Nella foto: Beckenbauer (al centro) festeggia la vittoria del Mondiale 1974 con Gerd Müller (a sinistra) ed Helmut Schön (a destra). Foto di ©Von Bert Verhoeff für Anefo,Wikipedia

Omaggio a Franz Beckenbauer e Gigi Riva: due leggende un solo cuore nel calcio

30.000 tifosi, ex-compagni di squadra, dirigenti, allenatori, commissari tecnici, amici vicini e lontani, massime autorità istituzionali, parenti e conoscenti sono confluiti venerdì 19 gennaio nella Allianz Arena, modernissimo tempio del calcio bavarese, per commemorare la figura umana e calcistica di Franz Beckenbauer, spentosi domenica 7 gennaio dopo una lunga malattia.

In 75 minuti, trasmessi in diretta tv dall’ARD (primo canale tedesco) il presidente della società FC Bayern Monaco, Herbert Hainer, il Bundespräsident Frank-Walter Steinmeier, il capo del governo bavarese Markus Söder, l’ex compagno di viaggio Uli Höness e l’ex arcivescovo metropolita di Monaco e Freising Card. Reinhard Marx hanno ricordato il percorso umano e calcistico di Beckenbauer, per tutti Kaiser Franz.

“Con la sua eleganza, sensibilità e il modo educato di comportarsi in campo anche con gli avversari Franz ha dato lustro al calcio tedesco e mondiale”, così lo ha ricordato il presidente della società calcistica monacense Herbert Hainer.

Il Presidente della Repubblica Federale Tedesca, Steinmeier, ha sottolineato invece l’impegno sociale di Beckenbauer. Già nel 1984, con 800mila marchi, si fece promotore di una Fondazione per aiutare disabili, malati e persone cadute inconsapevolmente in difficoltà. Oggi, l’omonima Fondazione, guidata dalla moglie Heidrun, dispone di 20 milioni di euro e sostiene costi per strumenti, attrezzature per disabili, operazioni e medicine costose, necessarie per salvare la vita a bambini.

Il capo del governo bavarese Markus Söder ha invece messo in risalto l’umiltà e la semplicità di Beckenbauer nei contatti umani con gente semplice, tifosi e non, esaltandone le qualità umane e ha aggiunto: “Franz è un’icona senza tempo, campione in campo ed esemplare fuori campo”.

La fraterna amicizia fra Uli Höness e Franz Beckenbauer è durata 58 anni. Gli inseparabili hanno determinato la scalata del Club e la realizzazione di molteplici progetti. Il più prestigioso è la costruzione dell’Allianz Arena, senza dubbio il tempio più bello e moderno del calcio mondiale. La realizzazione, ha ricordato Höness, è stata possibile solo grazie all’instancabile opera di sensibilizzazione di Franz, che è riuscito a far disputare i Mondiali del 2006 in Germania, vinti – come si ricorderà – dall’eterna antagonista Squadra Azzurra.

“Sono a tutt’oggi molto addolorato – ha proseguito Höness – per il fango che hanno gettato addosso a Franz dopo essersi così tanto prodigato per convincere le Federcalcio di tutto il mondo a votare per la Germania. Senza l’impegno, la signorilità e la reputazione che Franz godeva nel mondo la Germania non avrebbe mai potuto vivere e condividere con tutto il mondo la nostra Sommermärchen. Grazie Franz per la tua sensibilità per i deboli e i meno abbienti e grazie per tutto ciò che hai fatto tu e che vorrà continuare a fare la tua famiglia. Tu purtroppo non ci sei più, ma la tua grande opera rimane!”.

Per la cronaca Beckenbauer era stato accusato di aver fatto alcuni pagamenti pochi chiari ad alcune Federcalcio africane e asiatiche in cambio di voto per l’assegnazione alla Germania dei Mondiali 2006.

Nel descrivere le caratteristiche calcistiche di Beckenbauer, Gianni Rivera, ex bandiera del Milan e della Nazionale anni 60 e 70 ha affermato: “Franz è stato il più grande calciatore tedesco di tutti i tempi. Ma attenzione, lui non era un libero. Era un giocatore che occupava tanto spazio in campo da davanti, alla difesa, fino alle spalle degli attaccanti. E in tutto quel campo lui ci metteva le sue idee”.

