Necessario essere uniti per combattere la barbarie. Lo chiede Trump ai Paesi del Golfo e all’Europa per isolare gli estremisti islamici

Cito nel titolo l’esortazione fatta dal Presidente degli Stati Uniti un paio di giorni prima dell’attentato terroristico compiuto a Manchester il 22 maggio scorso, alla fine del concerto di Ariana Grande nel palazzo Arena. Fatto orribile, che ha comportato la morte di una trentina di ragazzi ed il ferimento di 60, ovviamente eseguito “In nome di Allah, il misericordioso e il generoso. Questo è solo l’inizio: i leoni dello Stato Islamico stanno cominciando ad attaccare tutti i crociati. Allah Akbar, Allah Akbar”. Il che ha sconvolto il Regno Unito e non solo.

Assassinio, compiuto dal 23enne Salman Abedi, di scarsa conoscenza religiosa, effettuato dopo quelli eseguiti all’aeroporto di Orly, il 18 marzo, a Westminster il 22 marzo 2017, a Parigi, il 20 aprile e, il 23 maggio, a Minya, in Egitto, contro i Copti e a Kabul, con un’autobomba vicino all’ambasciata tedesca. Poi la strage compiuta in Siria da Assad che ha ucciso i suoi cittadini col gas nervino. E la recente minaccia iraniana di distruggere Israele. Atrocità che, purtroppo, avvengono ogni giorno con ciò che ne consegue.

Spesso compiute da Musulmani con passaporto europeo, come il sopra nominato Abedi, di origini libiche ma naturalizzato britannico e Khalid Masood, di origini nigeriane, nonché i due cittadini francesi, il magrebino Adrian Karim Cheurfi e Ziyed Ben Belgacem, di origine tunisina, o Ismail Hosni, l’attentatore italo-tunisino che la sera del 18 maggio ha aggredito in Stazione Centrale a Milano due militari e un agente di Polizia. Persone, a volte, con precedenti penali. Comprensibile, quindi, l’intenzione di Trump di formare una coalizione moderata per bloccare il terrorismo, effettuare sanzioni e tagliare gli aiuti finanziari a Paesi che lo sostengono.

In effetti, la minaccia dell’integralismo islamico non è stata, finora, sconfitta o arginata. Il che rende ragionevole e necessario il ritorno, propugnato da Trump, alle alleanze con Israele, i Sunniti e con l’Europa che sembra non essere in grado di difendere la società cristiana senza gli aiuti militari degli Stati Uniti. Il cui neo Presidente, benché autore del bando che vieta l’accesso negli Usa di cittadini di sei Paesi musulmani, e sostenitore, durante la sua campagna elettorale, dell’islamofobia, il 20 maggio scorso ha ringraziato i leader di 50 Paesi musulmani che lo hanno accolto in Arabia Saudita, dicendo loro che il suo “è un messaggio di amore per aprire una nuova era nei nostri rapporti”, ed invitandoli ad affrontare il fanatismo islamista con una lotta fatta per distinguere “il bene dal male … non tra diverse fedi, sette o civiltà ma tra barbari criminali che cercano di obliterare la vita umana e le persone perbene di tutte le religioni “.

Un desiderio di pace che gli fa condannare l’Iran perché “sostiene il terrorismo e ha aiutato Assad a compiere atti deprecabili in Siria”. Disapprovazione confermata dalla promessa che “arriverà il giorno che il popolo iraniano avrà il governo giusto e che merita”. E dall’invito ai leader religiosi musulmani “di lanciare un messaggio chiaro”, in quanto “la barbarie non vi porterà nessuna gloria “.

Necessaria, quindi, una coalizione ed una collaborazione al fine di “creare una grande coalizione per distruggere il terrorismo e per segnare l’inizio della pace per il Medio Oriente”. Gli Stati Uniti, dice Trump, sono pronti a schierarsi al vostro fianco, ma le nazioni del Medio Oriente non possono attendere la potenza americana per combattere un loro nemico. Devono decidere che genere di futuro vogliono per se stesse, i propri paesi, i propri bambini”. Quindi “opporsi all’uccisione di Musulmani innocenti, all’oppressione di donne, alla persecuzione di ebrei e al massacro di Cristiani”. Scopi per raggiungere i quali “le nazioni del Medio Oriente non possono aspettare che sia l’America” ad agire. Perché devono essere loro “a battere questo nemico che uccide in nome della fede”, nonché non offrire “rifugio ai terroristi” e a collaborare per isolare l’Iran. Obiettivo per cui, per lottare contro il finanziamento del “terrorismo”, ha fatto un accordo con i Paesi del Golfo ai leader dei quali ha detto che se scelgono “la via del terrorismo, la vostra vita sarà vuota, la vostra vita sarà breve”. Ma “lavorare insieme per isolarlo” in quanto siete “voi le prime vittime degli estremisti”. Perché, solo così “ è possibile arrivare alla pace”, come affermato davanti al Muro del Pianto.

Il gesto di Trump è rivoluzionario, come lo è il fatto che abbia visitato i Sauditi e offerto loro e al resto del mondo arabo una solida alleanza contro il terrorismo. Un segno di forza, di amore per la vita e la pace, che vanno difese dall’attacco dei terroristi. Cosa che gli Europei ancora non fanno o non possono fare da soli. E speriamo tutti che alle parole seguano i fatti.

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