Nella foto: Il cimitero di Westhausen -Francoforte. Foto di ©Piergiorgio Danella

FRANCOFORTE – Il 17 novembre alle 11.30 cerimonia per i caduti italiani al cimitero di Westhausen. Nel frattempo il Comune di Francoforte aumenta l’imposta sull’esumazione delle salme

Nel cimitero militare d’onore Westhausen di Francoforte riposano i resti di circa 4.600 italiani raccolti dai luoghi di sepoltura sparsi in vari Länder della Germania. Si tratta di prigionieri militari e civili, deportati, internati e morti in Germania dal 1943 al 1945.

Nel 1943, all’alba del 9 settembre, il Re d’Italia, Vittorio Emanuele III, fuggiva da Roma verso Brindisi, abbandonando al proprio destino le truppe e gli apparati dello Stato. Civili e militari italiani restarono soli di fronte alla durissima reazione dei soldati tedeschi, gli ex alleati che si consideravano da quel momento semplicemente “traditi”.

La Germania nazista dichiarò l’Italia “territorio occupato”. Civili e militari italiani deportati non furono considerati nemmeno prigionieri di guerra ma “internati” con il diritto di trattarli da schiavi. Questi sono i morti sepolti a Francoforte Westhausen e in altri cimiteri militari d’onore in Germania.

Ogni anno una dozzina di famiglie si fa viva dall’Italia, chiedendo di poter rimpatriare i resti mortali dello zio, del nonno, del fratello.

Si tratta sempre di un momento commovente. Un rappresentante del Consolato Generale d’Italia a Francoforte, al quale è affidata la cura del Cimitero d’Onore, e talvolta anche gli stessi congiunti assistono alla cerimonia dell’esumazione. Capita che nelle piccole bare con le ossa si trovi qualche piastrina militare, un pettine, una scarpa, qualcosa che ricorda una persona, un essere umano capitato in Germania nel momento più sfortunato della storia, quando cioè le dittature più feroci, quella fascista e quella nazionalsocialista, ammazzavano gente comune a livello industriale.

Abbiamo scritto che si tratta di un momento veramente commovente.

Però, attenzione: è un’emozione che si avvera solo se sono pagate tutte le fatture. L’esumazione, infatti, avviene a pagamento. A pagamento e tasse comprese! Se una famiglia desidera il ritorno in Patria delle spoglie di un proprio parente assassinato dai nazisti in qualche Lager tedesco o in qualche campo di lavoro per deportati, deve pagare di tasca propria i 2350 Euro di spese di trasporto. E ora viene la parte più macabra. In questa quota sono incluse le imposte da versare, nel caso di Westhausen, al Comune di Francoforte per “esumazione di salma” che si aggirano attorno agli 880 Euro per ogni morto.

Insomma il Comune di Francoforte dice: vuoi portare a casa i resti di uno che è stato brutalmente deportato in Germania e che qui è morto a bastonate o di fame e di stenti? Allora paga Euro 880 e porta via le ossa!

È incredibile che in una città piena e zeppa di “Stolpersteine”, le pietre dell’inciampo, a ricordo delle migliaia di deportati ebrei, antifascisti e “diversi” di ogni tipo sia mostrata così tanta scarsa sensibilità nei confronti delle vittime del nazifascismo.

E se poi si pensa che in questa città si parli quotidianamente di unità europea (soprattutto di quella monetaria) non si riesce a credere che non si trovi una fondazione, una multinazionale, una banca o un’assicurazione che offra sostegno alle famiglie di queste povere vittime. Da parte politica e istituzionale non si registra alcun segno d’indignazione verso un’amministrazione comunale così dura nei confronti dei nostri morti italiani.

Il cinismo comunale francofortese ha raggiunto il colmo con l’aumento di quest’anno di circa 180 Euro dell’imposta a carico delle famiglie dei morti.

Abbiamo ricevuto tutti l’invito del Consolato Generale a commemorare i morti italiani sepolti a Westhausen con una cerimonia il 17 novembre alle ore 11.30. Si faccia in modo di onorare questi morti anche contribuendo ad abolire, ognuno con i propri mezzi, possibilità e prese di posizione, il “disonore” di un pagamento richiesto sulla loro pelle, sulle loro ossa.

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