Il padiglione Italia alla fiera a Francoforte. Foto di ©Daniele Messina

Lenta ripresa dopo la crisi del Covid: quest’anno solo duemila espositori invece dei soliti settemila e passa alla Fiera del Libro a Francoforte. Però ci si può chiedere se i vecchi fasti torneranno mai più come prima: oramai molte piccole case editrici stanno considerando se non sia più conveniente per loro stringere contatti d’affari con altri mezzi più moderni, e soprattutto più economici. Che Francoforte, ad ogni fiera importante, si trasmuti in una specie di vampiro per i suoi ospiti, è un fatto che è stato lamentato da molte parti

L’ospite d’onore quest’anno era il Canada, simpatico paese che ha scelto di presentarsi dentro un ampio spazio oscuro completamente vuoto di libri, ma reso suggestivo da scie luminose multicolori che seguivano un percorso ondulato. „Alquanto spettrale“ lo ha giudicato il Frankfurter Rundschau. In realtà, paragonando l’attuale edizione della Fiera del Libro con quelle antecovid, non si poteva sfuggire, di Halle in Halle, ad una sensazione di vuoto e di mancanza di vita. Ma per fortuna è intervenuto uno scandaletto a smuovere le acque stagnanti. Una degli autori invitati ha ritirato la sua partecipazione, ma non perché era malata di covid, o era stata arrestata sotto accusa di vilipendio della nazione, o perché aveva litigato col suo editore, ma per puri motivi ideologici. Jasmina Kuhnke è una giovane scrittrice che si autodefinisce „afrotedesca serbocroata“ e che ha pubblicato un solo romanzo autobiografico intitolato programmaticamente „Schwarzes Herz“. Su Twitter ha oltre 100mila Followers, che sicuramente aumenteranno dopo il suo clamoroso exploit: invitata a partecipare ad una discussione sul suo tema preferito, l’antirazzismo, si è tirata indietro inaspettatamente, invitando altri autori al boicotaggio della Fiera del Libro a causa della presenza, fra le migliaia di espositori, di un paio di piccole case editrici di estrema destra. La sua dichiarazione su Twitter è stata apodittica: „Io non parlo con i nazisti. Io non ascolto i nazisti. Io non leggo i libri dei nazisti“. Questo è un peccato, perché è vantaggioso tenersi informati sugli argomenti dei propri avversari. Ed è un brutto inciampo della cosiddetta „cultura inclusiva“ che, tutta ad un tratto, si smaschera per esclusivista. Infatti, se nella Fiera del Libro prevalesse quel criterio ideologico, allora perché tenerlo ristretto agli estremisti di destra, e non estenderlo pure a quelli di sinistra? Ci sono a Francoforte anche gli stand di piccoli editori dell’estrema sinistra, della cui presenza Frau Kuhnke & simpatizzanti non si sono mai scandalizzati, benché il ben più autorevole Parlamento Europeo, a grande maggioranza, abbia deciso l’equivalenza di comunismo e nazionalsocialismo. Ed allora, perché non escludere dalla Buchmesse pure loro e, già che ci siamo, pure gli iraniani ed i sauditi e i pachistani, ed altri stati islamici per la loro politica antifemminista? Il direttore della Fiera del Libro, Jürgen Boos, intervistato su questo tema dalla rete TV della SWR, ha dichiarato: „Fintantoché questo non ferisce la Costituzione, anche gli espositori politicamente estremisti sono permessi“ e „Non deve piacerci, ma deve essere possibile, poiché per noi la libertà di opinione è il più alto bene“.

Frau Kuhnke ha giustificato il suo invito al boicottaggio dichiarandosi genericamente impaurita dal fatto che la presenza di quelle terrificanti case editrici richiamasse visitatori di estrema destra; quasi che la loro esclusione d’autorità non potesse richiamarne a maggior ragione. E poi, i suoi timori sembrano piuttosto pretestuosi: cosa temeva concretamente? Forse che i Neonazis la prendessero a pernacchie mentre parlava al microfono contro di loro? O che le tirassero in faccia Mein Kampf davanti a tutti? Punto dalla curiosità, sono andato a cercare uno di questi stand così tremendamente scandalosi agli occhi di Frau Kuhnke, cosa che senza il suo scop non avrei mai fatto. E ne ho trovato uno in cui non ho osato entrare, dato che era pieno di gorillacci tutti vestiti di nero, molto più simili a buttafuori da discoteca che a topi di biblioteca. Mi hanno guardato minacciosamente quando ho estratto la macchina fotografica. Ho quindi girato alla larga, ma nel farlo mi sono accorto che attorno curiosavano anche altri ospiti della Buchmesse. Il fascino discreto dell’ideologia? Ho preferito recarmi nella Halle 4.1, riservata alla stampa straniera. Ho trovato una bella presenza di francesi, spagnoli, greci, turchi e… anche italiani! Qui sono sì che stato accolto da sguardi amichevoli e sorrisi gentili.

