Nella foto: Ettore Brissa. Foto archivio privato

Un grave lutto ha colpito la comunità italiana di Heidelberg. Lo scorso 19 luglio si è spento Ettore Brissa, 91 anni, per decenni docente di cultura e civiltà italiana all’Istituto Traduttori e Interpreti dell’università di Heidelberg, raffinato traduttore e autore di importanti saggi storici sulla Resistenza e sulla storia d’Italia.

Era nato a Domodossola nel 1932, dove il padre Antonio era commissario di polizia; ha trascorso l’infanzia a Cannobio, sul Lago Maggiore, località dove tornava regolarmente non appena gli era possibile. Il giovane Ettore, dopo la maturità classica conseguita al liceo Berchet di Milano, andò a studiare Filosofia a Pavia, dove fu borsista del prestigioso collegio Ghisleri e si laureò nel 1954 sotto la guida di Giulio Preti con una tesi sul pensiero di Marx.

Dopo un periodo di perfezionamento degli studi accademici a Zurigo, assunse l’incarico di docente universitario di cultura e civiltà italiana all’università di Heidelberg, città dove è rimasto a vivere fino al pensionamento e oltre. Accanto all’attività di docente universitario, Ettore Brissa si è prodigato a vari livelli e in diversi contesti quale mediatore della cultura italiana in Germania.

Le sue conferenze pubbliche, ripetutamente tenute a Heidelberg e in altre città tedesche e sistematicamente intitolate Italien im Wandel – Wandel in Italien (un titolo che con ironia lasciava sempre inalterato perché sempre valido nel corso dei decenni, pur mutando i contesti e le problematiche) erano un’occasione di confronto e proficuo scambio di idee, oltre che di aggiornamento per molti degli auditori. Per il suo impegno nel campo delle relazioni culturali italo-tedesche nel 2012 Brissa ha ottenuto la Stauffer-Medaille del Land Baden-Württemberg.

L’ultima sua pubblicazione s’intitola Per un alfabeto della memoria Aprile 1945/2020 ed è dedicata alla ricostruzione di eventi della guerra di liberazione partigiana.

Ettore Brissa lascia la moglie Katharina, interprete e traduttrice, i figli Antonio ed Enrico (docente all’università di Jena e capo dell’Ufficio protocollo del Bundestag), i nipoti Carlotta, Cosima, Nikolaus e Chiara. Lascia anche un vuoto doloroso nel cuore di tanti allievi, colleghi e amici che lo hanno conosciuto e hanno potuto apprezzare la sua profonda cultura, la sua generosità umana e la sua tagliente ironia.