È indirizzata al Vice Ministro degli Esteri Emanuela Claudia Del Re, ai sottosegretari Di Stefano, Ricardo Merlo, Guglielmo Picchi e alle Commissioni Esteri di Camera e Senato la petizione firmata dal personale in servizio presso numerose sedi consolari sparse in tutto il mondo per segnalare “il l proprio disagio nonché le precarie condizioni in cui è costretto a operare all’estero, a causa della crescente riduzione dell’organico della propria sede.”

Sebbene la situazione descritta riguardi tutta la rete consolare, nella petizione firmata nei singoli Consolati e Istituti Italiani di Cultura sono citate le cifre che documentano lo stato di cose preoccupante denunciato dai lavoratori nelle singole sedi estere. La petizione dimostra, numeri alla mano, come siano aumentati i servizi (passaporti, carte d’identità, domande di cittadinanza, iscrizione AIRE, visti, ecc.) e come sia diminuito il personale addetto. La petizione cita le ultime statistiche: “L’Associazione Migrantes segna come il numero dei connazionali all’estero sia quasi raddoppiato nell’ultimo quinquennio; allo stato attuale, si registra, infatti, la presenza di quasi 6 milioni di iscritti AIRE, che corrisponde al 10 % della popolazione italiana”.

Il personale consolare riconduce il proprio disagio anche alle chiusure delle sedi all’estero e denuncia nella petizione: ”A seguito della chiusura di svariate sedi consolari condotta all’insegna del risparmio, ovvero della Spending Review, molteplici circoscrizioni consolari sono state ampliate a dismisura, con l’attribuzione alle rappresentanze italiane in esse dislocate di servizi e compiti difficilmente eseguibili a causa della riduzione del personale ministeriale, il quale, invece di venire adeguatamente staffato, è stato drasticamente diminuito a Roma e all’estero”.

Insomma, la petizione segnala ai vertici del MAECI di essere in pochi e mal organizzati: “Gli accorpamenti delle sedi consolari hanno raddoppiato, se non triplicato o quadruplicato, il numero dei connazionali residenti, quindi degli attivi fruitori dei servizi istituzionali, a fronte di un’inquietante regressione degli addetti ai lavori”. I lavoratori consolari lamentano anche lo stato di abbandono dettato dal vecchiume delle leggi che regolano i rapporti di lavoro, come i “contratti-capestro” degli assunti all’estero: “Con l’occasione ricordiamo che la norma regolante gli stessi, il D.Lgs. 103/2000, non è aggiornata all’evolversi della normativa regolante il mondo del lavoro da esattamente diciannove anni, così come gli stipendi corrisposti che non garantiscono più l’assunzione dei quadri migliori presso le nostre rappresentanze. Inoltre, le procedure farraginose previste per l’assunzione di personale a contratto, le quali comportando tempi lunghi di attesa e non aiutano a fornire alle sedi quell’aiuto immediato che è invece necessario in tempi ragionevoli.”

La petizione descrive una brutta situazione a scapito degli addetti ai lavori e degli utenti accomunati da uno stato d’insopportabile sofferenza: “La buona volontà di ogni singolo lavoratore, lo spirito di squadra e di collaborazione che caratterizzano da sempre l’operato dei dipendenti MAECI a Roma e all’estero non sono più sufficienti a far fronte all’attuale richiesta di servizi da fornire a un bacino di utenza praticamente raddoppiato negli anni. I lavoratori del MAECI sono sottoposti a un livello altissimo di stress come mai avvenuto nel passato”.

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