Schöntal. “Superare le divisioni alla luce del Vangelo”: è il titolo del Convegno Nazionale 2017 delle Comunità Cattoliche Italiane in Germania e Scandinavia, che si è tenuto nei giorni 18-21 settembre 2017 al Bildungshaus Kloster Schöntal, una delle 12 case di incontri formativi e convegni della diocesi di Rottenburg-Stuttgart.

È stato quindi il tema ecumenico al centro del Convegno degli operatori nelle Missioni, il tema che del resto ha caratterizzato tutto il recente anno pastorale, dagli incontri di Zona (anche con apposite relatori) a quelli Nazionali, come il Convegno dei Laici (19-21 maggio a Simmern) ed il Meeting dei Giovani (17-18 giugno ad Aschaffenburg). L’occasione è stata offerta dal 500° anniversario della Riforma luterana, le cui celebrazioni si concluderanno il 31 ottobre, nel giorno del Reformationstag, quest’anno anche festa civile.

La prima giornata ha avuto un carattere di studio, con un approfondimento storico-teologico del tema, a cura del direttore della Facoltà di Teologia di Lugano, il docente di Storia della Chiesa don Renato Roux, ex missionario a Darmstadt.

Si è partiti dalla riforma di Gesù. “Dall’Ebrasimo al Cristianesimo. Frattura o sviluppo? La riforma cristiana” era il titolo della prima relazione. Per passare poi nella seconda relazione alla “riforma Paolina”. Paolo, con la sua dottrina sulla giustificazione per la fede in Gesù e non per le opere della Legge, e con le scelte del Concilio di Gerusalemme, è riuscito a far superare le tensioni nelle prime comunità cristiane, causate dall’apertura ai pagani.

La terza relazione ha affrontato la riforma protestante. “C’è un Lutero della storia ed uno della fede”, ha subito chiarito il prof. Roux, illustrando poi la situazione socile-politica del tempo, la storia personale di Lutero, la sua teologia sulla giustificazione per la “sola fede”. Alla “Chiesa che se ne va”, la quarta relazione ha contrapposto “la Chiesa che resta”, quella degli Istituti religiosi e rispettivi fondatori di allora, come Sant’Ignazio di Loyola, Santa Teresa d’Avila, s. Filippo Neri, s. Giovanni d’Avila.

Nella seconda giornata dei lavori ha prevalso invece l’approccio pastorale. È stata aperta dall’intervento del Nationaldirektor Stefan Schohe, che ha portato i saluti del vescovo di Amburgo dr. Stefan Heße, l’incaricato della DBK per l’Ausländerseelsorge e per i Rifugiati, ed ha presentato i dati attuali dei cattolici d’altra madre lingua all’interno della Chiesa tedesca.

Il referente Ulrich Reif ha portato i saluti della diocesi di Rottenburg-Stuttgart e illustrato la situazione delle Comunità d’altra madre lingua. In Diocesi ci sono circa 1 milione e 850 cattolici, di cui il 20% d’altra madre lingua, organizzati in oltre 13 gruppi etnici. Con tendenza alla crescita. Gli italiani sono il gruppo più numeroso, con 35 Comunità, seguiti dai Croati con 43 e dai polacchi con 5. Gli italiani registrati sono 99.000, assistiti da 21 sacerdoti, un diacono, dieci collaboratori pastorali assunti.

È subito seguita la relazione di mons. Dr. Heinz Detlef Stäps, dell’ufficio diocesano Ökumene/Weltkirche. Stäps ha descritto la situazione dell’ecumenismo in Germania, che risulta speciale per due motivi: qui è nata la Riforma e le due Chiese hanno più o meno lo stesso numero di credenti. Nel 2015 il 28,9% della popolazione era cattolica, il 27,1% evangelica. Se insieme riuniscono solo poco più della metà della popolazione, “risulta la necessità di testimoniare assieme la fede in Gesù Cristo e di costruire insieme il Regno di Dio”

“Mai prima un giubileo della Riforma è stato festeggiato in modo così ecumenico come nel 2017 – ha detto Stäps -. Se nei giubilei dei secoli passati al centro delle festività stavano sempre l’emarginazione della Chiesa cattolica e la stilizzazione di Martin Lutero come eroe nazionale dei tedeschi, ora invece è molto più la comunanza, la fede comune che non separa ma unisce, ed i giusti desideri di riforma, che oggi sono i nostri comuni desideri”.

“La mia personale impressione – ha continuato – è che almeno nei responsabili della Chiesa evangelica sia cresciuta la convinzione che in quest’anno non la comune Eucaristia possa essere al centro dell’interesse, ma il comune impegno per i poveri e la testimonianza per il mondo”.

“Ma non dimentichiamo – ha concluso Stäps – che non siamo noi a fare l’essenziale. E’ lo Spirito di Dio che ci donerà l’unità e lo farà probabilmente in un modo del tutto diverso da come noi lo possiamo immaginare”.

Il pomeriggio è stato dedicato alla tavola rotonda sulle coppie di confessioni differenti, ed alle testimonianze sulla propria esperienza, dibattito avvenuto anche in tre gruppi di studio (sui rapporti con le parrocchie, i matrimoni misti, le iniziative ecumeniche).

La terza ed ultima giornata, aperta dalla relazione del Delegato nazionale delle Missioni p. Tobia Bassanelli (vedi un estratto nella pagina accanto, ndr), e proseguita con le relazioni dei tre gruppi di studio, è stata caratterizzata da un vivace dibattito, anche allo scopo di elaborare alcune proposte pastorali concrete da proporre nelle Missioni.

Ci si è per esempio trovati d’accordo che, senza rinunciare, nascondere o minimizzare la propria identità, è estremamente decisivo fare attenzione alle persone. Nei matrimoni biconfessionali, non bisogna mai perdere di vista la sostanza dell’intervento pastorale, rivolto al bene della coppia ed al successo della rispettiva famiglia.

Il Convegno Nazionale è sempre un buon luogo di incontro tra gli operatori pastorali delle Missioni. Permette quelle conoscenze e quei contatti personali che altrimenti è difficile avere. Promuove un approfondimento su temi importanti e comuni. Anche il Convegno di Schöntal, in aggiunta alle analisi dottrinali e pastorali sull’ecumenismo, ha contribuito a rinsaldare la coscienza di essere tutti uniti al servizio umano e religioso degli italiani in Germania.

Nella foto: I partecipanti al Convegno nazionale delle MCI 2017

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