Nella foto: Valeria Vario

Intervista a Valeria Vairo giornalista e autrice

Dopo il successo di “Profumo d’Italia – Ein Hauch Italien”, primo libro dell’autrice Valeria Vairo, nel giugno 2016 è stato pubblicato “Il sapore della vita – Der Geschmack des Lebens”, dtv (Deutscher Taschenbuch Verlag). Da settembre dello stesso anno è in vendita in Italia il libro “Monaco d’autore”, antologia che raccoglie dodici racconti di autori italiani tra cui Valeria Vairo. Nel 2022 esce, sempre per la dtv, “Un’altra Italia”, l’ultima fatica dell’autrice nata a Como.

„Un’altra Italia“– „Italien einmal anders“ è il titolo del tuo nuovo libro. Vuoi raccontarci veramente un’altra Italia oppure è quella che in realtà meglio descrive l’essenza dell’italianità, vale a dire “essere ostinatamente diversi e in direzione contraria”?

In “Un’altra Italia – Italien einmal anders” descrivo un’Italia diversa rispetto a quella dei cliché che si hanno all’estero. Nel primo libro, “Profumo d’Italia – Ein Hauch Italien” mi sono divertita a rimanere in equilibrio tra pregiudizi e verità, questa volta invece ho voluto guardare il mio paese da un altro punto di vista, quello della creatività e del cambiamento. Racconto quell’Italia che è stata capace di accogliere elementi “estranei alla sua cultura” facendoli suoi e arricchendosi, quell’Italia fucina di idee e di gente laboriosa che, nonostante tutto, riesce ogni volta a trasformare situazioni di difficoltà in vere e proprie sfide al cambiamento. Per fare questo mi sono messa in viaggio… e in questa “altra Italia” ho trovato un angolo di Tibet, una pianura di turbanti colorati, grattacieli che inneggiano al verde, vecchi villaggi con una seconda vita e donne indomite in cammino accanto ai loro animali. Credo che l’essenza dell’italianità più che essere “ostinatamente diversi e in direzione contraria” sia forse la capacità di cambiare direzione quando serve. Quello che è successo per esempio con i proprietari dei Trabucchi che da pescatori hanno cambiato direzione diventando ristoratori trasformando quelle stesse “macchine da pesca” in ristoranti tipici, oppure le direzioni diverse che stanno prendendo i borghi abbandonati come Happy Village.

Spesso agli autori viene chiesto “perché hai scritto questo libro”? Qual è stata la motivazione? Evitiamo questa domanda e sostituiamola con un’altra: perché in questo momento della tua vita, non avresti potuto scriverne un altro?

È una domanda molto bella Alessandro grazie. Effettivamente sono passata dall’Italia sognata e dei ricordi romantici dei due precedenti libri a un’Italia più concreta e reale. Non avrei potuto scrivere diversamente perché in quel momento della mia vita si stava preparando, benché ancora a mia insaputa, un nuovo contatto emotivo, psicologico con il mio paese. L’idea di fare un viaggio e andare personalmente alla ricerca delle “particolarità” che ho descritto e delle persone da intervistare personalmente è stato la preparazione ad una nuova fase della vita che al momento mi vede in Sicilia da diversi mesi. Avevo bisogno di riappropriarmi dell’Italia reale per poter fare questo passo.

Hai vissuto molti anni in Germania e come ben sai i tedeschi hanno comunemente un’immagine ben precisa dell’Italia, disorganizzata, incoerente, politicamente instabile, provincialista. Cosa c’è di vero nei cliché e cosa, invece, è profondamente falso?

Sì 22 anni di Germania mi hanno dato la possibilità di guardare l’Italia da lontano e a volte anche con gli occhi dei tedeschi. Purtroppo non posso smentire l’immagine tedesca dell’Italia che tu hai schizzato. L’Italia può essere anche disorganizzata, incoerente, politicamente instabile, provinciale. Io stessa, in questi mesi italiani sto vivendo una specie di shock culturale perché passare da un paese in cui molto è organizzazione e rispetto delle regole a uno dove i criteri sono diversi non è facile. Ciò che è profondamente falso, invece, è proprio il fatto che gli stranieri pensano che la loro sia un’immagine ben precisa del nostro Paese. Cosa che non è perché l’Italia non può essere ridotta ai suoi “peccati”. L’Italia è molto altro e soprattutto, spesso gli elementi negativi elencati prima danno agli italiani la possibilità a livello individuale di sviluppare flessibilità, ingegno, creatività e proprio quella capacità di reinventarsi in ogni occasione. Di questo vado molto fiera.