Ricordiamo alle giovani generazioni che Gianni Rivera, prestigioso regista del Milan e della Squadra Azzurra incrociò Franz Beckenbauer nella semifinale del secolo, nel 1970 all’Azteca di Città del Messico vinta ai supplementari dagli Azzurri, grazie proprio alla sua rete. E ricorda: “Quando segnai il 4-3 c’era anche Franz lì, davanti alla porta con una vistosa fasciatura alla spalla. E ho presente ancora oggi la sua faccia. Più di lui era arrabbiato solo il portiere Sepp Maier. Poi, però, a fine partita ci salutò tutti e ci fece gli auguri per la finale col Brasile di Pelè che purtroppo perdemmo per 4-1. Era un gran signore, anche fuori dal campo!”.

Eleganza nel dribbling, educazione e correttezza in campo e fuori hanno fatto di Franz il “Kaiser” del calcio tedesco. Fra i traguardi più prestigiosi vale la pena ricordare gli Europei in Belgio, vinti contro l’allora Unione Sovietica per 3-0 e nel 1974 i Mondiali, superando l’Olanda a Monaco per 2-1.

Dopo la prematura eliminazione agli Europei di Francia del 1984 ad opera di Spagna e Portogallo, a Beckenbauer viene affidata la Deutsche Elf pur non essendo in possesso della licenza di allenatore.

A Messico 1986 la Germania di Beckenbauer arriva in finale, ma contro l’Argentina di Maradona perde 3-2. Il Kaiser si prenderà la rivincita a Roma, 4 anni dopo, grazie ad un discutibile calcio di rigore, trasformato da Andreas Brehme all’85’.

Dopo il trionfo a “Italia 90” come commissario tecnico, Beckenbauer lascia la guida della Nazionale a Berti Vogts per andare a fare un’esperienza sulla panchina del Marsiglia.

Quasi tre anni dopo viene chiamato in soccorso a Monaco. Il suo Bayern navigava in pessime acque. Da buon navigatore riesce a stabilizzare la squadra che lo ripaga con la vittoria del campionato. Il resto è noto.

All’estremo saluto hanno aderito anche tanti italiani vicini e lontani che lo ricordano come leale avversario e grande estimatore del calcio italiano tanto da favorire prima l’arrivo di Trapattoni come allenatore per le stagioni 1994/95 e 1996/98 e poi di Ruggiero Rizzitelli, primo giocatore proveniente dalla Serie A. Beckenbauer si è spento all’età di 78anni. Per la verità non si era mai ripreso né dai disastri cardiaci, Parkinson e da un infarto oculare e nemmeno dal dolore della prematura perdita dell’appena 47enne figlio Stephan per un tumore al cervello.

Nella foto : Gigi Riva in maglia azzurra durante la vittoriosa amichevole del 9 giugno 1973 a Roma contro il Brasile. Foto ©Wikipedia

Ma, mentre stiamo terminando di redigere l’articolo, arriva ora un’altra terribile notizia: È morto Gigi Riva all’età di 79 anni. Rombo di Tuono, così l’aveva soprannominato il grande giornalista sportivo Gianni Brera per la potenza del micidiale sinistro a 100 km/h, era arrivato in ospedale alle 3 del mattino di lunedì 22 gennaio per infarto. Alla richiesta dei medici di procedere ad un’angioplastica il Bomber chiede di decidere solo dopo un consulto con i suoi familiari.

Alle ore 17.50 l’improvviso peggioramento e la corsa in sala operatoria, ma alle 19.10 il cuore cessa di battere.

Anche il calcio italiano resta ora orfano di un grande idolo, il più prolifico attaccante della storia degli Azzurri con 35 gol in 42 partite. Nonostante le offerte da capogiro, Riva è rimasto fedele al suo Cagliari per tutta la vita e alla Sardegna, sua terra di adozione.

In questo funesto mese di gennaio, Beckenbauer e Riva hanno raggiunto Pelé e Maradona, altri due fari del calcio mondiale, non più avversari ma compagni di gioco nell’invisibile stadio dell’Aldilà.

Gli inni che accomunano questi 4 fenomeni del calcio mondiale possono essere senza dubbio quelli italiani scelti dal Kaiser: “E più ti penso” di Tony Renis, Mogol e Morricone, “Nessun dorma”, tratto dalla Turandot di Giacomo Puccini e “Con te partirò” di Lucio Quarantotto e Francesco Sartori.

L’interpretazione è di Jonas Kaufmann, la più grande voce tenorile tedesca di fama mondiale.