Nell’editoriale del 20 gennaio, Beppe Severgnini scriveva sul Corriere della Sera che “nessuno potrà accusare il futuro Governo di non aver mantenuto le promesse verso i giovani italiani: perché queste promesse nemmeno sono state fatte. I nuovi elettori, almeno fino a oggi, sono i grandi esclusi della campagna elettorale”. Il giorno successivo, sullo stesso giornale Angelo Panebianco notava che “la campagna elettorale in corso non sta fornendo rimedi per modificare la generalizzata crisi di fiducia sulle condizioni future”, essendo presente “solo marginalmente fra i temi in discussione”.
Rilievi esatti, certo, ai quali ne va aggiunto un altro, relativo all’inquinamento del suolo e dell’aria a causa dei rifiuti solidi, liquidi e gassosi, provenienti anche dall’estero, scaricati nel terreno, nell’atmosfera, nei fiumi e nei mari, con conseguenze nefaste per il territorio e la salute umana ed animale. Atti criminali contro i quali nessun candidato alle elezioni, finora, ha proposto soluzioni. E di cui neppure la stampa si occupa più di tanto, ormai, limitandosi a parlare dell’Ilva di Taranto, nonché della contestazione sorta in merito tra Magistratura e Governo.
Eppure è indubbio che il degrado del territorio nazionale sia continuo e pericoloso, così come è assodato che sia dovuto all’aumento della popolazione, quindi dell’attività umana che produce sostanze dannose. Ma è soprattutto incrementato dalle nequizie di chi, pur di arricchirsi o di risparmiare, contribuisce ad alimentarlo, ben sapendo che la gestione illecita dei rifiuti contenenti insetticidi, fertilizzanti, concimi chimici, mercurio, medicinali scaduti, pile scariche, carta, vetro, plastica o altro risulta dannosa per l’ambiente poiché, raggiungendo le falde acquifere sotterranee, inquina i campi agricoli, comporta l’avvelenamento degli animali e l’ingresso di sostanze nocive nella catena alimentare, con ciò che ne consegue: i metalli “pesanti” (ne cito solo qualcuno: arsenico, rame, ferro, iodio, manganese) sono cancerogeni e, se entrano in contatto delle persone, possono provocare la leucemia o sviluppare danni cerebrali, epatici e renali.
Ed hanno effetti negativi sui terreni adibiti all’agricoltura, con conseguente diminuzione dei raccolti. C’è solo un modo per evitare tutto ciò: emanare norme al fine di tutelare l’ambiente naturale. E, soprattutto, farle rispettare. Sempre ed ovunque. A tal fine, nel 1972 le Nazioni Unite promossero una Conferenza a Stoccolma con lo scopo di ridurre l’inquinamento ambientale ed invitare gli Stati a considerare reato lo scarico delle sostanze tossiche nel terreno, nell’aria, nei fiumi e nei mari.
Che invece prosegue ininterrotto in Italia, a dispetto delle leggi emanate in merito: quella del 1982 sul trattamento dei rifiuti; il successivo Decreto Ronchi del 1997, che incorporava i regolamenti europei e che non ebbe effetto. Tanto che nel 1998 l’allora Ministro degli Interni, Giorgio Napolitano, per modernizzare le pratiche regionali, promosse un piano che prevedeva la costruzione di sette impianti CDR (Combustibili Derivati dai Rifiuti) e di due termovalorizzatori.
Il mancato successo del progetto comportò, nel 2001, la decisione di considerare la gestione illecita dei rifiuti come un reato punibile con 6 anni di prigione. Il che non ha impedito che, nel giugno 2007, la Commissione Europea penalizzasse l’Italia con una notevole sanzione pecuniaria per la cattiva gestione dei rifiuti in Campania. Alla quale, nel dicembre scorso, se n’è aggiunta un’altra di 56 milioni di euro, a causa delle 255 discariche non ancora bonificate. Un costo cui va aggiunto quello della Magistratura che si sta occupando dei tanti siti nei quali, dopo che esponenti di bande mafiose hanno sepolto materiali pericolosi per la salute, sono state costruite case, compresa la scuola materna ad Acerra (alcuni bambini accusano ora allergie, asma ed altri sintomi patologici) ed ospedali (come il Sant’Anna di Como a causa del quale sono stati eseguiti 304 arresti).
Non va meglio nel Lazio, in particolare nella Provincia di Latina dove le falde acquifere di Borgo Montello risultano fortemente inquinate a causa di alcuni materiali radioattivi, interrati illegalmente da esponenti della camorra e finanziati, pare, con fondi regionali. Smaltimenti illeciti di materiali pericolosi anche in 4 aree di circa 12mila metri quadri a Sutri e Castel Sant’Elia (Viterbo), con un elevatissimo inquinamento dei terreni, con conseguenze dannose sulla salute, al quale contribuiscono anche le carcasse di animali e i loro escrementi gettati nei canali o in mare. Rifiuti di ogni genere sono stati rinvenuti anche in una vasta area della borgata palermitana di Partanna Mondello.
Reati ambientali che abbondano in Campania (ove, però, le procedure giudiziarie cadono spesso in prescrizione. E ci sarebbe da chiedersi come mai!!!), Sicilia, Calabria e Puglia, cioè nelle Regioni ove sono presenti le principali organizzazioni mafiose. Che, secondo il rapporto Ecomafia 2007 di Legambiente, intascano così circa 23 miliardi di euro all’anno, pagati da imprese private, amministratori locali e organi di controllo corrotti che favoriscono per ragioni economiche le attività illecite, versando solo 5mila euro invece dei 60mila previsti per lo smaltimento di 15 tn di rifiuti pericolosi. Un sistema che funziona alla perfezione ma che aggrava la situazione carceraria nazionale, rende sterile la terra, uccide gli animali e comporta rischi notevoli alla salute. E’ evidente che l’Italia soffre a causa di uno dei problemi più urgenti sui quali, però, si continua a tacere.