Nella foto a pag. 1: Robert Habeck. Foto di © Tobias Heine su Pixabay

Semaforo verde all’uscita dal Governo tedesco. Il Ministro dei Verdi Habeck licenzia il Sottosegretario dei Verdi Graichen

Nelle ultime settimane, il parlamento tedesco, Bundestag, ha affrontato una serrata discussione con relative accuse, più o meno palesi, di nepotismo rivolte a Patrick Graichen, amico, stretto collaboratore e Sottosegretario del Ministro dell’Economia Robert Habeck.

Graichen è stato accusato di aver scelto il proprio testimone di nozze per occupare una posizione di altissimo livello presso l’Agenzia tedesca per l’energia, un’organizzazione a gestione statale.

È dal dopoguerra in poi che in Germania è puntato il dito accusatore contro favoreggiamenti e nepotismo nella gestione della cosa pubblica in altri Paesi, con particolare attenzione e sarcasmo rivolti all’Italia, bersaglio preferito di critiche sia da parte di parlamentari tedeschi sia da parte di stampa, radio e televisioni locali.

Con Habeck e Graichen è saltato sotto gli occhi di tutti che il fenomeno del nepotismo, purtroppo, non riguarda solo gli altri, non è un problema limitato a un singolo Paese (preferibilmente l’Italia), ma può essere riscontrato in quasi tutti i contesti politici delle società civili.

Attualmente, in Germania, le accuse di nepotismo rivolte al braccio destro di Robert Habeck hanno portato il Bundestag a un’ampia esposizione di critiche e dibattiti interni.

Il gioco è sempre lo stesso. Abbiamo un partito alla coalizione di governo, in questo caso i Verdi, che con determinazione tenta di realizzare il proprio programma, chiedendo non pochi sacrifici, appellandosi alla propria integrità morale e abbiamo un’opposizione che tiene gli occhi puntati su ogni mossa falsa.

La mossa falsa c’è stata ed era evidente. La pressione esercitata sul Ministro Habeck è stata tale da portarlo al licenziamento del Suo Sottosegretario.

Patrick Graichen è stato, infatti, Sottosegretario di Stato al Ministero federale dell’Economia e dell’ambiente guidato da Robert Habeck del partito “I Verdi”.

In questo ruolo, Graichen è stato membro di un comitato di ricerca composto da tre persone incaricate di selezionare un nuovo direttore per l’Agenzia tedesca per l’energia. La scelta è caduta su Michael Schäfer, un esperto di energia che, fra le tante cose, partecipa anche ai matrimoni e fa da testimone alle nozze di Graichen.

Nulla di male, un puro caso? Non per l’opposizione che ha esercitato su Habeck una pressione costante che non si è allentata nemmeno quando, durante l’apposita audizione presso la commissione Economia del Parlamento, il Sottosegretario Graichen ammetteva: “Ho commesso un errore nella nomina del direttore della DENA, e mi pento profondamente”. Ha inoltre sottolineato: “Quando è diventato evidente che il mio testimone di nozze e amico di lunga data, Michael Schäfer, stava considerando la candidatura per la posizione, avrei dovuto ritirarmi dal comitato di selezione”.

Con questa ammissione Graichen credeva veramente salva la sua poltrona, sostenuto da Habeck che lo difendeva, affermando che “è legittimo porsi la domanda se l’errore sia così grave da richiedere il licenziamento del Segretario di Stato Graichen”.

Graichen si sentiva salvo anche perché Habeck dichiarava contestualmente che la procedura di selezione per la posizione alla DENA era da ripetere per garantire che la nuova dirigenza di questa Organizzazione possa operare senza accuse di parzialità.

Ma l’opposizione nel Bundestag non ha mollato. Durante un dibattito in Parlamento, Mario Czaja, segretario generale della CDU, ha affermato: “Nell’audizione odierna presso la commissione Affari economici, Robert Habeck ha avuto l’opportunità di porre fine alla vergognosa situazione all’interno del suo ministero. Avrebbe dovuto dire: ‘Questo è l’addio del mio Segretario di Stato. Colloco in pensione il signor Graichen’. Questa sarebbe stata la decisione giusta oggi”.

E non è finita qui. Il democristiano Czaja ha aggiunto: “Purtroppo, dobbiamo nuovamente affrontare il tema del nepotismo nella famiglia Habeck”, facendo riferimento ad altre accuse mosse contro Graichen che coinvolgono i suoi fratelli.

Infatti, il fratello e la sorella di Graichen sono impiegati presso il think tank Öko-Institut, che ha ottenuto diversi incarichi dal Ministero. È importante notare che tali incarichi sono strettamente separati dal lavoro di Graichen. La sorella di Graichen, Verena Graichen, è anche la compagna di Michael Kellner, un altro Segretario di Stato nel Ministero di Habeck.

Fratelli, sorelle, testimoni di nozze fanno a pugni con le garanzie di Habeck e di Graichen sulla trasparenza e sui sistemi di controllo e separazione delle responsabilità proclamati fin dall’inizio della legislatura.

Graichen se ne è andato. Habeck è rimasto. Ed è rimasta un’altra cosa: la consapevolezza che la gestione del potere politico in un qualsiasi Paese democratico non è mai del tutto priva di questi atteggiamenti.

Forse il tizio, testimone di nozze, è veramente una persona in gamba, più in gamba degli altri candidati per assolvere il compito importante. Forse Graichen è veramente un Sottosegretario con i fiocchi e solamente preoccupato di circondarsi di persone in linea con le sue idee e totalmente leali.

Tutto OK per fare politica, se non ci fosse quel dubbio, legittimo, che nessun politico dovrebbe mai fare sorgere nella pubblica opinione.

Habeck alla fine ha agito in maniera politicamente opportuna: ha licenziato tutti quanti. Ha limitato il danno alla sua persona e al suo partito con qualche ammaccatura e noi che stiamo a guardare constatiamo, e speriamo che anche i tedeschi lo capiscano una volta per tutte, che questi fenomeni di favoritismo in politica non sono solo un fenomeno „all’italiana”.

Anche perché noi in Italia abbiamo avuto maestri formidabili come Nicolò Machiavelli, i quali ci hanno spiegato che la politica e la morale sono due cose nettamente distinte. Non si può fare politica con i principi della morale, non si può applicare la regola della morale con gli strumenti della politica.

Noi questo lo sappiamo da circa cinquecento anni. Ci arriveranno anche i tedeschi?

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