Nella foto: Giorgia Meloni. Foto di ©Quirinale.it

Italia, laboratorio politico

È molto raro che le previsioni elettorali ci azzecchino con tanta precisione. L’unica sorpresa è stata la rimonta del Movimento 5 stelle, che si dava per perdente, ed invece si è attestato sopra il 15% tallonando il PD in fase calante. Se non fosse il confronto con le elezioni politiche precedenti, lo si potrebbe quasi considerare un vincitore. In realtà può solo tirare un respiro di sollievo. Cantar vittoria a pieno diritto lo può una sola persona: la signora Giorgia Meloni. La coalizione da lei guidata ha superato abbondantemente il 50% dei seggi e può contare su una maggioranza solidissima e duratura. Sempre che qualcheduno dal suo interno non le tiri qualche sgambetto…

Ridotto a figura patetica oramai, Salvini cerca di nascondere la sconfitta clamorosa della Lega dietro il successo della coalizione del centrodestra, ma nel suo stesso partito si stanno levando voci contro la sua reggenza, e si pensa di sostituirlo con il più popolare Zaia, “governatore” del Veneto. Il partito della Meloni, chiamato Fratelli d’Italia per fedeltà all’inno nazionale, ha superato il 26% dei voti e si è così qualificato a guidare il prossimo governo. In realtà non si era mai visto un risultato così univoco. È difficile che il Presidente della Repubblica, a cui spetta di nominare il capo del governo, possa trovare soluzioni alternative, anche volendo. Neanche dal venerando Berlusconi, ridotto a una vecchia mummia, ci sono da aspettarsi dei colpi di coda. Anche Forza Italia, dopo l’uscita di tante sue forze, sembra oramai ridotta a un Walking Dead. Ma la qualifica di morto che cammina sembra molto più appropriata al Partito Democratico, che grazie a Letta è riuscito a scendere al minimo storico del 18%. Letta ha già dichiarato che si farà da parte, ma fra i suoi potenziali successori non si vede chi potrebbe far meglio di lui, dato che un partito come il PD si sceglie con criteri molto accurati le sue forze.

Nel corpo elettorale italiano, grosso modo, si possono distinguere tre fasce di elettori con caratteristiche differenti:

Gli sfiduciati, cioè tutti coloro che non riescono più a trovare un partito di cui fidarsi, ed alla fine si astengono dal voto. Sono una massa imponente ed in continua crescita da quando i politici hanno messo mano a sempre più bizzarre leggi elettorali, ed attualmente hanno superato quasi il 30%. Il partito più grande, si potrebbe dire, è il loro.

I transeunti, cioè tutti coloro che regalano la loro fiducia per prova a questo o a quel partito, o a qualche personaggio carismatico, ma se ne restano delusi sono pronti a toglierla per passarla a un altro. Sono per lo più elettori giovani alla ricerca di soluzioni nuove. Così si spiegano gli sbalzi estremi che hanno vissuto personaggi come Renzi, Salvini, Di Maio e compagnia bella. La signora Meloni dovrebbe stare attenta, perché potrebbe capitare anche a lei.

Gli abitudinari, cioè tutti coloro che votano fedelmente quel dato partito perché sanno già cosa aspettarsi da esso, ed anche se non ne condividono tante scelte, e ne sono spesso delusi, continuano imperturbabilmente a ripetersi: “Chi lascia la via vecchia per la nuova…” Sono per lo più persone avanti negli anni e costituiscono lo zoccolo duro dei partiti più vecchi, come la Lega, Forza Italia o il PD.

A questo punto sorge la domanda: il governo italiano che risulterà da queste elezioni sarà esso pure qualcosa di nuovo ed originale, oppure sarà un piatto epigono dei regimi ungheresi e/o polacchi?

Certo che il passato della signora Meloni sembra non promettere nulla di buono. Le oche del Campidoglio, anzi della Grand Place, hanno lanciato acuti strilli di allarme prevedendo per l’Italia un futuro pieno di gagliardetti e camicie nere, la von der Layen si è lasciata sfuggire una brutta gaffe parlando agli studenti della prestigiosa Università di Princeton, dove ha insegnato pure Einstein, alla domanda di uno studente se avesse paura degli sviluppi politici in Italia, ha risposto: ”Se le cose si sviluppano in una direzione difficile, disponiamo di strumenti…” il che suona piuttosto vago, ma ha sollevato infuriate reazioni da parte della destra, e non solo, con accuse d’ingerenza nelle questioni politiche interne d’uno Stato sovrano, tanto che Salvini ha chiesto le dimissioni della von der Leyen. La quale è stata costretta a fare marcia indietro alla velocità della luce cercando di “relativizzare” le sue dichiarazioni.

Ma da altre parti si sono levate anche voci a sdrammatizzare favorevoli alla Meloni, primo fra tutti il berlusconiano Tajani, ex-presidente del parlamento europeo, che ha dichiarato che l’Europa non ha nulla da temere dalla Meloni. “Meloni ist nicht die Teufelin” è intitolato un articolo del Frankfurter Allgemeine, prendendo le distanze da tutti gli allarmismi di marca Pd, dato che con queste elezioni “l’Italia è tornata alla normalità politica”. Già, alla sua meravigliosa normalità…

In realtà l’immagine pubblica della Meloni sembra tutta l’opposto di quella truce ed imponente del duce. Lei così graziosa e femminile, minuta, giovanile, spontanea e diretta col suo accento romanesco della Garbatella, non ha nulla di quel carattere fascistoide che traspare in certi suoi colleghi di coalizione.

Ma la Meloni ha la stoffa per diventare la prima “mamma d’Italia”?

Chi vivrà, vedrà. La prima novità che porta è senz’altro positiva, trattandosi della prima donna a capo del governo in Italia, un paese che ne ha visti già di tutti i maschietti e maschiacci. E finora ha dato prova di sapersi bilanciare meglio di certi suoi colleghi dell’altro sesso. Per esempio, da un lato è contraria al reato di tortura contenuto nell’ordinamento giuridico italiano, che ha messo tanto in difficoltà poliziotti e carabinieri con tendenze più o meno sadiche, dall’altra si dichiara favorevole alla creazione di un reato d’integralismo islamico rivolto non contro il terrorismo (per quello ci sono già altre leggi), ma contro le femmine che si velano. Anche riguardo alla legittima difesa viene prospettata una legislazione molto più liberale.

E per l’aborto?

È difficile che essa prenda una posizione d’intrasigenza abolizionista riguardo una prassi a cui è favorevole il 70% degli italiani. Infatti essa ha dichiarato in una intervista pubblica di essere bensì contraria all’aborto, ma di non voler prendere misure restrittive nei confronti di chi ha deciso di abortire, ma di voler venire incontro alle donne che non hanno ancora preso la decisione, ventilando misure assistenziali da parte dello Stato. Un po’ quello che avviene già in Germania.

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