Sono esattamente quattro le righe di una nota dell’Agenzia stampa A.I..S.E. con le quali è annunciato il cambio di guardia alla guida della INCA-CGIL , il maggiore ente di patronato italiano in Germania.
Quattro righe. Pochine se si pensa che attorno a quest’organizzazione ramificata in tutta la Germania ruotano quotidianamente migliaia  di persone,  lavoratori, pensionati in cerca di assistenza e spesso anche di tutela  sul posto di lavoro.
Ora la CGIL, con il suon stile scarno, di poche parole, dimostrativamente indomabile come la pettinatura della Signora Camusso, liquida la vecchia gestione dell’inca CGIL Germania con due brevissimi concetti: rinnovamento e tante grazie a Pino Pappagallo.
Per quanto concerne il “rinnovamento”  c’è da restare un poco perplessi, se si pensa che la nuova gestione è affidata a persone che hanno abbondantemente superato l’età della pensione. In queste cose la CGIL ricorda un poco il Komintern, il consiglio degli anziani delle tribù indiane e altre istituzioni in cui vale  la massima: essere anziano  è essere  saggio e essere buono.
E sicuramente può essere anche così. L’esperienza trentennale e altri  requisiti di anzianità hanno certamente un loro valore. Chiamare però “rinnovamento”  il cambiamento di una carica ora affidata a gente che è, più o meno,  settantenne, suscita qualche sorriso.
Tornando, invece, ai “tanti ringraziamenti”  rivolti al Presidente uscente Giuseppe Pappagallo, ebbene ora la CGIL esagera un poco con l’essere di poche parole.
Giuseppe Pappagallo è stato, infatti, nella storia dei patronati italiani in Germania,  un personaggio degno  della più alta considerazione.
La ramificazione capillare sul territorio tedesco dell’Inca-Cgil è opera sua com’è opera sua l’aver trasformato questo patronato nel maggior ente di questo tipo attivo in Germania.     
Ora, sostituire  Giuseppe Pappagallo, con un gruppetto di anziani, è affare della CGIL e solo della CGIL. Liquidarlo però con un  “arrivederci e grazie tante” non è più un affare di gestione interna ma una questione pubblica, visto che il servizio messo in piedi dal Pappagallo è un servizio d’interesse  pubblico, di cui noi, tantissimi utenti, abbiamo usufruito negli ultimi decenni sotto la sua gestione.
La gente che lavora al patronato della CGIL è gente sveglia, in gamba. È gente cha ha imparato il mestiere, che si è formata sotto la guida di Pappagallo, il tutto in Germania, il Paese in cui il concetto di “Patronato”  è pressoché sconosciuto.  La consulenza ai pensionati e la tutela dei lavoratori in Germania sono tutte in mano ai pubblici Enti pensionistici e ai sindacati. Spazio per altri Enti gestori non esiste.
Eppure Pino Pappagallo questo spazio se l’è conquistato, riuscendo ad integrare il proprio patronato CGIL nelle strutture sindacali tedesche. Il binomio CGIL-DGB è opera sua. E DGB significa confederazione dei Sindacati Tedeschi . Significa potere politico che fa tremare i polsi anche alla Cancelliera  Merkel. Significa potere politico che dalla Germania, grazie a Pappagallo, s’è irradiato anche sulla gestione nazionale della CGIl, poggiandosi direttamente sulla pettinatura indomabile della Signora Camusso.  
Gli addetti ai lavori conoscono gli acciacchi che hanno colpito Giuseppe Pappagallo, costringendolo a complicati interventi chirurgici, a  diversi ricoveri e a lunghe convalescenze.  È però  inevitabile l’impressione che mentre il “compagno” Pappagallo ci stava rimettendo la pelle in ospedale, l’uno o l’altro avversario  accumulato negli ultimi decenni, all’interno della sua stessa organizzazione, abbia pensato a un “rinnovamento” fatto di anziani, pur se arzilli,  successori.
Ma è tutto in ordine. Fa parte del gioco. Pappagallo lo sa. Quello che non si sa e che non si dovrebbe mai sapere,  è che non basta mai solo un  “arrivederci e grazie” a chi a un’idea, a un sogno e alla solidarietà ai lavoratori ha dedicato un’intera vita professionale.