MONACO – Lettera aperta all’Ambasciatore Luigi Mattiolo

Signor Ambasciatore,

la lettera che si accinge a leggere è inerente a una questione che, ancorché grave, è di facile e immediata soluzione. Ma per giungervi è necessario il Suo intervento.

La questione riguarda la stampa italiana all’estero e la sua disponibilità nei luoghi di incontro della collettività italiana e straniera. Il Corriere d’Italia, giornale cartaceo più diffuso sul territorio tedesco, “Voce della collettività italiana” come recita in prima pagina l’occhiello sui titoli degli articoli principali, è stato fondato nel 1951, quando né Lei né io eravamo ancora nati. È stato voce e collante per i nostri Gastarbeiter, quando in Germania la televisione italiana ancora non c’era e internet era ben lungi da venire. È tra i giornali che da maggio 2017 per decisione del Console Generale Renato Cianfarani non sono praticamente più disponibili presso l’Istituto di Cultura di Monaco. Gli altri giornali interessati dalla decisione del Console sono il periodico Vita e Lavoro, il trimestrale Rinascita flash, il periodico Voce della Baviera, il Notiziario di Memmingen. Spero di non averne dimenticato nessuno. Tutti rappresentano e hanno rappresentato per anni la voce degli italiani in Germania. Negli articoli che pubblicano sono rappresentate le loro iniziative e le loro speranze, le loro preoccupazioni e le loro istanze. Come quella che sta leggendo.

Sulla gravità della decisione di vietare i giornali – mi perdoni l’uso del verbo, ma non ne conosco uno che meglio si adatti a descrivere i fatti – ho manifestato il mio parere di cittadino e di giornalista con alcune mail inviate all’attenzione del Console. Nella prima di esse, datata 18 maggio 2017, ho parlato di lesa libertà di stampa nella quale di fatto si traduceva l’indisponibilità dei giornali, ancorché limitatamente a solo uno dei (pochi) punti di distribuzione della città e tuttavia al più importante: l’Istituto Italiano di Cultura. Di seguito un estratto della mia mail: “La libertà di stampa è un diritto sacrosanto. La libertà di scrivere e pubblicare è però legata alla fruibilità materiale di ciò che viene scritto e pubblicato. Le due cose vanno di pari passo. Limitare la seconda vuol dire limitare la prima, non crede?”.

A questa mail il Console Cianfarani ha risposto il 23 maggio 2017 affermando che “i compiti fondamentali dell’Istituto di Cultura di Monaco di Baviera sono la diffusione della cultura italiana, soprattutto negli ambienti di lingua tedesca …” e che l’Istituto “non è quindi il luogo idoneo per diffondere la stampa italiana”. Per ragioni di spazio, la frase riportata rappresenta un estratto della mail del Console: naturalmente resto a disposizione per fornirne il testo integrale. Poiché il pubblico dell’Istituto di Cultura è misto e quello che frequenta le manifestazioni che vi hanno luogo è soprattutto italiano, nella mia replica al Console ho espresso le mie perplessità. Di seguito un estratto della mia replica: “i giornali in lingua tedesca, che pure da tempo vengono distribuiti all’Istituto, non sono stati rimossi. Sono ancora lì. Numerose copie del Münchner Foulleton, ad esempio. … Perché i giornali in lingua tedesca possono essere offerti al pubblico dell’Istituto e quelli in lingua italiana no?”

E inoltre: “A Roma, al n. 9 di via della Mercede, c’è un dipartimento della Presidenza del Consiglio il cui nome è Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, con vari uffici e servizi. Tra questi ci sono l’Ufficio per il sostegno all’editoria e il Servizio per il sostegno diretto alla stampa. Quest’ultimo si occupa dei contributi per la stampa periodica italiana edita e diffusa all’estero. Se dunque si reputa che la stampa italiana all’estero svolga un ruolo importante (tanto che vengono stanziati fondi statali per sostenerla) perché limitarne la diffusione?”. Purtroppo lo scambio di mail non ha prodotto alcun risultato concreto (la mia replica è rimasta senza risposta) e per diversi mesi nulla è successo. Ho dunque chiesto al Comites di Monaco di farsi carico della questione.

Il Comites ha trattato la questione con il Console e nel mese di febbraio 2018 è stato raggiunto l’accordo di porre i giornali in una rastrelliera da muro accanto alla porta del Comites, la cui sede è al primo piano dell’Istituto di Cultura (all’uopo si rimanda al verbale della seduta n. 16 del 2 febbraio 2018 disponibile in rete nel sito del Comites di Monaco di Baviera). Tale soluzione di compromesso non ha tuttavia risolto il problema. Infatti, poiché il grande pubblico dell’istituto, tedesco e italiano, è quello che frequenta le manifestazioni che hanno luogo al pian terreno (e non fa le scale per salire ai piani superiori), di fatto tale pubblico continua ad essere escluso dalla fruizione della stampa italiana. E ciò succede da oltre venti mesi.

Signor Ambasciatore,

l’articolo 21 della Costituzione recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, recentemente ha affermato che “il pluralismo informativo è un valore fondamentale per ogni democrazia, che va difeso e concretamente attuato e sostenuto”. Le sue parole di difesa nei confronti della stampa sono state riprese nell’editoriale del numero di dicembre 2018 del nostro giornale: “In un tempo in cui pare che tutto debba essere ricondotto alla legge di mercato, il valore del pluralismo nell’informazione torna ad essere al centro del dibattito. Qui ci interessa in particolare quello che dà voce ai territori, alle periferie, alle realtà decentrate, alle collettività italiane nel mondo”.

Signor Ambasciatore,

a metà febbraio è previsto l’avvicendamento del Console di Monaco di Baviera. La prima cosa che il nostro giornale chiederà al nuovo Console sarà quella di consentire che tutta la stampa italiana venga nuovamente esposta nella sala d’ingresso dell’Istituto di Cultura e con ciò ne sia permessa la distribuzione. Ritengo tuttavia che far ricadere sul nuovo Console l’onere di revocare una decisione del suo predecessore sarebbe imbarazzante e forse anche scorretto. Sarebbe dunque auspicabile che fosse il Console Cianfarani a revocare la sua stessa disposizione.

Con questa lettera Le chiedo, a nome del nostro giornale e della collettività italiana a Monaco, di parlare al Console Cianfarani, pregandolo affinché provveda in tal senso.

Nel ringraziarLa per l’attenzione, porgo distinti saluti.

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