Nel tuo libro parli, tra le tante altre cose, anche dei borghi abbandonati. Potresti immaginare di abitare in un borgo? E, se sì, in quale?

Potrei immaginarmi di andare in pensione in un borgo vicino al mare. Per il momento mi sarebbe ancora troppo stretto.

Nel tuo libro racconti di un’Italia buddista. Parlaci un po’ di questo fenomeno, di questo bisogno di spiritualità. Come ti ci sei imbattuta?

Sono una persona molto curiosa di conoscere, sapere, capire e sperimentare visioni diverse dalla mia. Qualche anno fa ho iniziato ad interessarmi di meditazione e a frequentare un centro Buddista in Germania. Muovendomi nell’ambito ho conosciuto il centro di Pomaia che mi ha affascinata tantissimo. Sono stata lì diverse volte a godermi una meravigliosa pace e un gran profumo di spiritualità e mi ha colpito la quantità di italiani di ogni tipo, età e cultura che si aggregavano ad ascoltare le perle di saggezza dei monaci Buddisti che, nella loro calma analitica, avevano il potere di riportare tutti alla semplicità della vita e alla suo ritmo. Il bisogno di spiritualità è una caratteristica dei nostri tempi in cui siamo risucchiati dalla concretezza, dalla velocità e spesso superficialità della società digitale. Molti punti di riferimento del passato che davano all’uomo sicurezza e “valori” in cui credere sono crollati ma l’uomo ha bisogno di nutrire la sua anima e lo fa oggi cercando forme di spiritualità diverse da quelle che lo hanno deluso. Da qui il grande interesse a mondi e religioni lontani in cui si cerca qualcosa di perfetto, puro a cui abbandonarsi romanticamente. In realtà qualunque tipo di spiritualità viene “inquinata” dall’aspetto umano e basta addentrarsi maggiormente nei mondi lontani e conoscerli meglio per accorgersene.

Per me la scrittura vuol dire trovare una sorte di “solitudine creativa”. Leggendo il tuo libro anche le tue storie sembrano derivare dalla ricerca di luoghi nei quali poter essere creativamente soli. Sbaglio?

Diciamo che l’atto creativo necessita anche secondo me di solitudine. In questo libro in particolare però, i momenti di solitudine creativa in cui metabolizzavo le esperienze e scrivevo le storie sono stati bilanciati da molto movimento e “compagnia”. La stesura del libro è stata costellata da ricerche, viaggi, incontri e interviste.

Quali sono i tuoi futuri progetti? Qualche sogno nel cassetto?

I futuri progetti e in realtà anche presenti sono molti. Qualche anno fa ho avuto il coraggio di seguire il cuore e di prendere una seconda laurea in psicologia clinica. Quindi il progetto più importante è quello di lavorare come psicologa clinica possibilmente tra l’Italia e la Germania. Un progetto a cui tengo molto è quello della terapia della scrittura. È stato l’argomento della mia tesi di laurea, scelto perché per me il primo libro “Profumo d’Italia” era stato un enorme aiuto a superare un periodo difficilissimo della mia vita. Scrivere ci può aiutare a conoscerci, a riscrivere la nostra storia e a staccarci dai nostri schemi imparati e vissuti, scrivere ci può dare la forza di rinascere come persone nuove. Quindi sto iniziando a offrire laboratori in lingua italiana e tedesca di “Scrittura del benessere” in gruppi sia online che in presenza. E poi naturalmente un nuovo libro.

Veniamo al sogno nel cassetto.

Prima che trovassi il coraggio di rivoluzionare la mia vita un’amica mi disse: “Valeria chiudi gli occhi e immagina cosa vorresti essere e dove tra qualche anno”. La mia risposta fu: “Mi vedo su una terrazza sul mare, in un paese caldo dove possa fare lunghe passeggiate sulla spiaggia e comprare il pesce fresco dai pescatori la mattina presto. Lavoro come psicologa e scrivo libri” Questo era in quel momento il sogno nel cassetto, ora è fuori dal cassetto. È anche il mio auguri ai lettori: riuscire a tirare fuori il sogno dal cassetto e trovare il coraggio di realizzarlo.

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