Düsseldorf, capitale del Land della Renania Westfalia ,è una delle più belle e eleganti città della Germania. Con oltre 600.000 abitanti e con un reddito pro capite altissimo (87.000 euro) anche nel paragone europeo, la grande città sul fiume Reno vanta di avere un ammiratissimo boulevard, la Koenigsallee, che è l’invidia di tutte le città tedesche. Il suo diffuso benessere nasce dalle sue molteplici e storiche attività economiche e bancarie che ha fatto guadagnare a Düsseldorf il titolo di “scrivania della Ruhr”, la regione dell’acciaio tedesco con i suoi centri Duisburg, Essen e Dortmund. È l’altra faccia dell’Europa, la più opulenta che fa da contraltare a quell’Europa che continua a essere alle prese con una crisi recessiva e che ha aspetti piuttosto preoccupanti soprattutto nei paesi del Mediterraneo, Italia compresa.
Düsseldorf è anche un grande polo fieristico, il sesto nella graduatoria internazionale, dove si svolgono annualmente una quarantina di fiere con un totale di 23.000 espositori e 1,5 milioni di visitatori. Una di queste manifestazioni fieristiche è la ProWein, importantissima per gli operatori italiani del settore enologico e per i professionisti del vino.
Un’altra manifestazione di spicco è quella della moda dove i nostri vari Armani e Gucci hanno sempre molte novità da presentare in fatto di abbigliamento. Bastano questi pochi riferimenti per far capire come anche la ristorazione italiana non potesse non avere un particolare interesse di essere presente a Düsseldorf sin dagli anni Sessanta con le sue prime avanguardie che poi spianarono la strada alla diffusione della cucina italiana nella grande città sul Reno. Negli ultimi tre decenni l’onore di tenere alta la bandiera della gastronomia italiana a Düsseldorf è stato in primo luogo il compito del gruppo Fusco che oggi gestisce qualcosa come quindici diverse attività tra propri ristoranti, trattorie, vinoteche e osterie, nonché catering e, non per ultima, la gestione di ristorazione prima e dopo le varie rappresentazioni all’Opera e al Teatro di Düsseldorf.
Un vero e proprio impero, una flotta gastronomica sulla scia della corazzata “Rossini”, il ristorante all’origine delle attività avviate circa quant’anni fa in città da Giuseppe Fusco originario dalla famosa Positano. Un elegante ristorante, il Rossini, situato nella Kaiserstrasse che la guida francese Gault Millau – accanto alla guida Michelin il più importante e accreditato riferimento per la ristorazione internazionale – ha definito come il “più nobile italiano della città renana”. Un’indirizzo obbligatorio per tutti i gourmet e per gli amanti tedeschi dell’alta cucina italiana, come lo era il famoso compositore musicale Gioacchino Rossini, dal quale il ristorante prende il nome. Il compianto presidente dell’associazione dei ristoratori italiani “Ciao Italia”, Bartolo Ciccardini, affermò in occasione del conferimento di una delle tante onorificenze concesse all’imprenditore di Positano che Giuseppe Fusco ha contribuito ad attuare nella capitale della Renania Westfalia una grande opera di trasformazione delle abitudini alimentari dei tedeschi introducendo “un modo diverso di intendere il cibo, dello stare a tavola e del mangiare comune”.
La sua è stata un’opera individuale portata a termine con grande forza e volontà di emergere. In uno qualsiasi dei suoi numerosi ristoranti – a partire dal Rossini fino alla Piazzetta, che prende il nome da mitico punto di incontro al centro di Positano sul golfo di Amalfi, e fino alla Lanterna nello Schlossturm sulle rive del fiume Reno, il cliente avverte la meticosa cura dei particolari, dell’arredamento e della preparazione della tavola, oltre che naturalmente dei cibi e dei vini serviti. Fusco non si accontenta di acquistare i prodotti di cui ha bisogno al locale mercato all’ingrosso, bensì molti li fa arrivare direttamente dall’Italia dai suoi personali fornitori. Soprattutto per quanto riguarda il pesce e anche le verdure di cui il nostro meridione è ricco e che in Germania sono invece praticamente introvabili. Molto noto e apprezzato è anche il Party Service del Gruppo Fusco, un servizio a domicilio il quale a chi decide di festeggiare un particolare evento in casa propria offre tutto il possibile immaginabile in fatto di specialità gastronomiche ed enologiche italiane, un’attività supportata da un’impeccabile logistica, posate, bicchieri, decorazioni per la tavola e naturalmente anche da personale specializzato per il servizio. Il ristorante Rossini, dicevamo, è il portabandiera del Gruppo Fusco e chi entra in uno dei suoi locali ha subito l’impressione di trovarsi in un luogo dove la cultura dell’ospitalità a tavola è curata al massimo, a partire dalle posate argentate, alle pietanze fino all’eccellente servizio.
