Nuovo allarme per i cambiamenti climatici. L’Onu: 800 morti ogni ora a causa delle condizioni atmosferiche. E noi dove stiamo?

Nel 1969, quando era ancora cardinale, Joseph Ratzinger scrisse un libro dal titolo “Introduzione al cristianesimo”, divenuto in breve tempo un bestseller per la teologia contemporanea. Tra le prime pagine del testo, (oggi alla ventesima ristampa e tradotto in 17 lingue) Ratzinger racconta un celebre apologo di Soren Kierkegard (1813-1855, filosofo e teologo danese) che vale la pena di conoscere.

In un circo divampa un incendio furioso. Un clown, imbellettato dal trucco e col suo bel naso rosso, corre al paese per dare l’allarme. Ma, così conciato, nessuno lo prende sul serio, tutti pensano ad uno scherzo. E quanto più il clown si affanna ad implorare che si rendano conto della minaccia incombente, tanto più gli abitanti ridono a crepapelle, plaudendo alla bravura della sua recitazione. Alla fine l’incendio arriva e incenerisce tutto il paese.

Questo racconto, portatore di un appello alla conversione, è ancora oggi di grandissima attualità. Potremmo applicarlo alla ragazzina svedese di nome Greta Thunberg. Anche qui un messaggio drammatico (“stiamo distruggendo il pianeta”) irriso da cittadini distratti. E anche qui una messaggera improbabile: una sedicenne, dal viso infantile e lentigginoso, con due lunghe trecce che sembra Pippi Calzelunghe. Ebbene, questa ragazzina sta scuotendo l’opinione pubblica, arrivando fino ai palazzi alti della politica. Da mesi va ripetendo: “Adulti, cambiate. Se il sistema (cioè il modello di sviluppo economico) rovina la terra, cambiate il sistema. Perché devo studiare se poi neanche i politici ascoltano gli scienziati?”. Greta ha così cominciato a scioperare dalla scuola davanti al Parlamento svedese, contagiando milioni di giovani nel mondo, anche da noi. Ha parlato alla conferenza sul clima in Polonia, alle star della finanza riunite a Davos, è stata recentemente proposta per il Nobel della pace. Purtroppo però, proprio come il clown di Kierkegaard, il mondo dei grandi sorride e si gira dall’altra parte. Trump, per esempio, fa orecchie da mercante.

Surriscaldamento del clima, inquinamento dell’acqua (plastica), dell’aria (emissioni cancerogene), del suolo (stoccaggio di rifiuti), non sono più dei vezzi degli ecologisti. Sono una minaccia reale.

Papa Francesco lo ha detto chiaramente nella enciclica Laudato si’. Urgono interventi efficaci, rinunce da parte di tutti, anche a costo di cambiare le nostre abitudini e di andare a toccare gli interessi di potentissime lobbies economiche mondiali.

Ma noi dove stiamo? Urge esserci, per raccogliere una sfida epocale. Avverte l’ONU: una vita umana finisce prematuramente, a causa della sua esposizione all’inquinamento atmosferico, ogni 5 secondi, procurando circa 800 decessi all’ora. Una realtà così grave da far dichiarare all’esperto Onu per i diritti umani e l’ambiente, David Boyd, che “l’umanità sta per causare la sesta estinzione di massa nel mondo”. Boyd, riferendo a Ginevra sulle principali conseguenze del cambiamento climatico e sul declino della biodiversità, per sottolineare il pericolo che ci circonda, ha ricordato che “quello in cui viviamo, secondo le conoscenze ad oggi, è il solo pianeta in cui la vita è possibile”. Nonostante ciò l’umanità sta causando danni irreparabili, più preoccupanti di quelli causati dalla rivoluzione industriale. “Il livello di diossina nell’atmosfera – ha sottolineato – ha raggiunto più di 400 parti per milione, il livello più alto da 650mila anni”. Ciò, spiega, provocherà un cambiamento climatico pericoloso e imprevedibile.

“Le conseguenze di queste condizioni climatiche sono senza appello – ha aggiunto – visto che il 90% della popolazione mondiale è esposta all’inquinamento atmosferico. L’aria inquinata causa sette milioni di morti premature ogni anno nel mondo di cui 600 mila bambini di cinque anni o meno. Più vittime di quante ne possano fare le guerre, le uccisioni, la tubercolosi, l’aids e la malaria messe insieme. L’esperto Onu per i diritti umani e l’ambiente, David Boyd sottolinea inoltre che l’inquinamento causa malattie respiratorie, asma, cancro ai polmoni, problemi alla nascita e turbe neurologiche. Quello che viene preso meno in considerazione è il fatto che questi rischi non sono distribuiti equamente. “Le persone più vulnerabili come i bambini, gli anziani, le comunità autoctone o le donne – aggiunge – soffrono livelli di esposizione all’inquinamento più elevati”. “E la maggior parte dei decessi – prosegue – si registrano in Paesi a basso e moderato reddito”.

Dunque, secondo l’esperto Onu “non c’è alcun dubbio che la cattiva qualità dell’aria viola numerosi diritti fondamentali. Ad esempio quello di ogni essere umano a respirare aria pura”. “L’Onu, dunque – ha proseguito – deve riconoscere il diritto dell’uomo a un ambiente sicuro, pulito, sano e durevole e gli Stati hanno l’obbligo di tutelare i diritti umani dai danni ambientali”.

David Boyd ha, infine, indicato sette misure chiave che gli Stati dovrebbero applicare per rispettare l’obbligo a garantire un ambiente sano. “Devono sorvegliare la qualità dell’aria, identificare le cause dell’inquinamento, informare gli abitanti e coinvolgerli nei processi decisionali sul tema, promulgare norme che determinino limiti chiari contro l’inquinamento atmosferico, elaborare piani di azione contro questo grave pericolo e prevedere fondi adeguati per l’applicazione di questi piani antinquinamento, infine valutare i progressi in questo campo”.

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