Nella foto: Zetkin (terza da sinistra) al Gasthof zum Löwen a Bendlikon presso Zurigo 1893, insieme alla famiglia Bebel e alcuni altri prominenti rappresentanti del movimento socialdemocratico da destra a sinistra: Ferdinand Simon (1862–1912), Friederike Simon, nato Bebel (1869–1948), Clara Zetkin, Friedrich Engels, Julie Bebel, August Bebel, Ernst Schattner, Regina Bernstein (1849–1923) e Eduard Bernstein. Foto di Wikipedia

Se storici, romanzieri e registi si sono prodigati nel rievocare le vicende della Germania degli anni ‘30 fino al processo di Norimberga, sviluppando ogni rivolo del fiume di crisi politica e sociale di quella nazione, specialmente riguardo al problema della crisi istituzionale della repubblica di Weimar, l’ascesa del nazismo, la questione ebraica, l’entrata e la sconfitta nel secondo conflitto mondiale, fino alla divisione della Germania; molto di meno si è trattato il ruolo di alcuni tedeschi che durante e dopo la Prima Guerra Mondiale influirono sulla sorte della Germania e del Mondo.

Sappiamo che il capo supremo dell’esercito imperiale russo, il generale Brasilov è famoso per la lentezza nel contrattaccare le forze austro tedesche nella Galizia, regione di confine a sud della Russia nelle sue mani da secoli, oggi parte della Polonia ma anche dell’Ucraina. Sappiamo che il Governo liberaldemocratico di Kerensky decise di continuare la guerra dopo la prima rivoluzione di febbraio del 1917. Il contrattacco fu sanguinoso, l’esercito repubblicano russo cedette in più punti, la Galizia appena riconquistata cadde per sempre, dopo una accanita resistenza tedesca che le fece perdere i modesti guadagni di territorio ottenuti fra il 1914 e il 1916. Una Caporetto a tutti gli effetti. Dal 16 luglio al 20 dello stesso mese del 1917, perfino l’Ucraina venne occupata dalle forze della Triplice. I morti crebbero a migliaia, il potere decisionale degli alti ufficiali perse di credibilità per la rivalità dei generali e per il fatto che la logica pacifista dei consigli di fabbrica (soviet) governò i militari ormai stanchi nelle trincee.

Hermann Eichorn e August Bebel

Eroi di queste stupende manovre militari che porteranno l’esercito Guglielmino a Kiev, di molto superiori alle avanzate hitleriane di più di 20 anni dopo, fu Hermann Eichorn, assassinato a Kiev, appena conquistata, il 30 luglio da parte di una cellula terrorista su ordine dei Socialisti Rivoluzionari Russi. Ma altri tedeschi ebbero ruoli di spicco nelle fasi più convulse della prima e della seconda rivoluzione russa. Parliamo di August Bebel, morto nel 1913, segretario del vetusto partito socialista tedesco, da lui fondato nel 1869, il glorioso SPDAP, il Partito Socialdemocratico dei Lavoratori. Pacifista, contrario all’antisemitismo, peraltro era di cultura non estranea alla maggior parte della dirigenza di quel partito, che bollò con coraggio di imbecillità, quando in Francia furoreggiava il caso Dreyfuss. Scrisse in modo profetico sul ruolo fondamentale della donna nella società socialista e fondò l’Internazionale Socialista Europea con il francese Jean Jaurès. Se questi non fosse morto assassinato da un nazionalista e se Bebel non fosse improvvisamente morto di tisi, forse la prima guerra mondiale non sarebbe scoppiata.

Isaac Deutscher e Hugo Eberlein

È ora di citare poi, due comunisti Isaac Deutscher e Hugo Eberlein. Il primo fu biografo di Trotsky – chi non ne ha ancora letto la splendida biografia Il profeta disarmato? – e fu vicepresidente del tribunale Russell che indagò sui crimini di guerra Statunitensi nella guerra del Vietnam. Il secondo invece prese parte al Congresso fondatore del Partito Comunista tedesco, e poi al primo congresso del Comintern del 19.3.1919, dove assunse incarichi dirigenziali. Ma nel 1928 guidò la c.d. frazione interna del partito che tentò di riconciliarsi con i socialisti moderati che 10 anni prima avevano spalleggiato i nazionalisti nella guerra civile contro gli Spartachisti, quando erano stati assassinati dai nazionalisti Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, capi storici del Partito Comunista. Circostanza che avrebbe potuto salvare il collasso della Repubblica solo se si fosse stati uniti a difesa della classe operaia. E che invece divenne minoranza di fronte al tradimento perfino degli ex compagni a favore dei nazionalisti conservatori.

Ebert fuggì in Russia inseguito dalla Gestapo, cadde nelle mani di Stalin e subì la deportazione nei Gulag fino al 1945. Quindi visse poveramente nei sobborghi di Berlino est, finché negli anni ‘60 fu riabilitato e oggi lo si ricorda perché col suo nome si fregiano speciali reparti delle attuali forze armate tedesche.

