I fondi pubblici destinata ai disoccupati siciliani finivano in viaggi, cene eleganti e serate con escort, per politici e faccendieri. È quanto accertato dall’ultima inchiesta della Guardia di Finanza che a Palermo ha notificato 17 ordinanze di custodia cautelare richieste dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e da un pool di altri 5 sostituti. Tra le persone finite in manette anche il manager Faustino Giacchetto, definito il «re della pubblicità» e poi gli ex assessori regionali Gianmaria Sparma e Luigi Gentile.
L’ennesima inchiesta sull’uso dei fondi pubblici alla Regione Siciliana ha portato alla scoperta di un vero e proprio comitato d’affari che, con la complicità di politici e funzionari, avrebbe pilotato gli appalti per grandi eventi intascando anche i fondi comunitari destinati a progetti per la formazione professionale di giovani disoccupati. A 5 delle 17 persone arrestate sono stati concessi gli arresti domiciliari mentre per gli altri si sono aperte le porte del carcere. Contestualmente è stato disposto il sequestro del capitale sociale e dei beni aziendali di 5 società e dei beni degli indagati per un valore complessivo di oltre 28 milioni di euro. Le accuse vanno dall’associazione a delinquere, alla corruzione, alla truffa e false fatturazioni.
In manette sono finiti anche due ex assessori e alcuni burocrati regionali. Complessivamente ci sono poi altri quaranta indagati, tra cui molti politici. Tra gli arrestati appunto i due ex assessori regionali Gianmaria Sparma e Luigi Gentile, che in passato hanno avuto rispettivamente la delega all’ambiente e ai Lavori Pubblici. Gli altri arrestati sono, oltre al manager Fausto Giacchetto, indicato come il «cervello» della truffa, Stefania Scaduto, Francesco Riggio, Pietro Messina, Concetta Argento, Claudio Lo Nigro, Domenico Di Carlo, Luciano Muratore e Antonino Belcuore.
I domiciliari sono stati concessi a Carmelo Bellissimo, Sandro Compagno, Massimo Sala, Elio Carreca e Bruno Devita. Una persona, di cui ancora non è stata resa nota l’identità, è tuttora ricercata. Tra i 40 indagati «eccellenti» anche il senatore del Pdl Francesco Scoma, ex assessore al Lavoro. Stando all’accusa, dovrà rispondere di corruzione, avrebbe ricevuto 26.000 euro da Giacchetto in viaggi, contributi per spese elettorali e biglietti per lo stadio. La procura ha già inviato la richiesta di autorizzazione al Senato per il sequestro dei 26 mila euro.
Un altro politico, l’ex presidente dell’assemblea regionale Francesco Cascio, dovrà invece difendersi dall’accusa di finanziamento illecito ai partiti. Indagati pure gli ex assessori Santi Formica (Pdl) e Carmelo Incardona, all’epoca dei fatti di Grande Sud, come pure l’ex consigliere comunale di Palermo, Gerlando Inzerillo. Per tutti si ipotizza il reato di corruzione, eccetto che per Cascio, indagato per finanziamento illecito dei partiti, come pure l’ex deputato regionale del Pd, Gaspare Vitrano, che era già imputato di corruzione in un’inchiesta sugli appalti dell’eolico. E ancora l’ex assessore al lavoro Lino Leanza, prima dell’Mpa e poi dell’Udc, l’ex deputato regionale del Pdl, Salvino Caputo e Salvatore Sanfilippo candidato sindaco a Santa Flavia. Le indagini hanno passato al setaccio l’utilizzo di quindici milioni di euro di fondi pubblici finalizzati a favorire l’apprendistato di circa 1.500 giovani disoccupati.
Ma, appunto, parte di questi fondi finivano nelle tasche di politici e manager con viaggi, cene e anche escort. Solo le briciole finiva al reinserimento dei disoccupati. Stando sempre all’accusa tutto il sistema ruotava attorno alla figura di Faustino Giacchetto, ritenuto un grande in materia di fondi europei. Tra gli arrestati anche la moglie di Giacchetto, Concetta Argento.
L’inchiesta è stata focalizzata in particolar modo sull’attività del Ciapi (Centro Interaziendale Addestramento Professionale Integrato) destinatario di un contributo di 15 milioni di euro finanziato dal Fondo Sociale Europeo. «Il presidente pro tempore ed il responsabile della comunicazione, con la complicità di altri funzionari pubblici – spiegano gli inquirenti – hanno ottenuto fraudolentemente contributi pubblici, utilizzando anche fatture false per oltre 40 milioni di euro». Parte dei contributi sarebbero stati utilizzati, tra l’altro, «per ragalie varie a noti esponenti politici, cui sono state finanziate anche le campagne elettorali».
In un secondo filone di indagine riguarda la gestione di «Sicilia Grandi Eventi». Gli stessi esponenti del Ciapi «attraverso una fitta rete di conoscenze e legami con funzionari pubblici», avrebbero pilotato gare d’appalto della Regione Siciliana. «Dalle indagini è emerso che i fondi europei, che si dovevano impiegare per migliorare le nostre condizioni, sono stati sperperati in modo indecoroso per arricchire privati» ha spiegato il procuratore di Palermo Francesco Messineo nel corso della conferenza stampa. «È un fatto riprovevole moralmente» ha concluso.
Soddisfazione è stata espressa dal governatore Rosario Crocetta. «Esprimo gratitudine nei confronti della magistratura e della guardia di finanza che hanno svolto le indagini su episodi di corruzione registrati negli anni precedenti all’assessorato al Turismo -affermal’azione della magistratura aiuta la Regione e il popolo siciliano a liberarsi dal malaffare e dalla mala politica».