Nella foto: ©Noemi Gentile (m. rossa).

Prima Bundesliga di calcio femminile, intervista a Noemi Gentile

Misurarsi ai massimi livelli è l’ambizione di ogni atleta in qualsiasi disciplina. L’aspirazione è ancora più forte quando si tratta di calcio e per di più di quello femminile che nel corso degli ultimi 20 anni si sta propagando sempre di più in molti i paesi europei ed extraeuropei.

Noemi Gentile, classe 2000, pare essere il primo caso di una calciatrice con origini italiane che è approdata in prima Bundesliga ovvero nella massima divisione tedesca. È nata a Fellbach, cittadina alle porte di Stoccarda, da genitori entrambi calabresi di Cariati, in provincia di Cosenza. Seconda figlia di Antonio Gentile, ex attaccante degli “anni d’oro” degli Azzurri di Fellbach, Noemi inizia a tirare i primi calci già all’età di 5 anni nei “pulcini” dell’SG Untertürkheim. L’anno successivo passa alla F-Jugend di Waiblingen dove vi rimane fino al passaggio alla C-Jugend di Fellbach. Nel 2016 fa il salto nell’SC Sand di Friburgo nella cui Prima squadra 4 anni dopo, il 16 settembre 2020, debutta come centrocampista in prima Bundesliga. Per la tenace e volitiva Noemi si realizza un grande sogno. Contro lo Jena segna anche la sua prima rete. Con 45 gare nelle gambe, al termine della passata stagione le viene offerto un buon contratto biennale dal Potsdam (alle porte di Berlino). Società e nuove compagne di squadra la nominano capitano. Purtroppo alla seconda giornata contro il Duisburg strappa i crociati del ginocchio destro. Un brutto colpo per lei e per la squadra, ferma al 12° ed ultimo posto di classifica con un solo punto all’attivo, messo a segno nella prima gara a Brema contro il Werder.

Noemi ricorda così il brutto momento dell’infortunio:

“Al 40’ del primo tempo in un contrasto sotto porta, la portiera mi ha duramente colpito al polpaccio destro e sono caduta. Mi sono rialzata ed ho continuato a giocare fino all’inizio del secondo tempo. Al 50’ però, mentre correvo, si è girato il ginocchio destro ed ho capito subito che si sarebbe trattato di un grave infortunio, simile a quello che mi era capitato nel 2016. Sono quindi rimasta a terra. È arrivato il medico sportivo con il massaggiatore. Preso atto della gravità dell’infortunio mi hanno messo sulla barella e portata in ospedale dove mi hanno subito operata.

Come sta andando la convalescenza ed il recupero post-operatorio?

Sono sulla via della ripresa. Sono stata dai miei genitori a Fellbach/Stoccarda ed ho fatto riabilitazione presso il Centro del VfB. Ora spero di rinforzare bene la muscolatura in modo da poter rientrare in squadra entro febbraio.

Come possiamo immaginare la tua giornata di recupero?

Ogni mattina ho un’ora di fisioterapia e 2 ore di allenamento di rinforzo dei muscoli delle gambe e del ginocchio. Non mancano poi gli esercizi agli attrezzi, la piscina e la graduale ripresa della corsa.

Quando pensi di poter far rientro in squadra?

Purtroppo menzionare una data è ancora troppo presto. Però, come dicevo, spero in un ritorno in squadra per la fine di febbraio. Per aiutare però veramente la squadra, che dopo il mio infortunio ha subito solo sconfitte, devo riconquistare veramente forze e forma.

Come nasce la tua passione per il calcio?

Ho iniziato a tirare i primi calci già a 5 anni in una squadretta di maschietti. Questa passione credo che mi sia stata trasmessa da mio padre e da mio zio Giovanni Calabrò che ha allenato per 20 anni gli Azzurri di Fellbach. L’istinto e la passione per il calcio credo che sia innata nella nostra famiglia. Destino ha voluto che mia sorella sposasse un calciatore professionista col quale spesso mi confido.