La capienza dei locali è naturalmente rapportata alle particolari esigenze da affrontare durante le manifestazioni fieristiche di Düsseldorf che costituiscono una delle colonne portanti dell’attività dei ristoranti del Gruppo Fusco. Va ricordato che Düsseldorf era in passato la sede dell’ICE, l’Istituto Italiano per il Commercio Estero, che dalla città renana coordinava tutte le attività commerciali italiane in Germania. Oggi la sede centrale dell’attività è stata trasferita a Berlino, ma tuttavia Düsseldorf ha sempre ancora un’importante ruolo di filiale. Interlocutore privilegiato dalle autorità cittadine renane, Giuseppe Fusco ha avuto anche un importante ruolo come rappresentante della categoria dei ristoratori italiani in Germania avendo ricoperto per molti anni la carica di presidente dell’associazione dei ristoratori italiani “Ciao Italia”. Sicché nell’ultimo decennio Fusco ha dovuto affrontare non soltanto le difficoltà della crisi economica europea, fortunatamente meno gravi rispetto ad altri paesi dell’Eurozona, ma anche quelle di combattere contro la congenita avversione dell’imprenditore medio italiano in fatto di associazionismo, in mancanza del quale ogni categoria imprenditoriale non ha alcuna chance di affermazione in Germania.
Al “Ciao Italia” Giuseppe Fusco ha fatto quello che ha potuto, tenendo conto che le sue forze migliori egli le ha dovete dedicare ovviamente in primo ruolo alla gestione del suo gruppo di ristoranti, un compito non facile perché ognuno di locali ha un’impostazione particolare intesa a soddisfare le più svariate esigenze di un’ampia clientela. Purtroppo la classe dirigente italiana non ha capito in tutti questi anni che un incarico così gravoso e delicato come quelle di coordinare l’attività dei ristoratori italiani presenti in un Paese estero, soprattutto quando sono così numerosi come in Germania, dovrebbe essere affidato a persone che siano in grado di operare a tempo pieno e non soltanto nei ritagli di tempo consentiti da altre impegnative attività.
La realtà che abbiamo vissuto sinora è molto negativa: invece di unire le loro forze e le loro capacità imprenditoriali, i ristoratori italiani nel migliore dei casi si sono completamente ignorati e in qualche caso si sono persino combattuti l’uno l’altro. Il risultato lo abbiamo ora tutti sotto gli occhi e sono le catene dei ristoranti a capitale tedesco che si chiamano Vapiano, l’Osteria e Tialini le quali si stanno sempre più affermando offrendo cucina italiana, la quale comunque la si voglia giudicare, autentica o imitata, in qualche caso è spesso migliore rispetto a quella di certi ristoranti con nome italiano. Giuseppe Fusco nella sua veste di presidente del “Ciao Italia”aveva soprattutto criticato la decisione della centrale romana dell’Associazione di chiedere ai ristoratori italiani come quota di adesione 4000 euro iniziali e in seguito 2000 euro per il rinnovo annuale, una decisione che ebbe agli inizi del nuovo millennio l’avvallo del ministro Allemanno. Una somma ingiustificata sotto ogni punto di vista e che provocò, come sarebbe stato facilmente prevedibile, l’allontamento dall’iniziativa del “Ciao Italia” da parte della stragrande maggioranza dei ristoratori italiani . “Ma come, io ristoratore italiano all’estero faccio tutto il possibile per diffondere la cucina e i migliori prodotti alimentari su un mercato estero e invece di essere premiato o per lo meno aiutato devo anche pagare?”, fu questa allora la generale e comprensibile reazione. Peccato davvero, perché l’associazione Ciao Italia avrebbe avuto in sé le premesse e le possibilità di divenire uno strumento importante per incrementare l’esportazione dei prodotti alimentari e enologici italiani.
Anche nella prossima puntata del prossimo mese resteremo nella città di Düsseldorf e parleremo delle attività di altri importanti protagonisti della cucina italiana. Dei due fratelli siciliani Saitta, Giuseppe e Michelangelo, per esempio, oggi purtroppo divisi dopo molti anni di comune attività e che però, ognuno con la sua specializzazione e con i loro ristoranti e enoteche, continuano a operare a Düsseldorf nello spirito del loro padre, il quale già all’inizio degli anni Sessanta aveva aperto in città un piccolo negozio di generi alimentari. Pur divisi, Giuseppe e Michelangelo continuano, tuttavia, a essere anche ancor oggi due beniamini dei buongustai della capitale renana.
Parleremo poi anche di Enrico De Angelis, un ristoratore molto singolare che coniuga in modo esemplare e molto particolare la cucina italiana con l’attività sociale a favore dei giovani sfavoriti dalla sorte e anche di altri. Foto: Giuseppe Fusco, titolare del ristorante Rossini e della trattoria Positano a Düsseldorf