Richard von Kühlmann e Max Hoffmann

È ora il turno di Richard von Kühlmann e di Max Hoffmann, capi della delegazione tedesca al tavole della pace separata con i bolscevichi di Brest-Litovsk. Richard nacque a Costantinopoli, fu anello di congiunzione con gli Ottomani, perché in quella capitale fu ambasciatore tedesco e si prodigò affinché l’impero turco entrasse nell’alleanza con l’Austria-Ungheria. Dal 1916 e fino alla fine del 1918 fu Ministro degli Esteri. Dopo la pace che firmò coi bolscevichi capì come la sua vecchia tattica di dividere il fronte dell’Intesa fosse fallita, soprattutto perché la manovra che congegnò con la spia Parvus, di spingere la Russia rivoluzionaria a far la pace separata, non sembrava avere subito l’effetto sperato. La lenta trasmigrazione delle forze del fronte orientale a quello occidentale, dovuta alla mancanza di carburanti necessari al trasbordo; e la parallela entrata in guerra delle forze nordamericane, con notevole foraggiamento per le truppe al fronte occidentale, gli fecero pronunziare un discorso pubblico nel 1918 rivolto ai militari prussiani per il ritiro delle truppe e la pace immediata con gli alleati. La classe dirigente di Corte respinse tale proposta che avrebbe evitato più di una anno di guerra e che gli provocò il pensionamento forzato. Max neppure si limitò a dormire sugli allori militari piuttosto entrò in contatto con la vera punta di diamante dello spionaggio tedesco verso i russi e i comunisti che già si trovavano da esuli in Germania. Parvus appunto, amico di Lenin e Trotsky. Si trattava di Alexander Gelfand, un ebreo russo, naturalizzato tedesco, che aveva criticato alla fine dell’800 con notevole fervore, in una suo battagliero giornale politico di Monaco la politica evoluzionista del partito socialdemocratico e che invece aveva magnificato lo spirito rivoluzionario del piccolo partito bolscevico. Gelfand – in codice Parvus per la piccolezza della persona, piuttosto tondeggiante, ma dotato di un’intelligenza politica non indifferente – fece di tutto per sovvenzionare gli esuli comunisti. Dopo tali eventi Parvus espatriò in Turchia e là da buon commerciante si arricchì, mantenendo ottimi rapporti sia col governo tedesco che coi rivoluzionari. Successivamente Parvus rientrò in Germania e dal 1914 rafforzò i rapporti col Cancelliere von Bethmann-Hollweg, longa manus dell’Imperatore. Fin dal 1915, documenti segretissimi del governo testimoniano la erogazione attraverso Parvus di milioni di marchi ai rivoluzionari suoi amici per la propaganda. Del pari, i diari di Max Hoffmann confermano quanto già si sapeva di Lenin e soci, che raggiunsero la Prussia dalla Svizzera, passando per la Germania allo scopo di rovesciare definitivamente lo Zar, ma anche che tale progetto godeva il favore dei Prussiani. Infatti, la Corte imperiale, la diplomazia e i servizi segreti erano convinti della necessità di una pace separata, con le Potenze Occidentali, produttiva di un effetto sicuro dato dal finanziamento e dall’appoggio al transito. I capi dei servizi segreti – secondo documenti pubblicati da Der Spiegel nel 2007 – Walter Nicolai e Kurt Riezler fornirono fino alla caduta dell’impero russo mezzi molto ingenti ai bolscevichi,sempre con la mediazione di Parvus che morì a Berlino nel 1926 ricchissimo. In fondo, la pace di Brest-Litovsk del marzo 1918 e il Patto Molotov -Ribbentrop del 23 agosto 1939, rispettarono lo stesso canone. Tuttavia furono nefasti per l’Europa al pari della pace di Versailles del 1919.

Clara Eissner Zetkin

Vogliamo però concludere questa breve carrellata di protagonisti forse dimenticati per il loro ruolo nei rapporti fra la Germania imperiale e la Russia rivoluzionaria con la figura di una combattente, le cui convinzioni politiche sono moralmente e diametralmente opposte alle ambigue posizioni or ora svelate. Parliamo di Clara Eissner Zetkin, che dapprima fu dirigente del Partito Socialista Tedesco, e che patrocinò i diritti delle donne come pietra fondamentale dell’emancipazione del proletariato. Fino al 1917 fu molto critica delle scelte consociative del partito socialista alla politica conservatrice dell’Impero Prussiano. Quindi insieme alla Luxemburg fondò la lega spartachista di ispirazione bolscevica lottando nel 1919 a Monaco e a Berlino contro i nazionalisti, nei primi mesi della repubblica di Weimar. E nel 1920, sotto il simbolo del KPD (il Partito Comunista) rappresentò l’anima più democratica al Reichstag fino all’ascesa al Potere di Hitler nel 1933, anno in cui morì di stenti in Unione Sovietica, peraltro non lontana dall’ideologia maschilista nazista. Il suo pensiero può essere riassunto in una frase emblematica che pronunciò a Mosca nel 1920 in piena guerra civile: “quando gli uomini tacciono per paura o per conformismo, è dovere delle donne alzare la voce in difesa degli ideali di giustizia e di pace!”.

Mica male come programma di azione in questo grave momento di guerra!

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