Foto: Volodymyr Zelenskyy, Wikimedia

Nel corso del suo incontro a Washington, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha incassato il sostegno del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, ma il clima politico negli Stati Uniti è cambiato notevolmente, portando Zelensky a lanciare un avvertimento chiaro: “Senza aiuti, perderemo la guerra”.

Durante l’incontro con circa 70 senatori, guidati dal leader della maggioranza democratica Chuck Schumer e dal leader della minoranza repubblicana Mitch McConnell, Zelensky, indossando una tenuta militare, ha ringraziato i legislatori per il loro sostegno ma ha evitato di rispondere alle domande dei giornalisti.

Nonostante le promesse di nuovi aiuti da parte di Biden, che ha ribadito il “sostegno per tutto il tempo che sarà necessario” da parte degli Stati Uniti, il clima politico a Washington riflette ora equilibri diversi rispetto a due anni fa. Cresce il fronte degli scettici, in particolare tra i repubblicani, ma anche tra i cittadini americani si nota una certa stanchezza riguardo a una guerra costosa e senza una fine chiara. Questi segnali sono da tenere in considerazione, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali del novembre 2024, in cui si profila uno scontro sempre più possibile tra Biden e Trump.

Tutti gli occhi sono ora rivolti all’America che emergerà da quelle elezioni, in quanto determinerà la direzione futura del conflitto in Ucraina, non solo a Washington e Kiev, ma anche a Mosca e nelle capitali europee.

Nonostante la promessa di un ulteriore pacchetto di aiuti da parte degli Stati Uniti del valore di 325 milioni di dollari, la Casa Bianca ha deluso le aspettative di Zelensky annunciando che non verranno forniti sistemi missilistici tattici militari a lungo raggio (ATACMS) all’Ucraina. Tuttavia, fonti governative hanno successivamente riferito che Biden ha garantito a Zelensky “un piccolo numero di missili a lungo raggio”, che consentirebbero alle forze ucraine di colpire obiettivi più distanti nella Crimea occupata, tra cui la base navale russa a Sebastopoli e il ponte sullo stretto di Kerch, una rotta logistica chiave per le forze russe. Questa decisione solleva preoccupazioni a Washington riguardo alla possibilità che tali missili possano essere utilizzati per attaccare il territorio russo, portando a un allargamento del conflitto.

Nonostante il sostegno apparente della Casa Bianca, Zelensky torna a Kiev con la consapevolezza che il vento a Washington è cambiato. A differenza dell’anno precedente, quando il suo discorso al Congresso è stato accolto con elogi simili a quelli riservati a Winston Churchill, questa volta il Congresso non ha organizzato una sessione congiunta per ascoltare il presidente ucraino.

Anche lo speaker repubblicano Kevin McCarthy ha gelato le aspettative di Zelensky, rifiutandosi di mettere in agenda l’approvazione del pacchetto da 24 miliardi di dollari di aiuti promessi dal presidente entro la fine dell’anno. McCarthy ha sottolineato le preoccupazioni fiscali e l’afflusso di migranti al confine come priorità.

Il sostegno all’Ucraina si è trasformato in una questione divisiva nelle primarie repubblicane, con candidati che esprimono posizioni diverse sulla questione. Questo riflette le divisioni interne nel Partito Repubblicano, diviso tra conservatori tradizionali e fautori dell’approccio isolazionista “America First” inaugurato da Trump.

Il destino dell’Ucraina sembra ora strettamente legato all’esito delle prossime elezioni americane, e le assicurazioni di Biden di rimanere al fianco di Kiev “per tutto il tempo necessario” appaiono meno solide alla luce delle incertezze politiche che si profilano. Il conflitto in Ucraina è diventato una questione politica negli Stati Uniti, con il potenziale per influenzare le decisioni future sull’assistenza militare e sulla direzione del conflitto.