Faremo riferimento ad una delle solite trascuratezze della nostra macchina burocratica che, solo in apparenza, si potrà snellire e migliorare. Ci riferiamo alla concessione della Medaglia d’Onore ai Deportati italiani nei campi di lavoro nazisti per il periodo dal 1943 al 1945. Dopo l’Armistizio con l’esercito anglo/americano affidato al governo Badoglio, oltre settecentomila connazionali, militari e civili, furono rastrellati e deportati nei campi di lavoro coatto del Terzo Reich.
Anche in questo deprecabile frangente i nazisti non rispettarono la Convenzione di Ginevra (CH); pur se sottoscritta, a suo tempo, dalla Germania. Ad oltre 67 anni da quegli eventi, mancano ancora notizie certe sull’identità dei connazionali che furono deportati e, sino ad ora, nessuno di chi lo potrebbe, si è attivato per aggiornare i penosi elenchi. Anche tenuto conto che, col passare del tempo, chi è stato internato ha, oggi, un’età avanzata o, molto più probabilmente, è passato a miglior vita.
Mentre il Paese ha proseguito la sua evoluzione democratica, a qualcuno è venuto in mente di commemorare i cittadini d’Italia, civili o militari, deportati nei territori del Reich dall’autunno del 1943 al 1945. Era l’anno 2006. Dopo più di 60 anni dai luttuosi eventi, i politici italiani si sono ricordati delle migliaia di conterranei asserviti al giogo nazista. Con legge 27/12/2006 n. 206, era varata la concessione di una “Medaglia d’Onore” per i deportati civili e militari della II Guerra Mondiale. E se i tempi per il riconoscimento sono stati biblici, l’onere della prova del danno subito spetta alle vittime (poche ancora in vita) o ai loro familiari.
Quindi, la domanda per l’eventuale riconoscimento della “Medaglia d’Onore”, non solo è stata scarsamente pubblicizzata, ma l’onere della prova spetta agli ex perseguitati dalle deportazioni o ai loro diretti discendenti. Con evidenti difficoltà, dopo tanti anni, di verifiche certe con documenti dell’epoca, non sempre il riconoscimento va a buon fine. La consegna della “Medaglia d’Onore”, per i pochi superstiti o i loro eredi, è stabilita il 27 gennaio d’ogni anno.
Riteniamo, però, che la scarsa informazione non favorirà, ove ancora possibile, un piccolo riconoscimento del Paese nei confronti di chi ha patito le angherie della follia nazista.