Si può dissentire ma ugualmente rimanere nell’ambito della buona educazione, cosa che ahinoi sta sparendo in molti posti di questa terra. Intanto i riconoscimenti che riceviamo non ce li diamo da soli. Nella Commissione della Presidenza del Consiglio che dà i voti per i giornali italiani nel mondo, noi non ci siamo, né ci sono “amici” che lavorano per noi. Questo tanto per capirci.
Significa che altri (esperti) considerano il nostro modo di fare giornalismo il più efficace. Abbiamo persino ricevuto lettere (pubblicate) secondo cui il nostro sarebbe addirittura il miglior giornale italiano tout court. Ci fa piacere ricevere tali lettere, anche se sappiamo che chi ci scrive esagera. Tuttavia credo che la qualità di quello che facciamo noi non sia nel presentare dati, ne nel cercare di leggerli nella maniera più onesta. Invece succede normalmente che tutti presentano i dati che fanno loro comodo (o che fanno comodo ai padroni che pagano il giornale); si costruiscono delle tesi che poi vendono per buone sulle pagine dei giornali o sugli schermi televisivi. E non accettano voci discordanti, come invece facciamo tranquillamente noi.
Per rimanere in tema, uno dei mali di cui soffre attualmente l’Italia è proprio questo: la mancanza di un giornalismo indipendente, e di trasparenza nell’informazione. Veniamo tuttavia ai fatti. Voi mi fate presente che l’Italia rimane tra le grandi nazioni industriali dell’Occidente. Verissimo. Quello che invece cercavo di mettere in evidenza era una tendenza al peggio, che a mio avviso c’è e va presa sul serio se si vuole cambiare. Ma andiamo ad alcuni dei punti da voi toccati. Cominciando dalla casa di proprietà. Verissimo. La stragrande maggiornaza delle famiglie vive in case di proprietà. Questo però è dovuto al fatto che una serie di leggi populiste e l’impossibilità del proprietario di avere restituito l’immobile in caso di insolvenza dell’affittuario, hanno distrutto il mercato dell’affitto.
Oggi una famiglia, se vuole abitare da qualche parte, la casa se la deve comprare. Questo ha aumentato l’indebitamento verso le banche, diminuito la mobilità e aumentato l’arte di arrangiarsi di un popolo che si arrangia anche troppo ed è invece spesso incapace di organizzarsi per il bene comune. Voi dite: abbiamo un record nella circolazione delle auto. Non conosco i dati, ma certamente la quota è alta. Dipende forse anche dal fatto che i mezzi pubblici in una città italiana sono spesso inesistenti o quasi, quindi una famiglia, se si vuole spostare, l’auto deve averla. Io a Francoforte mi sposto senza macchina, perché la città mi fornisce un sistema di mezzi pubblici che mi permettono di farlo da un punto all’altro della città in maniera veloce ed economica. Se abitassi a Roma, a Milano, a Bologna, la macchina dovrei averla per forza. Le statistiche sulla disoccupazione?
Ciascuno ha i suoi trucchi ed in Europa certamente la disoccupazione è più alta di quanto si afferma. Il trucco italiano sono i contratti a tempo, i cococo, le assunzioni in nero, sottopagate e non garantite. E similari. Tutte cose che riguardano soprattutto i giovani, i quali sono coloro che maggiormente sentono di una crisi, non certo creata da loro. L’aumento delle esportazioni? C’è in tutta Europa ed è dovuto alla svalutazione dell’Euro rispetto all’area del dollaro. Non certo alla capacità innovativa delle nostre aziende, che risentono di una struttura universitaria inesistente, fatta di professorucoli figli di qualcuno, di pubblicazioni scientifiche scopiazzate, di una ricerca penosa. Altrimenti perché i giovani ricercatori dovrebbero venire all’estero per lavorare? E poi: perché i dati sull’indebitamento delle famiglie sono quelli che sono? Perché la Ue avrebbe costretto Tremonti ad una manovra economica aggiuntiva che non toccherà praticamente i privilegi ma solo i redditi delle famiglie ed i servizi?
Il perché è semplice: in Europa temono che l’Italia entri nel club dei Pigs, che è termine offensivo nello slang inglese, e non è stato a caso formato in quel modo con le iniziali dei Paesi a rischio. Certamante in Italia ci sono molti ricchi. Ma mentre negli anni Sessanta, Settanta o Ottanta i nuovi ricchi erano piccoli imprenditori nel tessile, nel meccanico, nel calzaturiero; giovani intellettuali, giovani ricercatori che hanno fatto il Paese grande come è, i nuovi ricchi sono soprattutto i boiardi di Stato, i leccaculo di partito, i giovani figli di qualcuno. È ricco chi riesce a creare una lobby che difende i suoi interessi.
Su questa stessa pagina nel numero scorso avete letto del figlio di Bossi, nuovo dirigente della Fiera di Milano, il quale, coi suoi 180.000 euro netti all’anno, guadagnati non certo grazie al suo quoziente di intelligenza, potrebbe figurare già fra i nuovi benestanti -se non ricchi. A pagina 8 di questo numero troverete gli stipendi dei dirigenti della regione Abruzzo (Centrosinistra), che piangono miseria a causa del terremoto. E via discorrendo! Facciamo propaganda preelettorale, dite voi? Ma fatemi il piacere! Andate piuttosto a leggere quello che scrivevamo su questo giornali nei giorni e nei mesi del governo Prodi. Non foss’altro che per capire come si fa giornalismo indipendente!
Ps. La foto del bambino citata e riportata, è foto di archivio di agenzia, non fatta da noi.