Nella foto: Armando Varricchio, Ambasciatore d’Italia a Berlino. Foto di ©Ambasciata Berlino

Intervista all’ambasciatore S.E. Armando Varricchio

Ambasciatore Varricchio, innanzitutto la ringrazio per averci concesso questa intervista il cui scopo è anche quello di presentarla alla comunità italiana. Ci parli un po’ di lei.

Assumo l’incarico in Germania dopo una lunga esperienza diplomatica che si è svolta tra l’Europa e gli Stati Uniti. Mi sono occupato moltissimo di questioni europee, sono stato due volte negli Stati Uniti, da ultimo come Ambasciatore fino a giugno scorso, ed ho avuto a Roma una serie di incarichi di alto livello, sia alla Presidenza del Consiglio, sia alla Presidenza della Repubblica. Quindi ho avuto modo, nella mia carriera, di occuparmi di importanti questioni internazionali, economiche e strategiche. Credo moltissimo nell’Europa, mi sento profondamente europeo e credo che non ci sia alleato o amico più forte e più importante per l’Italia che la Germania. La mia missione qui vuole proprio significare la grande importanza che la Repubblica Italiana vuole attribuire allo sviluppo dei rapporti con la Germania.

Lei ha assunto servizio quale Ambasciatore d’Italia a Berlino da pochi mesi. In Germania è presente da decenni una numerosissima collettività italiana: quali sono, a suo avviso, il contributo e il valore aggiunto che gli italiani residenti in Germania possono dare ai rapporti bilaterali fra i nostri due Paesi?

Intanto mi consenta, attraverso le vostre colonne, di mandare un grande abbraccio a tutti gli italiani di Germania. Non devo certamente ripercorrere la storia di questo rapporto umano fra Italia e Germania. Certamente se vogliamo prendere in considerazione il periodo che va dalla ricostruzione civile, democratica, economica dell’Italia e della Germania nel secondo dopoguerra, il ruolo delle comunità italiane in questo paese è stato straordinario. La Germania di oggi non sarebbe quel grande, ricco e prospero paese senza il contributo degli italiani, e questo ci viene sempre riconosciuto. Siamo tanti, abbiamo ruoli molto significativi, dobbiamo cercare sempre più di lavorare insieme per promuovere questa integrazione che non passa soltanto a livello dei governi, ma cammina ogni giorno sulle gambe di tanti uomini e donne italiani che in questo paese tengono alta la bandiera.

Sono in corso le elezioni dei Comites. Quale messaggio vorrebbe dare alla collettività italiana in Germania in vista di questo importante appuntamento elettorale? A suo avviso, come potrebbero lavorare assieme Ambasciata, rete consolare e Comites, per favorire l’integrazione della collettività italiana in Germania e la promozione della lingua e della cultura del nostro Paese?

La partecipazione e il ruolo degli italiani sono importanti: per questo motivo tutti i connazionali devono fare sentire la propria voce. Gli organismi rappresentativi sono interlocutori essenziali per noi che rappresentiamo qui lo Stato italiano. In vista delle imminenti elezioni per i Comites, pertanto, il mio invito a tutti è: votate, partecipate perché per noi, e per me in particolare, è estremamente importante poter avere una relazione continua con chi parla a nome della comunità.

Spesso occorre attendere mesi per avere un appuntamento per un passaporto o una carta d’identità presso un Consolato italiano in Germania. Questi tempi di attesa creano disagio in seno a una collettività che in questo Paese sfiora ormai il milione di cittadini tra iscritti AIRE e residenti di fatto. Allo stesso tempo è noto l’enorme carico di lavoro dei nostri Consolati. Cosa si potrebbe fare, con il coordinamento dell’Ambasciata e con l’aiuto dei Comites, per velocizzare i servizi consolari?

