L’europeismo confusionario e “arrangiaticcio” che provoca perplessità e smarrimento a un vecchio e frastornato Gastarbeiter. Fuggevoli ricordi e strani atteggiamenti del nuovo Governo- Draghi che si “dimentica” degli Italiani che lavorano all’estero

Nel lontano 1963 – ripeto, 1963! – è accaduto che dopo aver trascorso il periodo natalizio a casa, in Italia, si rientrava al posto di lavoro, in Germania, con i treni speciali – a prezzo ridotto! – appositamente organizzati prima di partire per le feste natalizie. Al rientro dunque, giunti al Brennero ci venne offerto un “sacchetto-viveri”. Si trattava di un paio di mele e di un panino con del salame. Molti di noi rimasero sorpresi e meravigliati, a tal punto, che qualcuno chiese, al personale addetto alla distribuzione, se molto probabilmente si dovesse trattare di un errore o di un grave malinteso. Ma costoro, rassicurandoci, risposero che il Governo italiano in riconoscenza alle rimesse, arrivate nell’anno precedente, voleva manifestare il proprio compiacimento sorprendendoci attraverso quel gesto spontaneo. Si erano accorti, insomma, che le rimesse (attraverso il potente marco tedesco!) si erano rivelate molto efficaci per le povere e perennemente striminzite casse dello Stato italiano.

Alcuni anni dopo, venne in Germania il Ministro del Tesoro, di allora, l’On. Emilio Colombo per firmare un accordo bilaterale con la Repubblica Federale Tedesca. Si trattava della richiesta italiana di un prestito finanziario agevolato. Dopo l’avvenuta firma dell’accordo citato, il nostro Ministro venne invitato, dalla televisione tedesca a porgere un saluto ai connazionali che si trovavano in Germania per motivi di lavoro. L’on. Colombo, oltre al saluto, rivolse a noi tutti un accorato appello chiedendoci di partecipare al saldo del debito, appena sottoscritto, con l’invio di copiose rimesse che avrebbero consentito non solo di eliminare il debito ma anche di risolvere il grave problema del bilancio commerciale nazionale con l’estero. In breve tempo le tanto attese e sospirate rimesse raggiunsero e superarono ogni aspettativa immaginata e pronosticata dagli esperti del settore. Erano i soldi che arrivavano per comprare, o ristrutturare, l’abitazione al paese natio. La stessa abitazione che, negli anni dopo, verrà considerata, dall’apparato tributario italiano, come “seconda/abitazione”.

Allo scadere del 35° anniversario dei Trattati bilaterali italo-tedeschi le autorità consolari italiane di Monaco di Baviera – molto probabilmente dietro suggerimento ministeriale – ebbe l’idea di diffondere la riconoscenza della Repubblica Italiana verso quei connazionali che, ininterrottamente, lavoravano da trentacinque anni e più sul territorio della Baviera. L’idea venne concretizzata, più tardi, attraverso la coniazione di una Medaglia/Ricordo che avrebbe voluto esprimere anche un pensiero di riconoscenza e di gratitudine verso quei “figli” d’Italia che testardamente e contro ogni aspettativa erano rimasti così a lungo a lavorare sul suolo bavarese. Fra l’altro, e senza volerlo, “meritandosi” il non certamente invidiabile epiteto di Gastarbeiter. Insomma, eravamo diventati fedelissimi servitori di una solidarietà, di una costanza e di una laboriosità verso due diversi “padroni” che, ambedue, stentavano a volerci ritenere cittadini europei. Si faceva fatica, molta fatica nel riconoscerci fautori, o meglio ancora, costruttori pratici di quella Unione Europea di cui tutti parlavano e che tutti anelavano e volevano. Ma che, furbescamente, nessuno voleva sostenerne il prezzo e i costi ad essa legati!

La medaglia/ricordo, menzionata, riportava da un lato l’effige delle due cupole della Frauenkirche monacense (simbolo della cattolicità cittadina) con l’aggiunta della guglia del Palazzo municipale e in semicerchio l’incisione; 35 anni a Monaco di Baviera. Mentre dall’altro lato, la scritta; Lavoro- Solidarietà – Costanza, con la bandiera tedesca e italiana. Mancava, a dire il vero, la bandiera europea o qualcosa che avrebbe dovuto simboleggiare l’Europa. Tuttavia, l’autorevole “Süddeutsche Zeitung”, il giorno dopo la consegna delle medaglie, pubblicò la sesazionale notizia: Nach 35 Jahre ist das alles! Si, questo era tutto! Questa volta mancarono finanche le due mele e il panino farcito!

Nell’anno 2015 il Governo italiano – inizialmente – dava per scontato che l’abitazione degl’Italiani residenti fuori il territorio nazionale (anche se iscritti all’AIRE) doveva essere considerata, agli obblighi fiscali, come seconda/abitazione. Dopo un lungo travaglio di sensibilità collettiva nazionale ci fu un ravvedimento che prevedeva, attraverso i singoli Comuni di residenza, di esentare – alla pari dei cittadini costantemente residenti in loco – anche i pensionati italiani, iscritti all’AIRE – dal pagare l’IMU e parte dellaTARI, sulla propria abitazione acquistata o ristrutturata, al paese natio, come precisato in avanti, attraverso le rimesse. Non dello stesso parere, purtroppo, si è espressa la Corte di Giustizia Europea che ha deferito il Governo italiano per infrazione poichè non ha rispettato il principio di uguaglianza tra cittadini europei. Infine, l’Italia, con questo atteggiamento si è resa anche punibile d’essere sanzionata pecuniariarmente da Bruxelles. Insomma, in virtù del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, si sarebbe trattato – da parte italiana – di aver praticato una discriminazione nei confronti di pensionati di altre nazionalità europee che, anche loro, alla pari degli emigrati italiani posseggono un’abitazione in Italia e che non sono stati esentati dal pagare l’Imu. Così, come i vecchi Italiani “costruttori” dell’Unione Europea (che ormai sono in via di estinzione!) ma, più che mai, ancora raminghi, amareggiati, delusi e beffati. Nel frattempo, peró, sono diventati, senza volerlo, acclamati “apolidi” Gastarbeiter di una Unione europea “arrangiaticcia”, insensibile, confusionaria e peccaminosa.

Per concludere; desidero portare a conoscenza, che anche l’attuale Presidente del Consiglio, l’On. Mario Draghi, nel suo discorso alla Camera – annunciando il nuovo Governo – ha “dimenticato” di rivolgersi anche agli Italiani che lavorano all’estero. Forse, si ritiene molto offeso, chissà! – con i tempi che corrono! – Però, bisogna proprio riconoscere e ammettere, che le rimesse, le indimenticabili e laute rimesse giunte, un tempo, dall’estero, ormai, non esistono più! Appartengono alla storia nazionale italiana del passato e non sempre, tanto facile, da poter essere ricordata, raccontata o tramandata.

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here