Nome Peer, cognome Steinbrück, segni particolari: parla tanto e parla bene. Eh sì, la prima cosa evidente nel vedere e nell’ascoltare questo sessantacinquenne amburghese, uomo di spicco della Spd, è la sua loquacità secca, pungente e competente. Come tutti gli anseatici, ha un modo di fare asciutto e caustico, che tanto ricorda Helmut Schmidt, suo illustre predecessore alla corsa per la cancelleria della Repubblica federale di Germania.
Le capacità oratorie di Steinbrück sono fuori dubbio, giacché per ogni sua relazione, davanti ai consigli d’amministrazione di banche e altre platee specializzate in economia e finanza, riesce a percepire parcelle dai 7000 Euro in su. Infatti, tre giorni dopo l’annuncio della sua candidatura, i primi falchi gli sono subito piombati addosso, indicandolo come uno che incassa troppo per attività in bilico tra il pubblico e il privato. Un primo attacco che ha visto però Steinbrück e la Spd vincitori, al momento in cui hanno rilanciato la palla con la richiesta di pubblicazione di tutti gli introiti extraparlamentari dei membri del Bundestag, il Parlamento tedesco.
La richiesta ha fatto inorridire un po’ tutti, soprattutto i deputati della Fdp, il partito liberale tedesco, i quali non vanno tanto per il sottile su lavoretti extraparlamentari, incarichi di consulenza e quant’altro. La palla rilanciata dalla Spd ha quindi suscitato un effetto non indifferente. I partiti al Governo Cdu/Csu e Fdp hanno dovuto correre ai ripari, proponendo con la loro maggioranza un modello di dichiarazione dei redditi dei parlamentari a scaglioni: più di 1000 Euro, poi più di 7.000 e infine oltre i 250.000 Euro. Insomma chi percepisce introiti di 100.000 Euro, dichiarerà semplicemente di aver incassato somme superiori ai 7000. Punto e basta.
E proprio questo alla Spd non basta. Il socialdemocratico Steinbrück, prima sul banco degli accusati di lauti introiti è ora l’accusatore che mette alle corde i parlamentari della maggioranza. Un anticipo della campagna elettorale? Gli osservatori dicono di no. È solo un colpo partito per caso, pulendo le armi. Il vero scontro elettorale avverrà altrove. Procediamo, però per ordine, facciamo un passo indietro e vediamo meglio la biografia politica di questo socialdemocratico dalla lingua pepata, sociologo ed economista.
Si tratta di una biografia di tutto rispetto. Già governatore del Nordreno Westfalia, il Land più popoloso della Repubblica federale, e Ministro federale delle Finanze ai tempi della “Grosse Koalition”, il patto di Governo tra Cdu e Spd nell’ultima legislatura. E qui già s’intravedono interessanti aspetti della prossima campagna elettorale. Steinbrück è stato ministro delle Finanze. Il suo capo: Angela Merkel. La stessa Angela Merkel di cui Steinbrück conosce bene pregi e difetti, capacità e stile di lavoro. Ma la stessa cosa vale anche al contrario. Due politici, quindi, che hanno già (e ottimamente) collaborato e che ora sono obbligati a distinguersi, a disegnarsi e a profilarsi.
Sul ring elettorale, Angela Merkel ha certamente il vantaggio del campione. Non basterà vincere a punti per strapparle la corona. Ci vorrà un chiaro K.O. e la difficoltà maggiore dello sfidante Steinbrück consisterà proprio in questo: battere una maestra incontrastata nello schivare i colpi e grande incassatrice degna di Graziano Rocchigiani (N.d.R.: campione mondiale di Box, figlio di emigrati sardi a Berlino). E poi, giusto per restare nelle metafore sportive, non si cambia il cavallo in corsa. E tantomeno se il cavallo è in testa. Sarà certamente difficile per Steinbrück convincere gli elettori tedeschi a cambiare Leader.
La signora Merkel mette sul tavolo carte vincenti: disoccupazione ai minimi europei, finanza pubblica stabile, economia ai vertici mondiali, ruolo Leader nella gestione dell’Unione Europea. Una cosa è certa: la Spd ha messo in corsa il suo uomo migliore, il cui bisnonno è stato addirittura fondatore della Deutsche Bank e che di cose bancarie se ne intende veramente. Steinbrück ha la possibilità di battere i tasti dell’etica economica. Se con la sua competenza riuscirà a convincere gli elettori che il futuro dell’umanità consiste nel giusto controllo delle banche e che la speculazione finanziaria non deve mai più avere il potere di mettere in ginocchio le economie nazionali, potrebbe avere una chance nei confronti di una Merkel ancora convinta che la tutela del potere bancario comporta automaticamente la salvezza della stabilità nazionale.