Nella foto a pag. 1: Scarpe rosse, simbolo contro la violenza alle donne. Foto di © Luca su Pixabay

Dalla pellicola di Paola Cortellesi alla dura realtà dei dati sulla violenza di genere nel 2023

In questi giorni il dibattito sulla difesa della donna è molto acceso. C’è come una sorta di nuova consapevolezza, un nuovo risveglio. La cosa drammatica è che si parla di donne ma il discorso è sugli uomini, sono loro che vengono a conoscenza di una realtà troppo spesso sminuita.

Noi donne la situazione la conosciamo bene sin da piccole.

Paola Cortellesi nel suo film ci racconta delle nostre mamme, nonne negli anni 50, quando essere umiliate o picchiate era normale, faceva parte dalle routine famigliare.

Dove gli uomini valevano di più anche in senso monetario rispetto alla donna. Oggi è diverso, siamo nel 2023 … dicevano.

La pagina ufficiale del Parlamento europeo racconta che la differenza di reddito complessivo tra uomini e donne a quasi il 37% nell’UE e la motivazione è nell’essere donna.

Recita: “guadagnano meno all’ora, ma svolgono anche più lavoro non retribuito e meno ore retribuite e hanno maggiori probabilità di essere disoccupate rispetto agli uomini “, in questo bisogna aggiungere la maternità che per quanto sia una gioia infinita diventa spesso discriminante nella carriera lavorativa.

Se con il lavoro le cose sono migliorate ma non risolte almeno nella violenza fisica possiamo avere speranza? Per rispondere a questa domanda vado a leggere un sondaggio europeo svolto da EU Fundamental Rights Agency (FRA) ,(https://fra.europa.eu/sites/default/files/fra_uploads/fra-2014-vaw-survey-main-results-apr14_en.pdf) dove racconta “ a partire dall’età di 15 anni, più di una donna su due ha subito molestie sessuali (55%), una su tre ha subito violenza fisica e/o sessuale (33%, il 22% da parte del partner), una su cinque è stata vittima di stalking (18%) e una su venti di stupro (5%). Il 43% delle donne ha subito violenza psicologica. Il 16% delle donne con partner violenti hanno subito abusi anche dopo la fine della relazione e alcune anche durante la gravidanza (42% dall’ex partner, 20% dall’attuale partner). Nel 2018, sono avvenuti più di 600 femminicidi nell’UE e circa 50 donne muoiono ogni settimana come conseguenza della violenza domestica. Il 28% delle donne ha subito molestie nell’anno precedente al sondaggio e, considerando i cinque anni precedenti il computo, il dato sale al 39%; mentre per le donne disabili, tali percentuali salgono rispettivamente al 36% e al 48%. Inoltre, il 95% delle vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale nell’UE sono donne. Il 75% ha subito molestie sessuali sul luogo di lavoro, che si sono poi spostate in rete in tempi di lockdown. Gli episodi di violenza, online e offline, sono aumentati in numero e in gravità dall’inizio della pandemia.”

Solo in Italia nel 2022 ci sono stati 126 femminicidi di cui 104 commessi in ambito familiare o affettivo; nel 2021 invece il numero delle donne uccise è stato di 119 di cui 102 in ambito familiare/affettivo con neanche la pandemia che ha fermato questa strage: nel 2020 infatti le vittime sono state 116.

La Germania ha un primato su questo: Nel 2021 in Europa stando ai dati dell’Unodc-United Nations Office on drugs and crime, i femminicidi in Germania sono stati 337, in Francia 228, in Gran Bretagna 207 e in Spagna 97. Non sono dati da ignorare perché riguarda tutti noi, uomini e donne, figli e nipoti.

In questi giorni abbiamo letto molto sulla vicenda che ha visto protagonisti due giovani ragazzi, Giulia e Filippo sono i loro nomi.

Come molte storie che vi sembreranno personali capita che a volte l’amore si rompa, soprattutto in giovane età. Chi non ricorda quell’amore che ci ha strappato il cuore e ci ha portato a mangiare nutella con patatine guardando film romantici a ripetizione. Poi all’improvviso quella tristezza svanisce e la ruota dell’amore ricomincia con gioie e delusioni.

Per Filippo quella ruota non si è mai messa in moto, non ha accettato di perdere una sua proprietà e se non poteva averla lui non doveva essere di nessun altro. Quello che è successo dopo lo leggiamo nella cronaca nera ma il vuoto che ha lasciato alla famiglia quello non possiamo comprenderlo, ameno non tutti, quelli che non possono sono i più fortunati.

Dopo i dati che vi ho elencato non possiamo pensare che questa storia sia isolata perché racchiude un pensiero condiviso come un seme piantato dai nonni e che continua a fiore in maniera differente di generazione in generazione.

L’idea della donna del film della Cortellesi, quel piccolo seme che viene tramandato come eredità di pensiero corretto, perché gli antichi la sapevano lunga e le famiglie duravano di più, ci si divertiva con poco ed erano tutti felici.

La polizia di stato italiana ha condiviso un post dove appoggiava la difesa alle donne, sotto quel post migliaia di donne hanno raccontato come le denunce fatte erano state beffeggiate e non registrate dai poliziotti perché definite “sei una bella ragazza può capitare”, “quando ti stupra torna”, “se denunci papà che ha quasi strangolato mamma poi lo rovini pensaci”, e tante altre.

Se ci spostiamo su tiktok troviamo invece molti video sul “Malessere” così viene definito. Video di routine dove riprendono di nascosto il fidanzato molto geloso che non permette alla sua compagna di andare in discoteca, ma lui può andare, vestirsi con gonne corte o vestiti attillati o avere amicizie non controllate. Sono ragazzi di 20/22 anni e vantano questo amore.

Gli esempi non mancano su questo argomento e sempre più spesso ci mettono davanti a una responsabilità condivisa, ognuno di noi può far qualcosa. Educhiamo i nostri figli maschi a rispettarci e a rispettare le donne e le figlie a capire quando sono in una relazione pericolosa.

La Francia ha creato in tal proposito un Violenimetro dove, attraverso la lettura dei comportamenti, ci si rende conto in che tipo di relazione ci troviamo.

Condivide il numero per chiedere aiuto che è 3919, per la Germania 08000 116 016 e per l’Italia 1522.

Il cambiamento parte dalle nostre case e da noi stessi, non possiamo fermare le guerre o risolvere la fame nel mondo ma possiamo essere l’esempio per le generazioni future cercando di prenderci la responsabilità delle azioni subite e inflitte per far si che non si ripetano più.

La violenza in ogni genere non è amore.