Alla luce dell’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco, il mese scorso abbiamo fatto alcune considerazioni sulla natura e sull’importanza di rispettarla e custodirla in quanto patrimonio della casa comune. Propongo ora come spunto di riflessione per un ulteriore approfondimento uno stralcio sullo stesso argomento tratto dal libro “L’uomo e la donna non sono angeli”, di sr. Nunziella Scopelliti, ed. san Paolo, 2015.

«Se Dio è Amore, tutto è stato fatto per amore: ogni cosa è stata creata dall’amore e per amore. Il racconto biblico della creazione ci mostra la creazione di ogni cosa come uscita dalle mani di Dio secondo una precisa gradualità scandita dai sette giorni della creazione. Come l’opera d’arte riflette l’anima dell’artista, così il mondo rispecchia l’essenza di chi l’ha creato.

Se Dio è Amore, la materia inanimata, il mondo animale e vegetale, opera delle sue mani, portano in sé le vestigia di Dio. Alberi, piante, animali, tutto sta in relazione d’amore, ogni cosa postula l’altra, in un rapporto di mutuo aiuto e reciproca dipendenza, che non è possibile turbare senza rompere l’equilibrio del cosmo.

La cibernetica ci ha fatto scoprire come la relazione tra due cose sia qualcosa di più e di diverso rispetto alla somma della parti; mentre l’ecologia ci fa capire che c’è un’armonia nell’universo che non può essere distrutta senza gravissime conseguenze.

Leggiamo nel Siracide:” Ricorderò ora le opere del Signore e descriverò quanto ho visto. Quanto sono amabili tutte le sue opere! E appena una scintilla se ne può osservare. Tutte queste cose vivono e resteranno per sempre per tutte le necessità, e tutte gli obbediscono. Tutte le cose sono a due a due, una di fronte all’altra, chi si sazierà di contemplare la sua gloria?” (Sir 42,15a. 22.23-24a.25b).

Se ci si mette in ascolto della natura, interiormente vuoti, proprio come si fa davanti a un fratello o a una sorella, senza neanche pensare che è bella, solo guardando e amando, si può giungere a fare l’esperienza di ascoltare e comprendere il discorso che i fiori, il mare ci rivolgono: è il mistero della natura.

Una voce dentro può spiegarcene il senso: “Il sole, la luna, i monti sono tutte parole di Dio”. “Per le parole del Signore sussistono le sue opere” (Sir 42,15b). Il sole infuocato, che fa capolino tra le cime, in un gioco di luci e di colori, è un dono per me, per te, per noi. Scopriamo la gioia del dono del creato fatto a noi. San Francesco non ha chiamato l’albero, le stelle, gli animali, sorelle e fratelli per fare poesia, ma perché li ha effettivamente riconosciuti tali. Amando i monti, i prati, facendoci uno con loro come facciamo con le persone, quando vogliamo loro bene davvero, possiamo giungere a comprendere che il filo d’erba, il mare, la cicala ci sono fratelli e sorelle perché siamo, per così dire, “figli” dello stesso Padre. In un tripudio di commozione, allora, fatti talmente uno con la natura da sentirci creature, possiamo finalmente abbracciare il creato, comprendendo san Francesco che accarezzava le cicale, che strofinava a Natale la carne sui muri perché anche i muri godessero del Verbo fatto carne. Non siamo liberi neanche di fare appassire un fiore senza motivo. Anche le cose materiali: la strada, la casa, la città, la penna, la sedia sono parte della creazione, sono dono della Provvidenza per me, per noi. Tutto sarà ricapitolato in Cristo (cfr. Ef 1,10). Questa terra e questo cielo non saranno distrutti, ma trasformati. Per vivere così la comunione col creato bisogna, però, essere poveri, distaccati da tutto come san Francesco».

Possa questo testo aiutarci a cogliere il senso della relazione con la creazione, il cui autore ha creato anche l’uomo e la donna. Ad essi ha affidato la custodia della sua opera, ad essi l’ha consegnata come dono prezioso, anche come mezzo di sussistenza. Proviamo a guardare la natura e tutte le cose con occhi nuovi, ricordando sempre che tutto è dono e quindi inscindibile da una costante gratitudine verso il creatore e datore di ogni bene. Si tratta di imparare a dire una semplice parola, ripetendola spesso: grazie!

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