Una pubblicazione mensile come la nostra non è abituata a porre domande sui fatti accaduti poiché ha tutto il tempo per occuparsi di analisi e di commenti su quant’è già stato pubblicato dalla stampa quotidiana. In questo caso, però, quelle che pubblichiamo sono più domande che risposte. Oltre quattro milioni di elettori a fronte di circa un milione di voti è un fatto che di domande ne suscita parecchie. Solo tre su dieci aventi diritto al voto hanno mandato al Consolato la propria scheda. Si può parlare di astensionismo? Si può parlare di una procedura elettorale difettosa? Si può parlare di un bacino elettorale che nessuno, sino a oggi, ha seriamente analizzato sul piano sociologico e, di conseguenza, politico? Abbiamo cercato di saperne di più sulla situazione in Germania, interpellando la nostra Ambasciata a Berlino e chiedendo il numero delle schede inviate, quelle tornate indietro poiché non recapitate, il numero dei votanti in Germania e via dicendo. Berlino ha risposto: “In Germania gli elettori iscritti all’AIRE cui è stato inviato il plico elettorale sono stati 605.527; a questo numero vanno aggiunti gli elettori che si trovavano temporaneamente in Germania e che hanno chiesto di partecipare al voto da qui, di cui tuttavia al momento non ho il numero totale. Per quel che riguarda gli altri dati, essi non possono purtroppo, su precisa indicazione del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, essere resi pubblici, al momento (anche perché lo spoglio, come noto, è ancora in corso, e la diffusione dei dati sull’affluenza è di esclusiva competenza del Ministero dell’Interno). Non appena il dato sarà ufficiale, esso sarà disponibile sul sito del Ministero degli Interni (può trovare tutte le informazioni in merito al link http://elezioni.interno.gov.it/camera/scrutini/20180304/scrutiniCE)”.

Quindi, “al momento” le domande restano e cerchiamo di capire almeno quanto fino a ora è certo e cioè i risultati di queste elezioni.

Il Pd ha vinto le elezioni all’estero con il 26% dei consensi alla Camera e il 27% al Senato. Cinque dei dodici seggi riservati alla Camera vanno al Pd.

Il Centrodestra si è aggiudicato 3 seggi e un seggio a testa va al M5S, Maie, Usei e +Europa. Dei 6 seggi al Senato, il Pd e il centrodestra ne conquistano 2 a testa. Ne prendono poi uno ciascuno Maie e Usei. Complessivamente il Pd conquista sette seggi, il centrodestra cinque, il Maie e l’Usei due, il Movimento 5 Stelle e +Europa uno, per un totale di 18 (12 alla Camera e sei al Senato).

Le maggiori preferenze al PD sono state espresse nel collegio Europa.

E vediamo chi è stato eletto

Alla Camera: nella Ripartizione Europa sono Massimo Ungaro e Angela Schirò del Pd; Simone Billi per il Centrodestra; Elisa Siragusa del Movimento 5 Stelle e Alessandro Fusacchia di +Europa.

Nella ripartizione America meridionale i quattro seggi vanno a Mario Alejandro Borghese del Maie; Eugenio Sangregorio dell’Usei; Luis Roberto di San Martino Lorenzato di Ivrea della Lega e a Fausto Guilherme Longo del Pd.

Per l’America settentrionale e centrale sono state elette Fucsia Fitzgerald Nissoli per Forza Italia e Francesca La Marca per il Pd.

Nella ripartizione Asia-Africa-Oceania, per la Camera, il seggio va a Nicola Carè del Pd.

Al Senato: in Europa conquistano un seggio Laura Garavini del Pd e Raffaele Fantetti di Forza Italia.

In America meridionale sono stati eletti Riccardo Merlo del Maie e Adriano Cario dell’Usei.

In America settentrionale e centrale è eletta Francesca Alderisi di Forza Italia.

Nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide il seggio va a Francesco Giacobbe del Pd.

Vediamo da vicino la ripartizione che ci riguarda di più e cioè l’Europa e in particolare la Germania

Laura Garavini (PD) è l’unica eletta al Senato (quello stesso Senato che la neo eletta Senatrice voleva abolire, sostenendo il Referendum di Renzi) con residenza all’estero in Germania e precisamente ad Amburgo. Alla camera è stata eletta un’altra italiana di Germania che è Angela Schirò, docente a Karlsruhe. La Germania si conferma come buona “piazza elettorale” con due mandati che prima erano stati di Caruso e della stessa Garavini. Vediamo tutti gli altri che sono stati mandati alla Camera dalle loro residenze europee. Massimo Ungaro (PD) è un manager e vive a Londra. Anche Elisa Siragusa (M5S) vive a Londra e anche lei può essere definita una manager. Simone Billi (Centrodestra- Lega) vive in Svizzera ed è un altro manager nel settore energetico. Alessandro Fusacchia (+Europa), sembra essere l’unico candidato eletto con residenza in Italia a Rieti e sembra essere comunque un professionista della politica, essendo già stato collaboratore di vari ministri.

E passiamo al Senato dove troviamo la già citata Garavini Laura, alla quale si aggiunge Raffaele Fantetti di Forza Italia. Anche il neo eletto senatore Fantetti risiede a Londra e anche lui è un manager dell’editoria.

Ed ecco la classifica: Gran Bretagna al primo posto che manda a Roma un Senatore, Fantetti, e due deputati, Massimo Ungaro ed Elisa Siragusa. Segue la Germania con una senatrice, Garavini e una deputata Schirò. Poi Simone Billi che vive in Svizzera ed Alessandro Fusacchia che pare non essere iscritto all’AIRE.

E i vecchi nomi, cui c’eravamo ormai abituati dopo due legislature?

Tutti fuori. Via Micheloni, Farina, Caruso, Di Biagio. Via l’intera generazione dei primi eletti all’estero, con una biografia molto legata ai patronati. I nuovi? Abbiamo scritto cinque sei volte la parola “manager”. E sono questi i nuovi eletti. Quasi tutti provenienti dal mondo manageriale. È forse questa la nuova espressione dell’emigrazione italiana con il Laptop sotto il braccio? L’età media non sembra superare i quarantacinque anni. Sembra tutta gente comunque lontana dal vecchio mondo dei patronati e dell’associazionismo. Questo è quanto si sa.

Abbiamo cominciato con una domanda e non possiamo fare a meno di chiudere con una domanda: chi è rimasto fuori dall’esercizio del voto? Quelli che non hanno ricevuto la scheda elettorale? Quelli che l’hanno semplicemente buttata nella carta straccia? Quelli che volutamente hanno rifiutato di votare per disinteresse o per protesta? Poiché lo Stato Italiano, tra spese postali, stampa del materiale elettorale, pubblicità a pagamento e impiego di personale suppletivo per lo svolgimento delle elezioni ha speso un bel po’ di soldi, farebbe bene a darsi e a darci una spiegazione.

Che venga dalla nostra Ambasciata o dal Ministero dell’Interno o da qualche altra postazione statale, una spiegazione deve esserci. Tiratela fuori.

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