Questo è un problema di tutti i paesi del mondo con consolati all’estero che hanno grandi comunità. Si trovano a gestire con risorse limitate numeri molto grandi. Nel caso dell’Italia il numero degli italiani all’estero continua a crescere. Noi siamo un paese che oramai ha una presenza all’estero grandissima. A fronte di questo, i nostri uffici hanno delle strutture certamente ridotte, e quindi possiamo utilizzare due grandi risorse che sono la grande buona volontà e l’organizzazione. Sulla buona volontà posso dare garanzie assolute, perché sin dal mio primo giorno ho dato indicazioni precise, sia a chi in ambasciata si occupa del coordinamento consolare, sia ai nostri Consoli, di lavorare con impegno perché è questa la priorità numero uno. La seconda è l’organizzazione, cioè cercare di rendere sempre più efficiente il sistema utilizzando anche gli strumenti che le tecnologie oggi ci offrono. So bene, perché di questo mi sono occupato anche negli Stati Uniti, che quando noi utilizziamo gli strumenti digitali dobbiamo anche pensare di evitare differenze tra le persone. Perché ci sono anche coloro che hanno meno dimestichezza con questi strumenti. Si tratta di un tema che va al cuore della comunità italiana, che per me è una sola. Ci sono sia le persone che sono qui da molto tempo e che magari hanno percorsi di vita, di educazione di un certo tipo, sia il giovane ricercatore manager e scienziato. Per me la comunità italiana è unica, e quindi voglio che tutti si sentano a casa in consolato. L’organizzazione vuol dire cercare di sfruttare gli strumenti digitali, ma anche di avere quella caratteristica di noi italiani -e mi lasci dire che è solo di noi italiani, perché gli altri paesi non fanno questo- che è di avere sempre un volto, una voce che ascolta. Noi dobbiamo essere in grado sempre di poter ascoltare gli italiani, non semplicemente di comunicare attraverso un video o una tastiera.

È ormai scattata l’era “Post Merkel”. Inizierà di conseguenza una nuova era nei rapporti tra Italia e Germania o resterà, sostanzialmente, tutto come prima?

Nella vita non rimane mai tutto così come era prima. Il cambiamento è sempre positivo perché crea nuove opportunità, ci pone nuove questioni. Noi non abbiamo alcun dubbio che l’amicizia tra Italia e Germania rimarrà un rapporto forte. C’è una nuova compagine politica a cui noi facciamo molti auguri, ovviamente da osservatori, perché noi per definizione non entriamo nel merito delle decisioni. Il grande impegno del governo e delle istituzioni italiane è di mettere sempre la bandiera italiana nei rapporti con la Germania. Noi stiamo già parlando con i partiti che comporranno la nuova coalizione per spingere l’idea che la Germania ha bisogno dell’Italia in Europa. Vediamo una fase di grande cambiamento, è un cambiamento epocale, che riguarderà il modo di produrre e il modo di restituire la ricchezza, il modo di vivere. I grandi problemi che noi viviamo si risolvono lavorando insieme. Nessun paese può farlo da solo. La Germania ha interesse a lavorare in maniera stretta con l’Italia. È quello che io sto dicendo agli interlocutori politici che incontro in questi giorni, e quindi mi auguro veramente che il prossimo governo tedesco possa subito iniziare un rapporto di grande collaborazione con il governo italiano.

Progetti futuri?

Vorrei innanzitutto esprimere soddisfazione per l’inizio del mio mandato come Ambasciatore in Germania. In questi primi mesi ho potuto ricevere in visita a Berlino il Presidente del Consiglio Mario Draghi, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nonché il Ministro degli Affari Esteri. Pochi giorni fa, inoltre, si è tenuta in Ambasciata – che è la casa di tutti gli italiani in Germania – la cerimonia di consegna del “Premio per la cooperazione comunale fra Italia e Germania”, alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella e del Presidente federale Steinmeier. I miei progetti sono quelli di lavorare a Berlino, ma anche, come sto facendo oggi qui a Francoforte, di girare questo grande paese per far sentire la mia vicinanza alle comunità, per conoscere i problemi, le articolazioni e le ricchezze di un paese che è un po’ come il nostro. Ha tante diversità, tante ricchezze che devono essere tutte valorizzate, e l’Ambasciata vuole da questo punto di vista essere aperta, essere un punto di riferimento per tutti, perché Berlino non deve essere una città lontana, ma considerata veramente una casa aperta a tutti. Questo è l’impegno, per questa missione che vivo con grande entusiasmo. Ancora una volta grazie per questa occasione, e auguri al giornale per questo bellissimo anniversario perché settanta è una data importante. Negli Stati Uniti c’è questa espressione: i settanta sono i nuovi 50, cioè che si è sempre giovani, quindi veramente lunga vita al Corriere d’Italia e grande sostegno a tutti coloro che lavorano per una causa molto importante.

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