Chi meglio di noi conosce le difficoltà di instaurare un rapporto paritario con i tedeschi? Nonostante oltre mezzo secolo di stretta convivenza, siamo ancora obbligati ad assistere a scene che oscillano tra il tragico ed il comico. Sono abbastanza recenti gli interventi del nostro ex ambasciatore a Berlino, Puri Purini, contro una nota catena d’elettrodomestici che, in uno spot pubblicitario, metteva in evidenza tutti i pregiudizi contro gli italiani, confermandoli imbroglioni e sessisti.
Sempre Puri Purini tentava poi di bacchettare addirittura lo “Spiegel”, il titano tra le riviste politiche tedesche, che titolava gli italiani “mammisti e parassiti”. Però, chi non ha peccato scagli la prima pietra. E come facciamo noi a scagliare la pietra contro i tedeschi, dopo che in un dibattito al Parlamento Europeo proprio il nostro presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non potè fare a meno di paragonare i modi del capogruppo Spd Schulz a quelli di un “capò” da campo di sterminio nazista? Ora, se i rapporti italo-tedeschi sono soggetti a questi sbalzi, i rapporti tra i tedeschi ed i turchi sembrano invece essere stabili. In altre parole, stabilmente pessimi.
Risale a poche settimane fa la dichiarazione del ministro presidente turco Erdogan in merito all’istituzione di scuole superiori turche in Germania. Poche parole, ma che hanno suscitato un’ondata d’indignazione. Qualcuno ha definito quelle dichiarazioni “nazionalistiche, mentre la stessa cancelliera Merkel ha sentito l’esigenza di dichiarare che “i bambini ed i ragazzi d’origine turca dovrebbero frequentare prevalentemente le scuole tedesche”. Tutti colpi sparati alla John Wayne, vale a dire senza prendere la mira, contro un Erdogan che, in realtà, ha solo risposto ad una domanda che poneva il problema della scarsa conoscenza del tedesco da parte dei bambini turchi.
La sua dichiarazione è quindi solo una domanda: “In Turchia esistono molti ginnasi tedeschi- perchè non dovrebbero esserci ginnasi turchi in Germania?”. Questa frase ha fatto addirittura dire al ministro dell’interno bavarese Johachim Herrmann che il capo del governo turco “dimostra sempre più un imperialismo ed un nazionalismo turco che per noi tedeschi è insopportabile”. Per la miseria! Vuoi vedere che queste dichiarazioni, sempre secondo lo stile “John Wayne” escono facili, facili perché le critiche contro i turchi servono anche a soddisfare le turpi esigenze di una parte del bacino elettorale?
Ragazzi, non dimentichiamo che questi discorsi sulla lingua madre sono stati fatti anche dagli esperti linguistici nostrani. La teoria che un bambino italiano debba conoscere la sua lingua madre per meglio integrarsi e per meglio apprendere il tedesco fa ancora oggi il giro delle varie direzioni didattiche e dei vari Coasscit sparsi per tutta la Germania. Fu sempre il nostro Erdogan ad esortare a Colonia, durante la sua ultima visita in Germania, i suoi connazionali a “non adattarsi troppo ai costumi di vita tedesca”. Ma non predichiamo anche noi da anni che “L’assimilazione” non è la via giusta e che l’integrazione può essere solo tale se non rinnega le proprie radici e la propria cultura e lingua d’origine? Nazionalisti e imperialisti anche noi? Non credo proprio.
Quello che invece non possiamo fare a meno di osservare è la natura ambivalente, e talvolta ambigua, del rapporto tra Turchia e Germania. Osserviamo i salti mortali che la Germania è costretta a fare per rifiutare l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea senza mettersi contro l’importante Partner. La signora Merkel si è inventata la formula del “rapporto privilegiato” mentre il suo Ministro e vicecancelliere Westerwelle parla di “un non sì momentaneo all’entrata della Turchia”. Equilibri diplomatici che rischiano di diventare numeri da saltimbanchi agli occhi di milioni di amici turchi in Germania che meritano di essere trattati semplicemente con serietà, sia da parte tedesca sia dalla stessa parte turca.