“È stata sicuramente una buona annata, siamo molto contenti. Il livello globale era positivo e ci sono state anche alcune eccellenze”, questo il commento del Presidente della Commissione degli Esami di Stato, Giosuè Piscopo, al termine dei lavori. Anche i numeri parlano chiaro: su 22 candidati ben quattro hanno ricevuto un punteggio superiore a 90/100 e più della metà ha superato gli 80/100 – praticamente nella media delle scuole italiane in Italia.
Da aggiungere che tutti i candidati ammessi hanno superato l’esame, alcuni forse con un punteggio non elevato, ma a volte non è questo ciò che conta, come sottolinea la Preside dell’Istituto Luciana Stortoni: “Molti dei nostri alunni provengono da esperienze traumatiche fatte nella scuola tedesca. Per motivi spesso banali alcuni dei nostri giovani non riescono a rendere al massimo nelle strutture tedesche, che sono molto selettive. Per loro la nostra scuola è una grande chance, perché con le nostre classi di dimensioni relativamente piccole e i nostri insegnanti molto motivati, riusciamo a seguire ogni alunna e ogni alunno individualmente.
Se la stoffa c’è, alla fine viene fuori. È un lavoro da certosini, ma che si ripaga in modo indiscutibile: oggi si sono diplomati alcuni ragazzi che nella scuola tedesca erano stati considerati inadatti allo studio – e l’hanno fatto con le loro forze, noi abbiamo solo fatto in modo che essi credessero in se stessi!”. In effetti, il liceo linguistico Italo Svevo è da quasi 15 anni un punto di riferimento per la comunità italiana del Nordreno- Vestfalia.
Persino uno dei membri della commissione d’esame, pur provenendo da una realtà molto diversa e senza prima aver conosciuto quella di Colonia, si è lasciato andare ad un commento per così dire fuori delle sue competenze ministeriali: “Va riconosciuto il valore e la funzione sociale di questa scuola, che riesce anche a trasmettere un senso di appartenenza alla cultura e alla lingua italiana”.
Io aggiungerei, anche di comprensione dello spirito multiculturale che oggigiorno caratterizza il mondo moderno: basta pensare che dei quattro candidati (tre ragazze e un ragazzo) che hanno superato la soglia dei 90/100, ben due non sono di origine esclusivamente italiana, una infatti è nata in Cina e un’altra ha genitori sudamericani. L’esperienza fatta da queste ragazze e da questi ragazzi è un enorme patrimonio che farà per sempre parte della loro formazione non solo scolastica e poi professionale, ma anche sociale.
Alla consegna dei diplomi, il Console Generale Emilio Lolli ha esortato i neodiplomati a non credere a chi dice che studiare non serve e ad avere invece fiducia nella cultura come base per una società migliore. Il tema è stato ripreso anche dal Presidente della commissione d’esame, Giosuè Piscopo, che ha augurato loro: “… che sia questo per tutti voi un trampolino di lancio per il vostro futuro…”. E io aggiungerei: e per il futuro dell’umanità intera. Perché la speranza è che siano proprio giovani come questi a costruire un giorno l’Europa dei popoli e non delle finanze.
Ma purtroppo non è possibile concludere le riflessioni su questo evento, l’Esame di Stato, che per alcuni ha segnato un grande passo verso il futuro, senza una nota non proprio positiva: il Liceo Italo Svevo si trova in condizioni finanziarie piuttosto gravi, conseguenza della insensata politica dei tagli dei contributi ministeriali italiani, che da dieci anni a questa parte hanno seguito tutti i governi in Italia, senza esclusione di direzione politica.
Certamente una vergogna che squalifica il nostro paese e lo inserisce tra quelli che dimostrano poca sensibilità per la propria cultura e la propria lingua. Il futuro del Liceo Italo Svevo è incerto. La struttura potrebbe stabilizzare il bilancio, almeno in parte, aumentando le rette pagate dalle famiglie degli alunni – ma che senso avrebbe? Il significato sociale di questa struttura è proprio quello di dare una chance a chi ha poche prospettive in una società che guarda al solo successo in termini finanziari. Il togliere ai meno abbienti per dare ai ricchi non sembra una giusta filosofia – e il non dare una possibilità a chi la merita ancor meno.