Lo spazio espositivo dell’Italia era piuttosto ampio, ma il suo contenuto era deludente: c’era solo una serie di piccoli scaffali bianchi con qualche edizione di piccoli editori. Il centenario di Dante era ricordato da qualche scritta ufficiale ed una mezza dozzina di riproduzioni dei disegni colorati di William Blake, il mistico poeta e pittore inglese del ‘700, quando Mondadori avrebbe potuto offrire la sua nuova e lussuosissima edizione illustata della Divina Commedia con le suggestive immagini di Gabriele Dell’Otto, o magari Rizzoli le accurate e sensibili immagini di Federico Zuccari. Già, dove erano andati a finire i grandi boss dell’editoria italiana, i vari Mondadori, Feltrinelli, ecc. ecc.? Vuoto totale. Be’ speriamo che le cose migliorino fra tre anni, quando toccherà all’Italia il ruolo di ospite d’onore. Anche le manifestazioni collaterali, organizzate dall’IIC di Colonia ma private dell’interesse e del sostegno delle grandi case editrici, si erano ridotte al minimo necessario. Si segnalano una Lectio Magistralis tenuta dal prof. Alberto Casadei dell’Università di Pisa sul tema: „I segreti della Divina Commedia“ nell’aula del nuovissimo Museo del Romanticismo annesso alla Casa di Goethe. Lo stesso docente ha poi partecipato a un incontro con i due scrittori Edordo Albinati e Giuseppe Lupo dal tema“Se tu segui tua stella non puoi fallire. I grandi narratori raccontano il loro Dante“. Ospiti presso l’Istituto di Cultura Spagnola, l’“Instituto Cervantes“, ha avuto luogo un incontro fra tre famose scrittrici: Rosa Montero (Spagna), Dacia Maraini (Italia), e Natassja Martin (Francia), ed intitolato „La letteratura dischiude gli orizzonti – Tre donne in un dialogo europeo“.

Per tornare all’attualissimo problema del razzismo, infine, segnaliamo un interessante contributo scientifico del prof. Guido Barbujani professore all’Università di Ferrara ed esperto nel campo della genetica della popolazioni e genetica evoluzionista, che ha smascherato con serietà impeccabilmente scientifica tutta l’insulsaggine contenuta nella mitologia razzista in un dialogo con Stefan Klein intitolato „L’invenzione delle razze. Capire la biodiversità umana“. Con rigorosi argomenti basati sulla genetica molecolare egli ha sottratto il terreno sotto i piedi alle speculazioni razziste. Vorremmo infine segnalare sempre in tema una presenza eccellente, anche se non italiana, che si è occupata di questo problema con la massima serietà, e non si è tirato indietro dalla sua missione di portarlo a conoscenza ai visitatori della Buchmesse. Si tratta dello scrittore Asfa- Wossen Asserate, rampollo di un’antichissima famiglia etiope imparentata addirittura con il Negus, ed egli stesso uomo di colore, Grazie alla sua conoscenza diretta, immediata e non velata da pregiudizi ideologici della reale situazione in Africa, egli ha scritto un libro pregiato dal bollino di Spiegel Bestsellerautor ed intitolato „Wer hat Angst vorm schwarzen Mann?“ in cui offre al lettore un’analisi fattuale ben diversa di quella offerta da certi intellettuali occidentali. Senza mettere in mostra alcuna paura della presenza di neonazisti, il principe Asserate ha presentato il suo libro nelle sale della fiera, esponendo serenamente e razionalmente il suo punto di vista, del tutto scevro da puntigli e da rivendicazioni moralistiche. Si può solo restare ammirati davanti a tanta lezione di civiltà.

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