottobre da un tribunale di Stoccarda a proposito della strage di Sant’Anna di Stazzema compiuta nell’agosto del 1944 da reparti delle SS.
Com’è tristemente noto, quello di Sant’Anna di Stazzema, paesino adagiato sulle colline dell’Alta Versilia in provincia di Lucca, fu uno degli eccidi più feroci compiuti durante l’occupazione tedesca del Nord e Centro Italia. Il bilancio parla da sé: morirono 560 civili innocenti, per lo più anziani, donne, bambini e perfino un neonato di appena 20 giorni. Anche il prete del paese fu ammazzato con gli altri cittadini inermi di fronte alla chiesa. È da allora che quell’orrenda carneficina reclama invano giustizia. Nel dopoguerra e per decenni il procedimento relativo al caso fu insabbiato, come tanti altri simili, dal governo italiano nel tristemente famoso “armadio della vergogna”.
Ai nostri rappresentanti politici non pareva bello rivangare vecchie storie di guerra e disturbare le autorità della Bundesrepublik, paese nostro alleato. Solo negli anni Novanta si è iniziato ad indagare seriamente. E nel 2005 un tribunale militare italiano, quello di La Spezia, dopo lunghe e dolorose indagini, è arrivato ad emettere una sentenza chiara ed inequivocabile: condanna all’ergastolo nei confronti dei pochi ufficiali nazisti ancora in vita che avevano preso parte attiva alla strage. I giudici si erano basati su numerose deposizioni di testimoni oculari e si erano avvalsi della confessione esplicita resa agli inquirenti e alla stampa da alcuni esecutori del massacro.
La condanna all’ergastolo è stata in seguito ribadita in Appello e in Cassazione e tutte le sentenze hanno ritenuto come dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio che si trattò di un’azione militare premeditata da parte dei reparti nazisti al fine di interrompere i contatti tra popolazione civile vili e partigiani attivi nella zona. Tutto chiarito dunque? Naturalmente no. La giustizia tedesca non è propensa a prendere troppo sul serio le faccende italiane, soprattutto quando si tratta di tribunali. I magistrati di Stoccarda riesaminano il caso da principio e giungono a conclusioni del tutto diverse da quelle dei loro colleghi d’oltralpe. La sentenza del tribunale di Stoccarda è stata pronunciata all’inizio dell’ottobre 2012 ed è un verdetto a dir poco sconcertante.
Per i giudici tedeschi il procedimento va archiviato con un nulla di fatto e gli imputati vanno assolti per insufficienza di prove. Secondo quei giudici non è dimostrabile che vi sia stata una vera e propria «pianificazione» del massacro. L’intento delle Waffen SS sarebbe stato in origine solo quello di operare un rastrellamento per intercettare i partigiani e catturare uomini da deportare in Germania. Poi la situazione sarebbe sfuggita loro di mano e si è arrivati alla strage. Venendo meno l’aggravante della premeditazione, i giudici hanno classificato l’evento come un incidente collaterale e di conseguenza hanno prosciolto gli imputati.
Il cavillo giuridico consiste nella differenza che intercorre tra omicidio doloso semplice (che va in prescrizione dopo un certo numero di anni) e omicidio aggravato (che non è prescrivibile). La decisione del tribunale di Stoccarda costituisce l’ennesimo caso di giustizia negata per le vittime delle stragi naziste e per i loro discendenti. Non solo. Essa solleva anche interrogativi inquietanti di ordine etico e politico. Possibile che un organo giudiziario tedesco possa arrogarsi il diritto di annullare tutto il lavoro e tutti i risultati cui era giunta la magistratura italiana?
Ci si chiede che fine abbia fatto la costruzione di uno spazio giuridico comune europeo, se uno stato può considerare carta straccia le sentenze di un altro. E come può la giustizia tedesca ignorare decenni di ricerca storiografica da cui emerge senza ombra di dubbio che la strategia delle stragi contro civili era una misura teorizzata e praticata regolarmente dalle SS e dalla Wehrmacht nei territori occupati? Settant’anni dopo le vittime di Sant’Anna di Stazzema rimangono senza giustizia, ma la potente Germania commetterebbe un errore di valutazione gigantesco, se pensasse di avere definitivamente archiviato i propri debiti con la storia mediante scandalose sentenze assolutorie come quella di Stoccarda.