A che età hai cominciato a capire di poter fare il salto nella categoria “professionisti”?

Avevo 13 anni allorquando mi arrivò la prima convocazione per la Nazionale tedesca U15. Credo che sia il sogno di ogni giocatore o giocatrice. D’altronde per me il calcio è la mia vita. Passo i miei fine settimana sempre sui campi con maschi e femmine, all’aperto o in palestra.

Certamente si vive per il calcio. Ma si riesce a vivere anche di calcio?

Beh, credo proprio di sì. Negli ultimi due o tre anni il calcio femminile ha fatto un bel salto. L’interesse della gente cresce di giorno in giorno, grazie anche ad una maggiore considerazione della Federcalcio tedesca. Competizioni quali i Mondiali e gli Europei, grazie all’alta qualità agonistica, sono un’importante vetrina ed un magnete di attrazione di pubblico, di radio, televisione e carta stampata. Questa vetrina è una logica conseguenza della promozione del calcio femminile già nelle categorie nazionali, regionali, provinciali e circoscrizionali. Ovviamente il calcio femminile è lontanissimo dalle possibilità di guadagno di cui gode quello maschile. Tuttavia qualcosa, almeno in Germania e in Italia si sta muovendo. Sì, si riesce a vivere anche di solo calcio.

Quali sono le società che pagano meglio e che sono le più ambite da voi calciatrici?

Credo il Wolfsburg, Francoforte e Bayern di Monaco. In Italia penso alla Juventus, Milan e Roma.

Per quanti anni ti sei legata contrattualmente col Turbine Potsdam 71?

Il mio contratto è per due stagioni. Ho cambiato società soprattutto per fare un’altra esperienza e crescere in un altro ambiente, conoscere e condividere nuove sfide.

Qual è l’obiettivo minimo stagionale che dovete raggiungere?

Evitare ad ogni costo la retrocessione. So benissimo che attualmente la nostra situazione è molto critica, ma non dobbiamo scoraggiarci. Come si dice: la palla è rotonda e può succedere ancora di tutto. Nulla è scontato!

Appena sei arrivata al Potsdam sei stata nominata “capitana”. Che cosa significa per te quella fascia?

Sono rimasta letteralmente sorpresa di questa nomina da parte di tutto lo spogliatoio e dei vertici della società. So benissimo che la fascia non è solo onore ma significa anche assunzione di responsabilità in campo e fuori. Perciò sono doppiamente preoccupata per la mia forzata assenza dal campo,

Quanta influenza hai sullo spogliatoio e sull’allenatore?

Purtroppo l’ultimo posto in classifica ha inevitabilmente determinato anche un cambio di allenatore. La società ha esonerato il 38enne Sebastian Middeke e assunto il 58enne Sven Weigang. Anche col nuovo tecnico il rapporto è ottimo. Ci consultiamo tutti i giorni.

Tu hai indossato la maglia della Deutsche Elf in diverse categorie giovanili. Pensi di riuscire a suscitare l’interesse della ct Martina Voss-Tecklenburg, che ha vinto 8 Europei di cui 6 consecutivi?

Sinceramente vorrei indossare un giorno la “maglia azzurra”. La Germania mi ha dato e mi sta dando tanto, ma il mio cuore è azzurro e batte per l’Italia. Se si avverasse questo sogno, sarei la più felice del mondo!

Ultimamente c’è più di qualche giocatrice che ha lasciato la Bundesliga per la Premier League. Si apre anche per voi un nuovo mercato?

Ormai anche nel calcio femminile le cessioni sono sempre più frequenti. Dopo un paio d’anni in Bundesliga ci si vuole trasferire in Inghilterra, Francia o Italia. Il calcio femminile sta cambiando molto.

Qual il tuo augurio per questo neonato 2023?

Il mio primo augurio è di tornare presto in campo e più forte di prima. L’altro augurio o meglio sogno è di poter indossare la maglia azzurra.

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