Il Parlamento europeo ha approvato un nuovo regolamento comunitario contro il rischio di nuove interruzioni di gas nel periodo invernale. L’obiettivo è quello di evitare quanto successo nel gennaio 2009, quando a causa della crisi russo-ucraina l’Europa è rimasta senza forniture per il blocco del 30% delle importazioni.
Senza le nuove regole, le famiglie europee avrebbero potuto rivivere lo stesso, perché la vecchia direttiva 2004/67/CE, per quanto adottasse dei principi comuni, lasciava ancora troppa discrezionalità ai singoli Stati. Il nuovo quadro energetico europeo ha, invece, reso necessaria una revisione della normativa in senso più solidale e collaborativo. In una situazione di crisi, gli Stati più in difficoltà potranno adesso contare sulle riserve degli altri Paesi, ma anche su una serie di obblighi di fornitura delle imprese erogatrici che dovranno collaborare tra loro e garantire standard minimi di fornitura.
Il mercato rimane, dunque, il motore trainante per la sicurezza energetica europea, anche se all’interno di un piano ben preciso di misure statali volte alla prevenzione così come alla reazione programmata a situazioni concrete di emergenza. La Commissione europea acquisisce un peso importante. Toccherà a lei, infatti, in seguito alla richiesta di due o più Stati membri che hanno dichiarato lo stato di emergenza nazionale, dichiarare quest’ultimo a livello comunitario o regionale. Se così fosse, avrà anche il compito di coordinare le informazioni e gli interventi tra le autorità competenti.
La normativa era necessaria visto che attualmente il gas naturale costituisce un quarto della fornitura di energia primaria europea ed è impiegato nella produzione di energia elettrica, riscaldamento, come materia prima per l’industria e come carburante nei trasporti. Di fronte ad un graduale aumento dei consumi e ad un inverso calo delle produzioni interne, gli Stati hanno dovuto aumentare le loro importazioni. La dipendenza consistente da terzi ha esposto, dunque, i Paesi europei al rischio reale di interruzioni improvvise delle forniture.
Maggiore autonomia e più solidarietà tra Stati è, dunque, la risposta più adatta a tale situazione. Per non parlare di quegli Stati membri che si ritrovano ad essere una "isola del gas" per effetto dell’assenza di connessioni infrastrutturali con il resto dell’Unione. Stando alle nuove regole, i Paesi sono adesso “obbligati ad elaborare dei piani di emergenza e di prevenzione che dovranno essere coerenti tra loro, conformi al regolamento e alle altre disposizioni europee”.
Ancora una volta, starà alla Commissione valutare questi aspetti, sempre in linea con quell’importanza data alla solidarietà comunitaria che sostiene l’intera normativa. “Per la prima volta gli Stati accettano che la sicurezza energetica si può ottenere solo lavorando insieme”, scrive in una nota il vicepresidente del parlamento europeo Alejo Vidal Cuadras. Ed, in effetti, leggendo il regolamento, spesso ci si imbatte nella parola “solidarietà”, vista come la risposta più adeguata alle “carenza delle forniture e alle crisi di approvvigionamento” che mettono l’Europa di fronte al “rischio di gravi danni economici e sociali”.
A livello preventivo, i piani nazionali dovranno puntare a rafforzare la propria autonomia energetica, magari mediante l’agevolazione “della diversificazione delle fonti energetiche nonché delle rotte e delle fonti di approvvigionamento del gas. È fondamentale, inoltre, disporre all’interno dei singoli Stati membri e in tutta l’Unione di un’infrastruttura del gas adeguata e diversificata che comprenda in particolare nuove infrastrutture in grado di connettere “le isole del gas” con gli Stati membri confinanti. Queste misure dovranno comunque essere realizzate solamente dopo un’adeguata valutazione dell’impatto ambientale, in conformità dei pertinenti atti giuridici dell’Unione”.
Gli Stati dovranno assicurarsi che le imprese di gas naturale garantiscano l’approvvigionamento per un periodo di sette giorni nel caso di temperature estreme, mentre su un periodo di trenta giorni se c’è una domanda di fornitura eccezionalmente alta o nel caso di guasto della principale infrastruttura del gas in condizioni invernali medie. Anche se il guasto riguarda la fonte di gas più importante, la rete distributiva dovrà garantire la “copertura totale della richiesta d’energia quotidiana, calcolata durante una giornata di domanda di gas particolarmente elevata (che statisticamente avviene una volta ogni vent’anni)”.
Nel caso in cui l’approvvigionamento dovesse risultare insufficiente anche dopo le misure preventive, allora lo Stato potrà avviare, secondo regole ben precise, le proprie procedure d’emergenza. Gli Stati europei adesso hanno quattro anni per adeguarsi alle nuove regole, mentre il sistema di interconnessione transfrontaliero dovrà essere predisposto entro tre anni dall’entrata in vigore del regolamento.