La notizia è fresca di stampa. Il governo tedesco ha approvato nella riunione di gabinetto del 6 giugno la decisione di spegnere le centrali atomiche sul territorio tedesco. Entro il 2022 sarà staccata la spina a ben diciassette centrali atomiche. La cosa è fatta e il passaggio al parlamento e alla camera dei Länder è pura formalità.
Il tempismo della cancelliera Merkel sta lasciando tutti a bocca aperta. Ma non era stata proprio la Merkel a chiedere l’abolizione della norma varata dal governo Schröder-Fischer e che aveva già sancito la chiusura delle centrali atomiche? Sì però poi c’è stato lo Tsunami. Quello di Fukushima? No, quello delle elezioni regionali nel Baden Württemberg e a Brema che hanno visto triplicarsi i voti dati a Verdi. L’onda anomala di colore verde ha travolto i liberali della Fdp e ha messo alle corde la Cdu. Era chiaro che la Cancelliera non potesse fare finta di niente.
Il disastro ambientale del Giappone ha causato uno spostamento dell’elettorato, e non solo di quello giovane, anche dalla Cdu verso i Verdi. Di fronte alle immagini della catastrofe, uomini, donne, vecchi e bambini germanici devono aver pensato che sarebbe stato meglio affidare la propria pelle e la protezione delle generazioni future ai Verdi e non alla Cdu. Perché? Perché uno dei pregiudizi che i democristiani tedeschi si portano sulla pelle come un tatuaggio polinesiano riguarda la loro affezione agli interessi dei grossi capitali.
L’uno o l’altro impaurito elettore avrà pensato: potrò fidarmi di una centrale atomica ritenuta sicura da un ente gestore che sovvenziona la Cdu? Giudizio non certo migliore per i liberali di cui si pensa che con il capitale più sfrenato vadano a braccetto giorno e notte. E lì deve essere scattato il famoso voto “emotivo”. Emotivo, sì, e a quanto pare l’emotività degli elettori mette non poca paura ai partiti di governo. E così mentre in Italia si discute ancora sul colore delle schede del referendum sul nucleare, il governo tedesco finisce un piano di chiusura delle centrali senza sì e senza ma. Il tutto, però, non senza critiche. E che critiche.
Ne piovono da tutte le parti. La Spd, giustamente, rivendica a viva voce il diritto di paternità sulla norma. I Verdi, a loro volta, vedono tra le righe della decisione del governo federale il pericolo nascosto di un ritorno al nucleare in tempi meno “emotivi”. La Cdu stessa è rimasta a bocca aperta. Le critiche allo slalom della Cancelliera sono ormai espresse apertamente.
E non parliamo delle aziende per la fornitura dell’energia elettrica. Si accumulano le cartelle sui tavoli degli avvocati di queste società che si vedono defraudate del loro strumento di produzione di una merce venduta sui mercati internazionali alla stregua del petrolio, del caffè e dell’oro. Dovrebbero essere una mezza dozzina le citazioni in tribunale contro il governo federale per risarcimento danni. Le società elettriche devono sentirsi, per il momento, come i coltivatori di cetrioli. Innocenti, senza nessuna responsabilità nei confronti dell’epidemia atomica. Un’epidemia, e lo dicono tutti, causata da uno tsunami.
E allora? Uno tsunami in Germania? Incredibile! Tutta emozione, tutto emotivo! Povera signora Merkel, in fondo lei ha il dovere di calmare gli animi degli spaventatissimi spettatori televisivi di fronte alle immagini delle migliaia di cadaveri giapponesi. Ma, con la mano sul cuore, ci riesce veramente difficile credere a una Cancelliera convertita all’ecologia antiatomica. La signora Merkel, faremo bene a non dimenticarlo, detiene tanto di laurea in fisica.
Lei sa meglio di noi tutti che cos’è l’energia atomica, che cosa sono le scorie radioattive nei secoli dei secoli e sa che cosa succede se per un accidente qualsiasi si squaglia il nocciolo di un reattore. Lo sa, da trent’anni, dai tempi della sua tesi di laurea. E lo sapeva anche tre mesi or sono quando proponeva il revival dell’energia atomica. Quello che la Cancelliera non immaginava, era l’ondata di terrore che ha invaso la Germania dopo la tragedia giapponese e il suo risvolto immediatamente politico, elettorale.
La Cdu già sta vivendo l’agonia dei liberali della Fdp, il partito che ha già compromesso più di una volta l’entrata al governo della Cdu per la sua incapacità di vincolare voti in maniera prevedibile e duratura. Angela Merkel non è ecologista. Angela Merkel è una politica purosangue ed ha capito solo adesso che insistendo con le centrali atomiche avrebbe per sempre trovato chiuse le porte dei Verdi in probabili accordi di governo, sia regionali, sia federali. E questo lo sanno anche i Verdi, consapevoli di non riuscire mai a raggiungere maggioranze vincenti con una Spd al fianco che è a dir poco tubercolotica. Il partito di sinistra “Die Linke” ha, infatti, sfiatato la Spd.
I Verdi, a loro volta, si sono dati un profilo liberale, aprendo le braccia a quell’universo imprenditoriale concentrato sulle tecnologie dell’energia rinnovabile. Pare che siano rimasti in piedi solo in due dopo una rissa che dura da dieci anni: Cdu e Verdi. Ora devono solo decidere se lottare all’ultimo sangue o se stringersi la mano e dividere in due l’alloro del campione. Una fogliolina verde a te, una fogliolina verde a me. Una cosa è certa, la signora Merkel non ripeterà l’errore del Baden Württemberg, dove la Cdu si è impantanata in un progetto di ristrutturazione di una stazione ferroviaria tanto costoso quanto poco ecologico. Ha già perso il treno di Stoccarda la Cancelliera ma ora ha messo la sveglia in anticipo, una sveglia di altissima precisione a batterie atomiche, appunto.