Aveva detto: L’islam è parte della Germania insieme al cristianesimo e al giudaismo. Un dato di fatto. Dovuto alle forti migrazioni in Europa di musulmani che vengono dal Medio oriente e da varie parti dell’Africa. E vale per tutto il resto dell’Europa. Il suo discorso aveva tuttavia suscitato parecchie inquietudini, molti borbottii e molti timori. Ora il presidente federale Christian Wullf ha fatto il resto. È andato in Turchia, dove le minoranze cristiane e di altre religioni vengono quotidianamente sospinte ai margini e sono vittime di minacce e soprusi, quando non addirittura di razzie e omicidi.
La Turchia è il Paese islamico -l’unico- che ha saputo dividere religione e diritto civile; che ha una magistratura indipendente ed una divisione dei poteri sul modello occidentale. Eppure in Turchia non è affatto facile essere non allineati. In Turchia le minoranze politiche, etniche, linguistiche vengono continuamente tormentate, mal tollerate, addirittura perseguitate. Il fondamentalismo islamico si rafforza come in altri Paesi del Medio oriente ed incide sempre più sulla politica. In questo panorama, il giovane presidente federale tedesco, con il candore e il sorriso che gli sono propri, davanti al parlamento turco ha dichiarato che il cristianesimo è parte della Turchia. Anche questo un dato di fatto che ha radici storiche profonde.
Le comunità cristiane erano vivissime nei primi secoli, grazie anche alla predicazione di molti cristiani sulla scia di Paolo di Tarso, nato, appunto, a Tarso, che sta proprio nell’attuale Turchia. Citiamo la cittadina di Tarso perché ci sembra un simbolo importante. Qui infatti fu sepolto uno dei più importanti califfi portatori in Medio oriente dell’Islam: Al Mamun, morto nel 883 d.C. Ora, se potessimo esprimere un desiderio, vorremmo che, dopo il discorso del Presidente davanti al parlamento di Ankara, si potesse sviluppare in Turchia, e magari anche altrove, una coscienza collettiva in grado di creare simboli del dialogo, dell’apertura.
Ci piacerebbe che l’incontro pacifico delle religioni creasse dei modelli anche per la politica, così come i discorsi del presidente Wullf cercano di creare modelli per il reciproco riconoscimento delle religioni. Ci piacerebbe che la parte fondamentalista dell’Islam fosse -pacificamente- messa in grado di non influire più sulle decisioni politiche. Ci piacerebbe infine che luoghi fortemente simbolici, come la cittadina di Tarso, ma anche altri, diventassero sempre più luogo di incontri istituzionali e periodici tra religiosi, laici ed esperti di religione, così che tutti, in Turchia come altrove, potessero avere esempi concreti di convivenza possibile. Le minoranze hanno dei diritti e l’aggressione non porta a nulla di buono. Questo dovrebbe essere il nuovo messaggio, e non solo nei Paesi islamici. Ci piacerebbe che i discorsi del Presidente aprissero valichi nelle coscienze, nelle pigrizie, nelle abitudini di pensiero di tutti noi.